OMBRE

BALLI DIVINA

NAUSEA

RADE LONTANE

STANNO LI'

QUESTA VITA NUOVA

BEATA ILLUSIONE

 



OMBRE
 
Luci.
Luci ovunque.
Ed ombre
che si levano
che si allungano
senza Ragione.
S’innalzano in alti picchi
sprofondano nelle tenebre
nelle fantasie degli abissi
non dànno
requie.
E imperano le voci
che da sussurri
si son fatte grida.
L’ignoto avanza.
Le figure divengon nebbia,
e le antiche forme
si dileguano
nelle fauci oscure
di una notte senza fine.
Io ascolto,
in silenzio,
e mi concentro.
Ma non odo nulla,
poiché nulla è rimasto.
Neppure il continuo refluire
del sangue nelle vene.
E cosa aspetto,
qui da solo,
in questo vortice di ombre,
cosa vogliono, mi chiedo?
Qualcosa sento all’improvviso,
e non capisco.
Eppur mi muovo, trepidante,
verso una piccola luce apparsa
all’orizzonte.
Un alito di vento mi scuote il petto,
e già respiro.
Io non voglio uscire!
dico agli occhi che mi assillano,
alle braccia che mi afferrano,
alle maschere che si muovono.
La luce è troppo forte.
Mi acceca.
Ed ecco che...
sono fuori!
Non vedo, ma le mie piccole membra
si agitano
convulsamente.
Qualcosa mi prende e mi solleva,
e mi porta nel mondo.
Ma passeranno le nuove stagioni,
io mi dico;
passeranno i dolori,
e passeranno i rimpianti;
passeranno gli amori,
e passerà anche la luce.
E allora sì,
finalmente,
rivedrò l’ombra,
che dall’alto della sua
saggezza eterna
mi riprenderà con sè.

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BALLI DIVINA
 
Balli divina, seguendo le onde del corpo tuo scarno,
ritmi lontani, insicuri, sereni;
pavidi occhi che limpidi scendono
in vaghi sorrisi nascosti di gioia.
Balli tra veli di grazia trapunti. Ti muove una speme:
dal cuore ferito da lama imperiosa,
di sguardi affamata ricambi l’invito.
Ma un inganno mendace confonde il presente.
Balli e sollevi le dita soffuse, nell’aria tremanti.
sinceri momenti, eterni e perduti,
pensieri rapiti e mai coltivati.
Ti coglie, sorpresa, l’amore assopito.
Balli, Scorpione, veleno d’inverno di ghiaccio vestito.
Distendi le membra scolpite nei suoni
di mille parole lontane, pesanti.
E ascolti le voci immote e profonde.
Balli di luce in un bagno di sogni. Sospinta dal vento
di nuova emozione, solenne, solare,
vagheggi il disìo, e non sai come averlo:
mai verrà il tuo tempo di dare?
Balli, sorgente di manna foriera. Astro splendente,
spegni tu il canto di un’isola lieta.
Fenìce infelice, risorta dal nulla,
non t’accorgi che balli sola in un limbo?

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NAUSEA
 
Nel dolce balenìo
di caldi raggi solari,
odo le lievi voci
dei retrivi passerotti di città,
e ricordo il suo nome,
scolpito a vivide lettere
nei meandri reconditi
della mia anima
passata.
La memoria e l’avvenire mi sconcertano,
e mi si presta allo sguardo
una inquieta visione
di ciò che fu
e che più non voglio che sia.
Mollemente
il mio spirto si atteggia ad anfitrione
dei più languidi e vacui
sensi di un’estate furente,
e non provo che
amarezza, e soddisfazione;
gioia, e disapprovazione.
Il giovanile errore
e i presenti
ruvidi
disegni
sulla tavola della vita reale
si sovrappongono senza requie:
un volto,
due grandi occhi scuri
che offuscano
un’immagine
da tempo anelata e adorata;
un viso
di grazia e dolcezza,
profondo
nei lucidi sguardi
di una debole
ma forte
e viva
creatura.
Potrà mai perdonarmi,
condurmi al ritrovato senso
di un’esistenza piena
e ricomposta sugli altari del giusto affetto?
Amore, fa’ che senta
la sua vibrante voce
il suo gracile corpo
vicino al mio...
Ahimè, è troppo tardi oramai,
e mi trovo
a divincolarmi
tra realtà e sogno e fantasia,
grave rete degli anni.
Quante volte i biechi affanni opprimono
il sapore della stagione,
e mi ritrovo
solo,
unica roccia
nell’alma foresta
della rigogliosa terra!
E gli aspri discorsi,
e l’incertezza
e l’ansia dell’animo...
Causa prima non fu più nefasta.
Ma ormai è giunta,
pareva immota,
l’ora.
Gli stessi carmi,
come rostri insanguinati,
infrangono la mia carne
putrefatta dalla
nausea.

