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Fratello di Matteo II° e di Bernabò
fu Signore di Milano con i fratelli dal 1354. Sposò Bianca di Savoia.
Morì nel 1378.
Così ne parla Paolo Giovio: "Furono in Galeazzo II° quasi tutti i rarissimi doni così di natura come di fortuna, i quali si possono desiderare dagli uomini, perciocchè avanzando di dignità di corpo e di leggiadria di bellezza i più delicati giovani, riusciva anco allora molto più grande e più bello di sè stesso, quando con nuova foggia si lasciava accrescere i capelli di color d'oro, e spesse volte acconciandoli in trecce, e talora lasciandoli andar giù per le spalle gli assettava in una cuffia di rete, o con una ghirlanda di fiori; perchè ciò si gli avveniva molto essendo egli bianco e riguardevole del color di latte, e con una barba bionda come si può vedere per molte immagini di lui, e massimamente in una armata a cavallo, la quale si vede nella rocca di Pavia alla sinistra loggia. Acquistò la dignità della cavalleria in Gerusalemme, essendo navigato per divozione in Giudea a visitare il sepolcro di Cristo; nella guerra di Fiandra ancora siccome Ottone principe della famiglia nell'età passata aveva acquistato in Soria la biscia, perpetua insegna della famiglia sua, così anche egli avendo vinto un gentiluomo fiammingo, ne riportò le spoglie ed un nuovo portamento con una singolare impresa dell'acqua e del fuoco. Perciocchè dalla pittura dello scudo due tizzoni affocati pendendovi altrettanti secchi d'acqua, significavano la facoltà della contraria possanza con così bella impresa, che ciò passò ancora nei suoi discendenti e negli Sforzeschi adottati nella famiglia de' Visconti. Fu da Carlo IV° imperatore il quale era venuto a Milano, con solenni privilegi chiamato vicario nello stato della Lombardia e della Liguria, comunicato l'egual beneficio della dignità con suo fratello Barnaba; dove l'imperatore nella solennità degli uffici divini in chiesa di sant'Ambrogio fece cavalieri i figliuoli dell'uno e dell'altro, ancorchè fossero fanciulli, cioè, Giovanni Galeazzo; il quale erede finalmente di tutto lo Stato, con spaventosa grandezza s'innalzò sopra gli altri principi d'Italia; rappresentando egli col nome suo, che non gli fu punto messo fuor di proposito, due zii suoi di gran valore e di singolar prudenza; e Marco di Barnaba il quale avendo avuto il male avventurato nome dell'infelice zio, non andò molto innanzi a perfezione." |
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