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Il Nome

informazioni tratte da la STORIA DI MELEGNANO del Prof. Don Cesare Amelli

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Melegnano o Marignano ?
Questo dilemma ha diviso i nostri predecessori, ma a questa domanda non è facile rispondere, proprio perchè nessuno è in grado di dirlo con certezza.
Le teorie più accreditate sono:
L'ipotesi di Giacinto Coldani,
L'ipotesi del miele di Santa Savina,
L'ipotesi di Serafino Zanella,
L'ipotesi di Dante Olivieri,
L'ipotesi del nono miglio,
L'ipotesi dell'origine gallo celtica
L'ipotesi di Giacinto Coldani
Il presupposto da cui parte nel 1700 Giacinto Coldani è che il nome Melegnano derivi dal dio Re Giano o Gnano, primo regnante d'Italia, così come Ninive ha preso il proprio nome dal suo re Nino, Troia da Troo, Gerusalemme da Salem e così via, ma tutti questi ed altri esempi di derivazione del nome di una città dal suo capo primitivo o dal suo fondatore, sono sostenuti da prove storiche fondate su studi archeologici, letterari, epigrafici e filologici.
Saremmo davvero fortunati se potessimo vantare una discendenza da Giano, una divinità avvolta nell'oscurità dei tempi, che si dice sia sbarcato in Italia provenendo da chissa dove e che abbia fondato un villaggio sul monte Gianicolo e che poi i mitografi Romani trasformarono in un Dio Romano figlio di Apollo e di Creusa considerato il protettore di ogni inizio, colui che apre tutte le porte; i Romani indicavano con il termine ianua ogni porta. Il mese di inizio d'anno prende appunto nome da lui ianuarius (gennaio).
Il fatto che si consideri Giano come primo Re d'Italia deve essere inserito nel contesto, cioè nel tempo in cui i pastori del Lazio ( secolo X° a.C.) con Italia intendevano quella piccola zona chiamata Vitulia o terra dei vitelli e in un secondo tempo Itulia e quindi Italia, l'attuale Calabria.
Il fatto che un re calabrese abbia fondato una certa Gnano nella pianura padana, considerando anche le difficoltà di un simile trasferimento, è a dir poco ridicolo.
L'ipotesi del miele di Santa Savina                            inizio pagina
Quest'ipotesi ha origini leggendarie, con alcuni riferimenti storici. L'Imperatore Diocleziano da Nicomedia ed il suo collega Massimiano da Milano intensificarono le persecuzioni dei cristiani. Fra i molti perseguitati vi furono due nobili cavalieri, Nabore e Felice, decapitati entrambi alle porte di Laus Pompeia (Lodivecchio). Una matrona lodigiana, Savina, nata a Lodivecchio nel 260, amica dei due martiri, raccolse i loro corpi e li seppellì di nascosto, continuando ad onorarli per 18 anni. 
A Milano c'era il vescovo Materno, che aveva iniziato a dare una santa sepoltura a diversi martiri. Savina venutane a conoscenza e confermatane da una visione divina, decise di trasportare a Milano i due corpi per rendere pubblica la loro eroica virtù. Per nascondere i due martiri ed impedirne il sacrilegio da parte di dazieri o militi, li mise in una botte e travestitasi da popolana si avviò verso Milano.
Correva l'anno 310 e durante il percorso, all'altezza del nostro paese che si chiamava Gnano (e questo è dato per scontato quindi siamo punto e daccapo), fu fermata da un drappello di soldati e, alla loro domanda di cosa contenesse la botte, rispose che conteneva miele: i soldati ne verificarono il contenuto e, miracolo, dalla botte uscì veramente del biondo miele profumato.
Savina non seppe tacere, di fronte al prodigio, e invitò i militi a verificare di nuovo, a questo punto il vero contenuto apparve agli occhi stupefatti dei dazieri i quali non poterono che convertirsi alla vera fede e scortare Savina verso Milano.
L'ipotesi di Serafino Zanella                                     inizio pagina
Nel 1932 lo studioso Serafino Zanella, condusse uno studio sul nome di Melegnano, arrivando a questi risultati.
Prima che i Romani giungessero nelle nostre zone queste erano abitate dai Celti che chiamavano il loro paese Morinaco da un antico vocabolo mori= palude, pantano,acquitrino. Con l'arrivo dei Romani il nome si mutò in Morinianus o Moriniano quindi Maregnano e da ultimo Melegnano.
Questa ipotesi, paludata da corredo scientifico, deve essere presa con molta cautela. Leggendo tutto lo studio dello Zanella, si nota un dotto tentativo di forzare i termini del problema onde pervenire ad una soluzione passabile, ma non esistono riscontri intermedi, o tracce dei passaggi linguistici che portano a Melegnano; tutto il percorso è inventato per analogia o per somiglianza con losviluppo di altri nomi maggiormente documentabili.
L'ipotesi di Dante Olivieri                                          inizio pagina
