LIA ROSSI
VERSARE CON GARBO
Salire nellempireo con garbo e versare le prime parole "sopra tutto un mistero", fa capire subito che la scrittura di Lia Rossi, in questo libro di versi dal titolo "Versare con garbo", non è unossessiva visione statica della parola, ma una sua nutrizione ipercritica, un lessico del tutto personale, fatto di elegante esattezza e di giusta ricerca. Stabilire ritmi e metrica in anticipo sulla poesia non è certamente unoperazione facile, tra laltro bisogna considerare il foglio bianco come una variegata pietra marmorea, in summa forma: "ma stasera mi faccio una poesia / mi prende alla gola / mi rovescia allindietro... quel senso di colpa... ma era / lui che scriveva... prendere o lasciare...delitto in cattedrale!... noi il poeta e la poesia" e come in questo caso - dentro allo scrigno del progetto - Lia Rossi ha una sua vera idea di poesia, una formidabile sicurezza letteraria: "Ti voglio comporre una lettera. Un / diamante che proietta scrittura:...".
In sessanta pagine - con una foto in fondo al libro che ritrae la scrittrice in un dolce e sensuale sguardo - la Rossi compone, con vera possessione interiore, una sua analisi poetica, che la colloca "tra due estremi: da un lato, la ricerca condotta sullambiguità del significato che fa emergere il senso in una densità metaforica eccessiva, quasi in una "sovrabbondanza di contenuti"; dallaltro lato una ricerca del "segreto della parola" che, per un vero disvelamento (aletheia), deve diventare ricerca del senso della poesia e della scrittura creativa."
La necessità di lasciare agli altri parole di sola ed effimera informazione - nate da mezzi di comunicazione di massa - e destinate per lo più allo stato comunicativo pubblicitario, rapido e semplice, spinge il poeta ad accogliere, invece, parole che modificano, anche se in parte, quel rapporto tra poesia e frottole comunicative, riconfermando, ancora una volta, quella "necessità poetica" di difendersi ad ogni costo dallimpoetico universo in cui siamo immersi (G.DElia), avvicinandosi magari a quella che io chiamo "prima linea di combattimento" e che tenta di ri-articolare la "guerra" (culturale in atto).
E leggendo questa raccolta, e vivendola con giusta espressione, si segue questa necessità convinti di "partecipare" in prima persona:"Minnamoro mia parola... minnamoro senza garbo... senza termini... sei tu... mia parola" e allascolto sei così "... Bella - che - ... ti verso lacrime di verso."
L intreccio esistenziale fra essere donna e essere poeta nasconde una reazione istintiva? - ecco come risponde Dacia Maraini: "una donna che scrive poesie e sa di essere donna (...)la sua voce sarà forse dura..."; in questa risposta cè, forse, tutto il segreto della parola e il segreto di donna; se poi uniamo il rigore allemozione eccoci svelati i segreti della Rossi: "Mi fa eco Loreley / negli Alcools dApollinaire / liquida elegante / respingerla è impossibile/ nella rima muore / la rima è Lei / è bella la tua fine / mi fa così male il cuore."
Lautrice, nota nel campo letterario, avendo partecipato a rassegne internazionali di poesia visuale e fonetica, oltre ad avere pubblicato su varie riviste, quali "Tam Tam", "Steve", "Squero", antologia Geiger, ecc. traccia, come nel percorso di un viaggio - dove ci lasciamo trasportare da un mezzo di cui ignoriamo le coordinate -, una formidabile passione dogmatica per il verso, un progetto netto e preciso dellimmagine e della visione; che la poesia poi affiori sistematicamente, anche se a volte con troppo rigore, ma non per questo logorata, fa capire che lautrice si trascina questa "libertà di versare con garbo" in tutti i suoi momenti della vita.
Liriche come ipotesi damore verso laltro (mondo); un altro che può essere tutto o vuoto circostanziato, un vissuto, un passato di echi, di oggetti, linee "quelle curve brunite / sono ormai le tue idee..." emozioni che traducono e svelano parole "La parola che ha il colore del sangue vivo / è Lei / nostalgica ripresa dallerba / in chiusura dolly".
Interessante è stata la scoperta finale di queste liriche: "in fatto di conoscenza tu mi potresti precorrere" lasciando al lettore, e a quel mondo di cui parlavo prima, uneredità pesante, uneredità di donna, di chi si riappropria - da quel "sipario" - il canto dellIo reso onirico ormai, trascinando lanima in quelle stesse parole che pronunciamo spesso, ma che ora vivono con fervido zelo e magari le confessiamo solo in determinati momenti, assumendo sempre più un punto preciso verso lassoluto, verso "la rosa doro".
La parola, il linguaggio, la ricerca poetica contemporanea di Lia Rossi e la sua energica forza lirica , acquistano un delineamento - un fare - così puntuale al verso che è facile richiamarla ad Autori fondamentali per la poesia italiana contemporanea quali Corrado Costa, Giulia Niccolai e Vito Riviello; in questa prospettiva contemporanea di ricerca, la scrittrice si muove cercando "nellessenzialità e nellironia, nel metalinguaggio e nello straniamento, gli strumenti per una radicale interrogazione del cuore dellimmaginario linguistico contemporaneo" e lasciando intravedere da una parte, il suo ordine verso linterno (forme e studi letterari classici, importanti strumenti di approvvigionamento poetico), dallaltra lordine sconfinante: quello che vuole le parole non solo come voce, ma anche come "disegno di voce".
E a tal proposito credo siano importanti, per finire, alcune personali considerazioni al riguardo.
