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L'arrivo dei Romani
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Il mondo celtico, descritto dagli autori greci (Polibio) e romani, è la prima traccia chiaramente delineata della geografia storica regionale. La civiltà urbana arriva come conseguenza della conquista violenta, quando i Romani sostituiscono alla società tribale degli Insubri e dei Cenomani la loro "Civiltà". La conquista militare e la conseguente romanizzazione culturale e commerciale a nord del Po avviene quasi due secoli prima dell’urbanizzazione del territorio dell’età di Augusto, dove la fredda programmazione romana si impone sulle tribù sconfitte spersonalizzandole e conglobando i vinti. L’urbanizzazione romana della valle Padana, tra Po, Ticino e Mincio, si concentra in otto città:Bergomum, Brixia, Comum, Cremona, Laus Pompeia, Mantua, Mediolanum, Ticinum. La zona del territorio che si trova tra il Ticino e l'Adda, percorsa dall'Olona e dal Lambro fu per lunghi periodi risparmiata dalle guerre tra Galli e Romani. I primi tentavano di stanziarsi definitivamente; ed i secondi, per la logica delle loro conquiste e della loro impostazione politica e militare, dovevano presto o tardi fare i conti con i territori che stavano dal Po alle Alpi. Fu in questa zona lasciata lungamente pacifica che le colture dei cereali, dei foraggi, dei legumi e delle verdure, si svilupparono intensamente.  Gli acquitrini furono gradatamente eliminati e si bonificarono larghe zone prima coperte da vegetazione selvatica di palude. 
Quindi, dopo il periodo etrusco del sesto e quinto secolo, e dopo il successivo stazionamento dei Galli, fu l'arrivo dei Romani che determinò definitivamente la forma del nostro territorio e dei dintorni, quasi come è attualmente, nonostante i cambiamenti successivi e le diverse mutazioni operate dai nuovi arrivati nella prospettiva dei secoli. Come in altre parti, da Lodivecchio (Laus Pompeia per i Romani) a Milano è possibile vedere le tracce della centuriazione romana, cioè la suddivisione dei terreni dell'agro pubblico in quadrati risultati di cento parcelle di due iugeri l'una, pari a cento pezzi di terreno di circa 5.000 metri quadrati l'uno.
Furono cioè i Romani a rappresentare l'elemento più dinamico e più attivo: il nome dei luoghi è quello romano; le iscrizioni sono romane; gli itinerari ricordano nuclei romani, le maggiori strade sono state costruite dai Romani. E nel periodo romano anche l'organizzazione umana e sociale subì una tipica evoluzione: i piccoli villaggi preromani, numerosissimi nella campagna attorno a Milano, gradatamente scompaiono, per la formazione di cascine che sono un modo di insediamento agricolo con un complesso di fabbricati raccolti intorno ad un ampio cortile, con attrezzature per la coltivazione dei campi e per la lavorazione dei prodotti agricoli. Cronologicamente, nel terzo secolo avanti Cristo, i Romani avevano già  varcato in forze il fiume Po. Gli Insubri furono assoggettati come alleati e furono domati definitivamente nell'anno 194 avanti Cristo, finchè nel 49 a.Cr. ebbero la cittadinanza romana e scomparvero come razza distinta ed autonoma romanizzandosi. L'età storica è essenzialmente l'età delle reti stradali solide, sviluppate ed efficienti, massimamente nell'ambito delle organizzazioni politiche a più vasto raggio.  Il mondo romano è caratterizzato essenzialmente dalla completezza della rete stradale, che conosciamo, si puo' dire, nei minimi particolari. La strada romana nasce da un concetto strategico, e sistemazioni stradali di maggiore importanza sono opera delle legioni e di esperti militari. L'utilizzazione commerciale è, nell'idea prima, affatto minore e non mancano i casi di strade parallele utilizzate per diversi scopi. La prima presa di posizione ufficiale romana nel territorio settentrionale fu la fondazione della  colonia di Ariminum  (Rimini ), nel 268 a.C.. Da lì iniziò la conquista di tutta la parte settentrionale fino alle Alpi; in pochi anni aumentò la rapida iniziativa di espansione, e nell’anno 222 a. C. i Romani raggiunsero e varcarono per la prima volta il fiume Po, occupando Mediolanum (Milano ) che era la capitale degli Insubri.  Le tribù celtiche ( o galliche come dicevano i romani ) furono sottomesse e a loro fu imposta la cessione di aliquote dei terreni da loro posseduti e lavorati, così da far passare in mano romana anche le risorse economiche.  Il motivo della celere occupazione della nostra zona settentrionale fu il seguente: i Romani videro questa nostra zona settentrionale come zona dalle enormi possibilità di sfruttamento economico, e come area propizia di espansione agricola (le cose non sono cambiate poi molto!).  La romanizzazione del territorio, occupato in precedenza e lavorato e sfruttato economicamente dalle tribù celtiche, e particolarmente per la nostra zona attorno a Milano dalla grande tribù celtica degli Insubri, non avvenne pacificamente.  Lo storico Polibio ( ai cap 32-33-34-35-del libro II° “ Storie “ ) descrive con toni assai vivaci gli attacchi dei Romani e la fiera resistenza dei Celti, scrivendo che essi “ erano decisi a giocare le ultime speranze “ mentre espone l’assedio ad Acerra ( oggi: Pizzighettone ), l’assedio a Clastidium ( oggi: Casteggio ), gli accampamenti e le schiere pronte per la battaglia sulle rive del fiume Oglio:  Alla fine degli scontri, scrive Polibio : “ i capi degli Insubri persero ogni speranza di salvezza e si arresero completamente ai Romani “.
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