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La Chiesa di San Rocco 
approfondimento

Nell'antico Borgo delle fornaci, oltre la vecchia Porta di Sant'Angelo, sulla più recente piazza IV Novembre, all'angolo con la via Zuavi, sorge la chiesetta di San Rocco. Tutta la zona fu chiamata, in tempi a noi più vicini, Rione di San Rocco. Fino al 1934 vi era anche la messa festiva. La chiesetta di San Rocco fu costruita verso la metà del 1500 sull'area dove stava eretta una parete con l’immagine di San Rocco, come ricordo che San Rocco era passato per quel luogo nel 1300.
Originariamente aveva un portico sulla parete di entrata, con affreschi rappresentanti sant'Ambrogio, San Giovanni, San Rocco, San Sebastiano e la Madonna.
La facciata è in stile tardo barocco con tendenze al rococò, e probabilmente ha subito alcuni rimaneggiamenti. Essa è fiancheggiata e chiusa da due pilastri laterali che si innalzano e che terminano con capitelli in stile corinzio, sui quali si posa un pannello decorativo a rilievo con motivi vegetali che sostengono le volute o ritorte sormontate a loro volta da vasi con fiaccola.  Al centro, la parte terminale, si raccoglie in linee curve che raggiungono due conchiglie sovrapposte e contrarie e che formano il basamento della croce cuspidale. Nel centro della facciata, entro ricca cornice ovale, sta raffigurata, in mosaico, l'immagine di San Rocco. Dietro la chiesa, in un cortiletto, sono visibili i segni architettonici della casa del custode e del cappellano ufficiante: un cortiletto quasi sconosciuto alla maggior parte dei Melegnanesi. La struttura della chiesetta risente dell'umidità del suolo e già con il prevosto Arturo Giovenzana si era tentato, con metodi empirici, di arrestare tale rovinosità e di rendere i muri più sani ed asciutti. L'interno ha una sola navata, con la volta terminale a botte. Sul lato destro vi è la cappella dedicata al Crocifisso. Sul lato sinistro vi è la cappella dedicata alla Madonna delle Grazie. Il coro ha i suoi scanni che risalgono al 1779. Gli stucchi decorativi modificano lo spazio con preziosismo artistico ed hanno la funzione di ingentilire l'area liscia muraria, creando la suggestione di ambiente spiritualmente aggraziato. I lavori di decorazione su toni pittorici tenui e delicati avvenuti recentemente per opera di un vero artista nel suo campo specifico, il melegnanese Adeo Orlandi, hanno ridato all’interno della chiesetta un volto distinto di mistica nobiltà. La chiesetta, a lungo trascurata durante l’amministrazione pastorale del precedente prevosto don Giovenzana, oggi è molto usata e riportata nella sua disponibilità per quelle funzioni che si sovrappongono con l'orario della chiesa di San Giovanni. Quasi si potrebbe dire che la Chiesetta di San Rocco è una piccola preziosa chiesa di pronta supplenza, una supplenza assai gradita perchè la gente ci va molto volentieri. La sua posizione urbanistica, tra una scuola media superiore, una stazione ferroviaria, un rinomato ristorante, un mercato bisettimanale, sta a ricordare con discreto ma continuo invito che la dimensione umana dell'esistenza deve avere anche la componente riservata allo spirito. Il campanile fu costruito nel l670, abbattuto nel 1749 e ricostruito ancora dopo la furia bellica. Quello attuale è del 1841, la cui prima pietra fu posta al primo di giugno, e fu inaugurato il 25 settembre insieme con altri restauri,con il pavimento nuovo ed il concerto di 4 campane. Nel 1902 il pittore melegnanese Romeo Rivetta operò un completo restauro decorativo, fino ad arrivare ai nostri giorni con la nuova pregevole decorazione di Adeo Orlandi.  