Alle parole a volte si sostituiscono dei movimenti, dei suoni, dei disegni non circoscritti, favorendo, in tal modo, il linguaggio corporeo e, con esso, anche quello fonetico, unificando gesti e movenze. A tal proposito penso ad una particolare forma poetica che unisce la parola con il corpo: la Danza. Con essa cerco spiragli concreti di arte, impura forse, ma mi incoraggia nel sostenere un risultato probabilmente utopistico. Ed è dal grande personaggio femminile di Pina Bausch che origina la mia posizione: la sua danza di Ifigenia. La poeticità di quel ballo, la sua ragione esistenziale mi riconducono alla poesia come operazione metafisica della vita, e quando avremo imparato lesatta nostra posizione dentro a questo "teatro": (noi, dobbiamo solo cercarla e comprenderla - la poesia) "saranno i fili, che ci legano ad essa, che ci faranno danzare (poeticamente)".
Giuseppe Ombrini
ABBIAMO BISOGNO DI UN TITOLO
sopra tutto un mistero
un sottile thriller adesso
non so cosa fosse
quel senso ma era
lui che scriveva
lomicidio che passione
morivo dalla voglia
di dire
il colpo di scena
ma stasera mi faccio una poesia
mi prende alla gola
mi rovescia allindietro
allenta a poco a poco la presa
non so cosa sia
quel senso di colpa... ma era
lui che scriveva
ma stasera mi faccio una poesia
ma è bello così
questo delitto in rima
prendere o lasciare...
...................................
delitto in cattedrale!
Abbiamo bisogno di un thriller
sopra tutto un titolo che sia
un senso sottile per
noi il poeta e la poesia.
Lettera di versi
ovvero versare con garbo
"Bella ti verso lacrime di verso
Ti facevo la corte
Hai perso la parte di chi parte
Termini sono i tuoi fianchi
Greta senza garbo
Minnamoro mia parola"
"Mia parola ti verso bella
Termini la parte di chi parte
Ti facevo bruna
La corte sei tu sono i tuoi fianchi
Lacrime hai perso
Minnamoro senza garbo
Greta di Verso"
"Bella la corte di chi parte
Minnamoro senza termini
Ti facevo mia bruna
Ti verso la parte di lacrime
Sono i tuoi fianchi parola
Hai perso verso
Sei tu Greta Garbo"
"Bella la parte di lacrime
Minnamoro sei tu
Hai perso la corte di chi parte
Ti verso termini senza verso
Ti facevo i tuoi fianchi
Mia parola bruna
Sono Greta Garbo"
"Minnamoro mia parola
Bruna sei tu
Greta senza garbo
Termini sono i tuoi fianchi
Hai perso la parte di chi parte
Ti facevo la corte
Bella ti verso lacrime di verso"
Lettera a Lei
La rima è Lei
Mi fa eco Loreley
negli Alcools dApollinaire
liquida elegante
respingerla è impossibile
nella rima muore
la rima e Lei
è bella la tua fine
mi fa così male il cuore.
E riama Lei
E' l'assassino che parla
Je t'aime je t'aime
un'altra lingua
dans un autre coeur
ti prego la scrittura
je t'écris je t'écris
amante mio
d'un autre amour
poeta sanguinario
tu te souviens de Paris?
Finale
*
Quella bocca e quelle curve brunite
sono ormai le tue idee.
É la voglia di un poeta
e dellaltro.
La riprendo sullerba
come anni anni fa.
*
La parola che ha il colore del sangue vivo
è Lei
nostalgica ripresa dallerba
in chiusura dolly.
Lettera
a un poeta
A annie,
ad Annie apparirà un annientarsi:
questa e minuscola
davvero, badare
agli anni, antichi
davvero, e ai tradimenti: nina, quante annie
hai, non cè più niente da dire
davvero, da vero
poeta, dal vero
poi ti ho visto e ho visto Ancora
anni e poco dopo linizio stavolta.
è anni dopo
che si staccano vocali
e si specchiano copie e coppie
(fra parentesi, di' Annie che pensi di Nina?
e Anni: mannoia)
Allora il poeta dal vero, tu
sattacca alle maiuscole
e dillo che lAmi lannie
lAnnie, ma lami davvero?
lAnnuncio se vuoi
i Gabrieli mi piacciono sempre
ad ogni anno è un singolare
trovarsi daureole
ma non lhanno laureola forse (e lannie?)
Tho visto da vero ma lannie no
ma cera?
cera Anche, cera due volte ancora ancora
e racconti col fare di due favole
o duna favola doppia
non vorrei conoscere nina,
non saprei dove mettere e
e potrei allora disfarla
finalmente annientarla,
ma facciamo che si parli,
ci si è appena conosciuti,
è un piacere
non chiamarsi annie
Allora se conquisti la nina
l'avventura (è un romanzo, eppure l'ha
detto il poeta, non dal vero dal titolo)
si vela: la s di svela
la conosciamo noi soltanto
e allora poi chissà se hai pensato
dal vero e no di
conquistare l'annina:
con le parole ci sai fare
E un giorno chiederò:
che diresti poeta se si permutasse
il tuo nome, e risponderai allora:
scandiamolo soltanto.
Giu. Senza accento, come giullare fermati e odi.
Così mi ci vedo,
no, non è possibile che giochi
già ci sai fare coi nomi
ma non scordiamoci l'anni
versario di Annie,
ha finito per piacere anche a me
e allora diciamo fra noi
che non è tutto
oro quel che riluce
c'è sempre quell'oh!
che resta e fa far scintille
anche ai petali,
pensiamoci: ne è un romanzo,
e beviamoci sopra come scrivo
io una coppa di rose.
LIA ROSSI
"VERSARE CON GARBO"
Edizioni Tracce, Pescara, 1992