Logo Tutore di Naviga: SPEZZATA LOSSODROMICA
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Vediamo quando e come sia possibile navigare per ortodromia. Una valutazione fondamentale riguarda il risparmio di cammino, ovvero la differenza tra ml ed mo. Questa varia da poche miglia a 5-600 e più. In base alla velocità della nave, quindi, si possono recuperare oltre 2 giorni di navigazione.

Seguire l'ortodromia comporta però degli svantaggi:

Supposto che A e B si trovino all'incirca alla stessa latitudine, è facile che il vertice sia compreso nel percorso, cioè sia interno. Questo significa che seguendo l'ortodromia, si naviga per un certo tratto, a volte lungo, ad una latitudine maggiore che nel percorso lossodromico, con l'eventualità di perdere il tempo guadagnato causa le condizioni meteorologiche che a latitudini elevate sono sicuramente peggiori, soprattutto d'inverno in latitudine Nord e d'estate, a Sud.

Altro fattore da considerare è lo sciogliersi dei ghiacci, con conseguente formazione di iceberg, che scendono dai poli verso l'equatore.


Visto questo, cerchiamo di capire come seguire l'ortodromia, senza rinunciare alla bussola e, quindi, alla lossodromia. Non è difficile, anzi: dobbiamo solo calcolare dei punti intermedi posti sulla ortodromia e navigare da A al primo di questi per lossodromia; poi andiamo da un punto all'altro, sempre per lossodromia; infine navighiamo dall'ultimo dei punti sino a B.
Appare chiaro come quanto maggiore è il numero di punti, quanto più da vicino seguiamo l'ortodromia. È anche verificato come oltre un certo numero, spezzettare ulteriormente il percorso non produce un ulteriore risparmio di cammino.

Metodi per il calcolo dei punti:
Coordinate del vertice

Quando il vertice è interno al percorso, si approfitta della simmetria dei punti rispetto al vertice ponendoli su meridiani equidistanti dal vertice.
Per esempio, con questi elementi:
 A = Lat 30°N; Lon  40°E
 B = Lat 35°N; Lon 160°E
V1 = Lat 51°59'.5N; Lon  103°10'.7E
e scegliendo per i punti i meridiani distanti 30° dal vertice, verso Est e verso Ovest, otteniamo queste coordinate dei punti:
P1 = Lat 32°36'.6N; Lon  43°10'.7E
P2 = Lat 47°56'.1N; Lon  73°10'.7E
P3 = Lat 47°56'.1N; Lon 133°10'.7E
Precisato che P1 è il punto più vicino ad A, va notato come i punti P2 e P3 abbiano la stessa latitudine e che le longitudini degli stessi corrispondono alla longitudine del vertice sommando o sottraendo 30 gradi. Il punto P1 dista dal vertice 60 gradi.
Il metodo appena descritto si chiama delle coordinate del vertice, proprio perchè usa queste per i calcoli.

Parallelo limite
Se teniamo presente quanto detto per ciò che riguarda la valutazione del metodo in funzione della situazione meteo, vediamo come, quando il vertice è interno, una alternativa ai due metodi descritti, valuta un limite alla latitudine massima da raggiungere.
Si traccia un parallelo limite, tra partenza e arrivo ed il vertice, che divide così l'ortodromia in due tratti. Questi non vanno però usati non essendo la via più breve. Si considerano, invece, due ortodromie tangenti il parallelo limite e passanti una per A e l'altra per B. Su ciascuna ortodromia tangente vengono calcolati i punti da usare nella spezzata lossodromica. Le due ortodromie, essendo ambedue tangenti il parallelo limite avranno ognuna un vertice su di esso. Ora è necessario determinare le longitudini di questi due vertici e, con una tecnica simile a quella delle coordinate del vertice calcolare in seguito le coordinate dei punti della spezzata lossodromica.
La navigazione mista, cioè del parallelo limite, viene usata solo quando il vertice è interno al percorso.

Equazione del circolo massimo
Un altro metodo, meno usato anche se simile a quello delle Coordinate del vertice, che viene detto equazione del circolo massimo, usa uno dei nodi per determinare le longitudini dei punti, che nel caso il percorso passi per l'equatore, ricaverà latitudini dei punti opposte (simmetriche).

Metodo pratico
Un metodo per seguire l'ortodromia presuppone che si navighi per un certo tempo, ovvero per un certo cammino lossodromico, fino al successivo punto; il metodo, detto metodo pratico per la sua intrinseca comodità, usa la Ri di A e quella calcolata con tutti i punti successivi l'ortodromia che unisce i punti a B, uguagliandola alla Rv.
In altre parole, si parte da A con Rv uguale a Ri per un certo intervallo di tempo fino a P1; si calcola quindi l'ortodromia da P1 a B e si naviga con Rv uguale alla Ri fino a P2; si ricalcola dunque la successiva ortodromia da P2 a B e si naviga con nuova Rv uguale alla Ri per lo stesso intervallo di tempo... eccetera, eccetera.
Questo metodo risulta conveniente per A e B a latitudini opposte, anche se, in questo caso il risparmio non è gran che, ed ha lo svantaggio già descritto di raggiungere, comunque, latitudini più elevate della lossodromia, considerato che i tratti lossodromici sono tangenti le ortodromie tra i punti e B.
Nel metodo pratico, il cambio di rotta fatto usando Dt o Dm regolari determina in un secondo tempo il numero di punti e la differenza di longitudine tra i punti.