Originariamente era costituita la Compagnia di sant'Ambrogio, fondata nel 1572, più tardi chiamata Compagnia dei santi Rocco e Ambrogio, con finalità spirituali e culturali-religiose, oltre a tenere viva la funzionalità della chiesetta. Per tutto il 1600, il 1700 e parte del 1800 questa Compagnia attivamente si tramandò le tradizioni religiose ed organizzative, che culminavano nella celebrazione della festa fissata per la quarta domenica di agosto.  La bufera napoleonica smorzò l'attività perchè colpì il patrimonio della chiesetta. Ma presto il culto rinacque fino al 1939 quando il prevosto Giovenzana operò un taglio operativo per una maggiore azione dl accentramento in San Giovanni. I membri della Compagnia di San Rocco e Ambrogio (popolarmente si chiamavano gli scolari di San Rocco) andarono in crisi. Parecchi lasciarono la frequenza e la pratica cristiana, alcuni tentarono una forma a ripristino, ma non se ne fece nulla. La tradizione fu decapitata e non sorse più in nessuna altra forma. Del resto i Melegnanesi furono attaccati alla loro chiesetta: Francesco Bolgiani il 5 aprile 1627 nominava erede dei suoi beni la Compagnia dei santi Rocco e Ambrogio; don Bernardo Biancardi, parroco di Cerro al Lambro, il 12 maggio 1678 donava lire 3500; Filippo Remazzotti il 4 ottobre 1669 offriva la somma di lire 4000; Carlo Cavezzali il 5 maggio 1773 destinava due case in borgo San Rocco e lire 6000 per il decoro della chiesa; il melegnanese prevosto don Giovanni Candia, valendosi del suo ascendente presso le autorità governative, poté ricuperare, con decreto del 30 aprile 1788, le sostanze stabili e mobili delle soppresse Congregazioni, tra cui quella di San Rocco. Inoltre salvò dalla requisizione la casa del sagrestano Giovanni Volpi, quella Casa che fu abitata per tanti an ni dal sagrestano e custode Angelo Zuccotti, vivente, zelante e fedele fino allo scrupolo nel servizio quotidiano per tanto tempo. Per tutto il 1800 due famiglie melegnanesi, i Lapis ed i Frassi, ebbero successivamente il patronato sulla chiesetta di San Rocco. Queste due famiglie arricchirono la chiesetta con arredi d'argento e con pregevoli paramenti e pagavano il sacerdote per la messa festiva. Assicuravano lo svolgimento della Dottrina cristiana per uomini: un’istituzione fondata nel 1583. Nel l859, dopo la battaglia dell'8 giugno, la chiesetta accolse i feriti militari e nel 1866 fu anche usata come ospedale per i colpiti dal colera. Era ovvio che, dopo tali usi, necessitava una completa pulizia di tutto. Del resto a Melegnano gli edifici religiosi (chiese ed oratori) sono profondamente inseriti nella storia locale proprio nei momenti del dolore e della catena fraterna di aiuti necessari. Ma fu in queste occasioni che i lavori di pulizia e di restauro mutarono alquanto le forme primitive del nostro tempio. Per esempio, la facciata non ha i suoi disegni originali del periodo barocco o rococò (1600 e 1700), ma così com’è venne costruita nel l907. 
Nella chiesetta di San Rocco vi sono due opere d'arte notevoli: il Crocefisso ligneo e la Madonna con Bambino. 
Il Crocefisso ligneo: Cristo crocefisso con perizoma dorato reclina il volto nella morte; la croce dorata è ornata da fregi a nastro e scudetti a rilievo. 
E' un oggetto mobi1e e sta racchiuso, sotto vetro, entro cornice lignea sull'altare dell'unica cappella a destra della parete della chiesa. 
Il Crocefisso misura metri 3,50 di altezza. E' in buono stato di conservazione.  Rappresenta una notevole opera di ignoto intagliatore del 1700 appartenente alla scuola locale di scultori ed intagliatori fiorita in quel secolo e nel precedente, e di cui con efficace nobiltà espressiva mostra i caratteri.