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RADE LONTANE
 
Sogni irrequieto di rade lontane,
di porti sereni e brezze leggere,
di calide sere vergate d’amore,
di giovani ombre dipinte di sole.
Sogni irrequieto di rupi scoscese,
di verdi distese, trapunte di vita,
di rare virtù sguscianti dal fango,
di orbe passioni svelate nel sonno.
Sogni irrequieto di alme foreste,
di sensi destati da sguardi fugaci,
di coste solenni bagnate di sale.
Gli occhi socchiusi da un senso di pace,
corrivo al bisogno di un tenero vespro,
di rade lontane è il tuo sogno irrequieto.

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STANNO LI'
 
Se ne stanno lì,
senza un pensiero finito,
a contemplare
silenti
le voraci distese
del fiume profondo.
Mentre, indolente,
si spegne la sera,
è breve il dipanarsi
dei raggi di luce
che scivolano nudi
sulle onde di sabbia.
Ma quale gioco
si sta impossessando
di loro?
Quale futile gioco?
Lanciano le pietre,
formando strisce di vuoto
sull’acqua increspata.
E ascoltano le onde.
Ascoltano i loro cuori,
che non mentono.
Mai.
Un battello si fa largo
in lontananza,
dipinto
tra le rigogliose rive
di un’estate piovosa.
I suoi fari sono ancora flebili,
e già squarciano il velo
dei loro occhi incantati.
Un lume, forse una speme...
Ma scesa la notte,
provano il vuoto
dei sensi sopiti,
e si vedono soli,
nell'opaco specchio
delle loro anime nere.

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QUESTA VITA NUOVA


Aspersi così questa vita nuova,
quando ogni cosa sapeva di morte.
Cercavo riparo negli occhi tuoi tristi,
nelle tue mani bagnate di sole;
ma dell'amore tuo grande,
che rendeva infelice,
non sapevo godere.
Io, nascosto nell'ombra, e solo,
a contemplare il mio mondo,
uno schermo dipinto.
Dove sei stato, perché non sorridi?
Perché mai ti accontenti?
Perché non decidi?
Perché!
Ma fermati un istante...
Cogli il più flebile dei sospiri,
e ascolta il tuo cuore:
la senti ardere, adesso,
la fiamma della vita,
e le senti ancora le grida disperate
dell'indolente fanciullo
che nell'ignavia cercava riparo?
Che farai, quindi?
E dimmi, chi sarai,
ora che hai trovato una risposta?

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BEATA ILLUSIONE


A colui che s'inganna anzitempo,
che illude il proprio entusiasmo,
che vive solo, cogli occhi riversi,
la beata sventura fa un magico dono.
Sorge lieto dal ventre materno,
e cresce impetuoso
negli usati affanni
degli sguardi ostili;
poi pazienta, e rende il conto
di ogni istante che ti ruba.
Ier solo mi amavi:
oggi, non resta che
uno sperduto ricordo
nel mare ansioso della
tua novella passione;
Perché quindi ingannarsi ancora?
Per i suoi occhi scuri,
e per la malizia del suo radioso sorriso?
Per i serici capelli neri
che le proteggono il viso,
per la forza ingenua
dei suoi pensieri puri?
M'inganno ancora, dunque,
sapendo che quegli occhi,
quel sorriso, quei capelli
sono quelli di un'altra?
E forse non m'illudo sapendo
che anche questa vita
che pensoso dipingo
non è altro che un tiepido sogno
che ad un altro appartiene?

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