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E’ la strada statale numero
9 che si chiama via Emilia. La vera primitiva via Emilia antica partiva
da Rimini (Ariminum)e arrivava fino a Piacenza (Placentia). Essa era stata
voluta e diretta dal console romano Marco Emilio Lepido nell’anno 187 avanti
Cristo. Nello stesso secolo secondo avanti Cristo fu meglio tracciato il
tratto da Piacenza a Milano, il quale per un suo segmento attraversava
Melegnano e si chiamava semplicemente strada romana. Nei primi secoli dell'impero,
la Via Emilia fu avanzata con due tronchi, uno che andava ad Aosta l'altro
che andava ad Aquileia. La Via Emilia, oggi, da Rimini a Milano è
lunga 331 chilometri ed attraversa importanti citta dell'Emilia Romagna:
Cesena, Forlì, Imola, Bologna, Modena, Reggio, Parma, Piacenza,
ed entra nella provincia di Milano attraversando Lodi e Melegnano. Dalla
sua fondazione fino al 1929 la strada romana attraversava Melegnano ed
il suo centro storico, essa ha tutta una sua storia che va dai restauri
ai pagamenti dei vari pedaggi che solitamente si pagavano al ponte sul
Lambro per ottenere il diritto di passaggio per le persone, per il bestiame
e per le merci: possiamo anche dire che il destino economico di Melegnano
era legato alla presenza della strada romana. Nel 1929, il primo luglio,
fu inaugurato il nuovo tratto che dal cimitero arriva all’incrocio per
Binasco - Pavia e per Milano, lasciando fuori il centro di Melegnano, e
tale tratto nuovo si chiamò allora popolarmente Circonvallazione,
con un nuovo ponte sul fiume Lambro in zona Carmine. Parte
del traffico passò fuori del paese: il nuovo tronco della circonvallazione
si chiamò Via Emilia. In tal modo il Comune di Melegnano perdeva
il diritto di percepire dall'Azienda Autonoma Statale Strade l'indennità
di attraversamento. Il significato e le conseguenze della deviazione periferica
della Via Emilia furono immediatamente rilevanti: il traffico pesante,
dovuto ad un maggior sviluppo dei veicoli a motore con la progressiva rapida
eliminazione del cavallo, correva più veloce; l'interno del paese
ebbe un notevole alleggerimento. Ma più notevole fu la valorizzazione
dei terreni e delle zone che stavano ai lati della Via Emilia. Nel 1930
fu costruita un'autorimessa e locali di abitazione sull'angolo con la Via
Montorfano di Carlo Prinelli. Nello stesso anno furono costruite le Case
Popolari dal lato opposto. Successivamente la zona si rese interessante
sia per la via industriale sia per abitazioni private. E nacquero
negozi di vendita e di ristoro e botteghe artigiane.
Da "Ottocento Melegnanese" di G. Gerosa Brichetto
EL STRADON DE MEREGNAN
Viene chiamata "Via Emilia", e non si sa con precisione
da quando, ma impropriamente, perchè tale era la denominazione di
una delle grandi vie consolari romani, con un itinerario diversamente ben
definito; la nostra, scrive il Passerini, "evidentemente di primaria importanza,
perché allacciava Milano con Piacenza e con la via Emilia, e costituiva
la comunicazione con Roma, sappiamo che nel medioevo era detta Romea".
Qui ci riportiamo nei tempi antichi, ed ai relativi documenti che ci tramandano
una lista delle grandi vie dell'impero, coi nomi delle stazioni e le distanze
in miglia: itinerari storicamente famosi, per i quali la via da Mediolanum
a Laus Pompeia, confortata da sicure tracce rimaste sul terreno, e' rimasta
nel ricordo con le modifiche subite; Melegnano vi campeggia per la sua
incidenza con la mutatio ad nonum, il nono miglio da Milano, anche se non
bene identificato. Continua il Passerini: "Certo l'antica strada non poteva
continuare in linea retta (come non lo fa neppure l'attuale) il corso di
porta Romana in Milano, sebbene il tracciato di questa sia antico: infatti
la sua continuazione in linea retta porterebbe assai ad oriente di Lodi
Vecchio. La strada fuori di porta Romana piegava dunque verso Melegnano,
ma può darsi che ad essa non corrispondesse con precisione l'attuale
strada per Rogoredo, San Martino, San Donato Milanese, etc; si può
sospettare che essa sia alquanto più ad est dell'antica, forse per
effetto della costruzione del Redefossi. Infatti, se la chiesa di San Martino
porta nel sec. XIII° il titolo di in strada, che è indubbio
ricordo di una strada romana, altri due più evidenti resti della
nostra via sono nei toponimi di Sesto Gallo e Occhiò, due cascine,
la prima a nord-ovest di San Giuliano, la seconda a sud-est di Viboldone,
che nel nome ricordano rispettivamente il sesto e l'ottavo miglio da Milano".
Sta il fatto comunque, che ben lontano il nome di via romea, in epoca relativamente
più vicina a noi, la nostra è segnata sulle carte come "Strada
postale per Lodi", e le stampe ottocentesche ci mostrano il suo imbocco
dall'ampio piazzale. Il fortino delle mura gonzaghesche lo domina sull'alto
bastione; la diligenza per Melegnano, trainata dalle sue due pariglie di
cavalli lanciati in corsa, sfreccia davanti agli altri veicoli in sosta,
che le lasciano il passo in attesa di infilarsi pur essi per la vorticosa
via. Essa apparve ben presto importante ed imponente al barone De Bazancourt,
il cronista della spedizione francese in Italia del 1859, che così
la descrive, con accento quasi romantico: "Si sorte da Milano per la porta
Romana. Le prime case che si vedono sono quelle di San Martino. La strada,
spaziosa e bella, è da ambo i lati fiancheggiata da canali. Quello
di destra è più ampio e più profondo...": come dire
il Redefossi, che più avanti, con la roggia Spazzòla sulla
sinistra, accompagna el stradon de Meregnan "fra praterie, siepaie, boschi
ed alberi fronzuti" fino alle porte del borgo, sinonimo di tanta storia
di Milano e d'Italia. |
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