La Madonna con Bambino: la Vergine seduta, in posizione frontale, con veste damascata dorata e ton manto regge sul braccio sinistro il Bambino che essa allatta, e reclina il volto, allargando la mano destra. Ora non si vede più la Madonna che al1atta perché nel 1918 l’affresco subì un infelice ritocco. 
Questo affresco fu qui collocato quando fu costruita la cappella di sinistra della parete della chiesa, il 1709; ed è probabilmente un affresco tolto da un’altra parte della chiesa, forse quello citato nella Visita pastorale di San Carlo del 1579 in forma generica, ma più specifica poi nella Visita pastorale del 1597: "In fronte ecclesiae extat vestibulum duabus columnis suffultum et fornice tectum cum imaginibus Sanctissimae Virginis, Sancti Ambrosi, Sancti Johannis, Sancti Rochi, Sancti Sebastiani" cioè: Sulla parete centrale della chiesa sta eretto un portico sostenuto da due colonne e coperto da una volta, con le immagini della Santissima Vergine, di sant'Ambrogio, di San Giovanni, di San Rocco, di San Sebastiano. L'affresco segnala caratteri della, scuola di Bernardino Luini milanese (1480/90 - 1531 circa) e del pittore Ambrogio da Fossano detto il Bergognone (notizie 1481 - 1522). Il Luini dipinse la Madonna e Santi nella Cascina del Soccorso a Ubaldo in provincia di Varese: questa madonna è tra quattro Santi, e i due che sono ai suoi fianchi, accanto, sono San Rocco e San Sebastiano. E' una somiglianza molto interessante, ma tuttavia da prendersi con prudenza perché tali santi erano popolari tra le genti della Lombardia, e come tali molto riprodotti dai pittori. Ad una meditazione attenta l'affresco' si presenta In mediocre stato di conservazione. Per esempio, la Vergine con la mano è lì che indica una o due figure di donatori che sono quasi scomparsi. Ottima è la fattura della mano destra, che é un elemento sicuramente originale e non ritoccato. La chiesa di San Rocco oggi restringe la sua voce al solò richiamo religioso nell'interno delle sue mura. Ma non ci deve sfuggire la sua importanza che ebbe nei tempi passati, e soprattutto nel formare la "tradizione" melegnanese. Tre elementi umani concorsero a creare ed a mantenere per lunghe generazioni l’innesto tra espressione religiosa e vita sociale quotidiana:
La Compagnia dei Santi Rocco e Biagio, che si trasformò poi in Compagnia del Coro per il Suffragio dei defunti. Nel 1899 essa contava 424 iscritti. Era la più numerosa di tutte le altre congregazioni consimili, e poteva accogliere uomini e donne. La quota annua (lire 1,20 ne1 1899) serviva per il suffragio dei defunti e per la manutenzione ordinaria della chiesa. In occasione dei lavori straordinari si apriva una sottoscrizione.
La Scuola della Dottrina cristiana, eretta il I° maggio 1583 per soli uomini. Si versava una quota annua (lire 10 nel 1899). I soci (erano 24 nel 1899) provvedevano alle spese della Dottrina cristiana e del sacerdote incaricato per loro; raccoglievano fondi per la festa patronale e curavano lo svolgimento delle altre attività, in modo particolare il culto dell'Addolorata.
La festa patronale che era celebrata la quarta domenica di agosto (che è il tempo delle angurie, e per questo il rione di San Rocco era ed è chiamato “el riòn di rüsca peloi”, cioè il rione di coloro che rosicchiano anche la scorza dell’anguria detta appunto in dialetto peloia). Tale festa patronale era preceduta da una novena con funzione serale. Si celebrava la messa solenne il mattino della domenica e grande processione nel pomeriggio. Il lunedì era
distinto da tante messe e da una continua visita alla chiesa; ma la festa terminava il martedì sera.

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