Dante Olivieri, studioso delle località della Lombardia, nel 1931 e più tardi nel 1961, sosteneva che Melegnano potesse derivare da un nome romano, Marinianus, questo era il nome di un'importante famiglia romana che aveva come capostipite Marinius.
Non sarebbe la prima volta che una città prenda nome dal suo conquistatore o da qualcuno che l'abbia governata.
In effetti un paese francese, Marignane, alla periferia di Marsiglia, prese il suo nome dal console Marinius all'epoca di Roma imperiale.
L'Olivieri ricorda inoltre che nel tredicesimo secolo esisteva un Hospitale Meregniani ( Ospedale di Melegnano).
Pur trattandosi di un'ipotesi interessante, non esistono prove o scritti che possano confermare la tesi.
L'ipotesi del nono miglio                                           inizio pagina
La prima traccia dell'esistenza del nostro paese risale al 333, quando esiste un'indizio di una stazione di cambio dei cavalli romana sulla strada tra Piacenza e Milano.
Dopo la seconda guerra punica, durante la quale Annibale, generale africano di Cartagine, era entrato in Italia venendo dal nord, i Romani progettarono una vasta rete stradale che consentisse rapidi collegamenti militari. Nacque così nel 187 a.C. una strada che collegava Ariminum (Rimini) con Placentia (Piacenza), i cui lavori erano presieduti da Marco Emilio Lepido e dal suo nome la strada venne chiamata via Emilia. Sempre per avere un collegamento più efficace con le colonie di Milano, Cremona e Piacenza, nel 222 i Romani tracciarono con il nome di strada romana il tronco da Piacenza a Milano. In uno dei documenti che ne testimoniano la costruzione, l'Itinerarium Burdigalense, si trova la descrizione delle seguenti  località tra Milano e Lodivecchio: civitas mediolani, mp VIIII, mutatio ad IX, mp VII, civitas laude.
Traducendo: vi è la città di Milano poi percorsi 9mila passi (13140 metri) si trova la mutazione al nono miglio, quindi percorsi 7mila passi (10220 metri), si trova la città di Lodivecchio.
Questa strada fu frequentata fino alla metà del 1200, ma, dopo la fondazione di Lodi nuova (1158) ad opera di Federico Barbarossa venne lasciata in disuso e quindi eliminata per ordine dello stesso Imperatore e dei suoi successori.
Da Lodivecchio la strada partiva dalla porta milanese e percorreva un rettifilo ancora oggi visibile ed è una strada provinciale, poi piegava verso nord e, passando per l'attuale Cascina Codazza, proseguiva fino ai confini di San Zenone, passava attraverso la campagna di Sordio (per locum Surdi, per medium Surdi, per medium locum de Surdi) e quindi arrivava a Melegnano (ad nonum) cioè al nono miglio dell'Itinerarium Burdigalense.
Dove sorgesse in Melegnano l'edificio della mutatio ad IX si può solo ipotizzare; i posti probabili sono due: la Casa Biggiogero al ponte del Lambro e la Rampina sulla via Emilia appena fuori Melegnano.
Dopo questa citazione dell'Itinerarium Burdigalense bisogna arrivare al l'anno 830 per avere un documento che riporti tracce interessanti, si tratta di una testimonianza resa da un tale Madelbertus de Meloniano; un altro documento, le disposizioni testamentarie di un ricco milanese di nome Ungeer, nell'836 riporta il nostro paese come vico di Meloniano.
Siamo quindi certi che nel IX secolo esistesse un sito indicato con il nome di Meloniano.
Osserviamo ora sul percorso da Milano a Melegnano quali località si trovino e notiamo Occhiò che potrebbe derivare da octavum (milium sottinteso) e Sesto Ulteriano la cui origine sembra essere sextum ultra ianuas (sesto oltre le porte) se ne potrebbe desumere che anticamente i nomi delle località sulla tratta Milano Melegnano venissero individuate dall'indicatore di distanza dalle porte di Milano.
Diventa quindi possibile interpretare il Meloniano citato più sopra come derivante da milium nonum, ma, malgrado tutto questo discorso resta soltanto una bella ipotesi e non una certezza.
L'ipotesi gallo celtica                                                  inizio pagina
Da Milano e il suo territorio (Libro edito dal Comune di Milano nell'anno 1844 riportante notizie storiche, geografiche, di costume, sull'organizzazione della chiesa, della cultura, della salute dei cittadini, con dati statistici sul funzionamento delle strutture organizzative comunali e imperiali durante il dominio Austroungarico, con notizie curiose e d'uso comune) ecco le ipotesi allora vigenti sull'origine di alcune denominazioni di paesi: 
L'analogia delle parole è de' più poderosi strumenti a scoprir l'etimologie: e i nomi de' paesi restano i documenti più antichi delle lingue, perchè meno mutevoli. Nel milanese: se ne deducono da radici galliche e celtiche. Così ....Mag e Mar è palude donde Magenta, Marignano ...

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