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Il dilemma del terzo Millennio
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Siamo o non siamo entrati nel terzo millennio allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre 1999?
Calendario: Nome derivato dal latino calendarium, da calendae, libro delle scadenze del primo giorno dei mesi, in pratica una tavola su cui sono riportati i giorni, le settimane ed i mesi dell’anno. Nella Roma antica era un registro nel quale chi prestava denaro segnava gli interessi maturati alla calenda. In epoca più tarda indicò il sistema di dividere il tempo in periodi costanti, ovvero in giorno, mese ed anno. Il C. era basato sul moto apparente del sole o della luna, oppure su entrambi i moti. Nacque e si diffuse soprattutto per esigenze pratiche, come per fissare celebrazioni, festività, l’età, i tempi delle operazioni agricole o per la pratica della caccia e della pesca.
L’enigma del secondo millennio nasce dal fatto che quando si decise di iniziare la numerazione degli anni dalla nascita di Cristo si pose questo giorno ideale (nascita di Cristo) come 1 gennaio dell’anno 1. Su questa semplice faccenda si sono inseriti i commenti più o meno burloni di tanti Soloni che hanno preferito confondere le acque dicendo che, visto che Cristo è presumibilmente nato alcuni anni prima dell’anno 1 d.c., (chi dice 3 chi dice 6 chi dice semplicemente alcuni), siamo sicuramente nel terzo millennio dalla nascita effettiva di Cristo, scantonando dal semplice problema se, così come stanno le cose, in termine di calendario, noi si sia nell’ultimo anno del secondo millennio o nel primo del terzo.
Cercherò di mettere un po’ d’ordine incominciando con il definire alcuni punti fermi:
a) il primo anno della nostra era è stato l’anno 1 d.c., iniziato un ipotetico primo di gennaio ( e qui volutamente dimentichiamo che all’epoca il calendario romano o meglio Giuliano (da Giulio Cesare) era strutturato diversamente ed erano necessarie varie alchimie per riaggiustare la datazione ufficiale con le esigenze delle stagioni naturali.
b) Che il momento esatto della nascita di Cristo è assolutamente incidente, perché (vedi punto a), non potendo avere certezze storiche sul momento della nascita di Cristo, per convenzione l’inizio della nostra era è stato fissato per il 1 gennaio dell’anno 1 
c) per millennio si intende un periodo di 1000 anni ( sembra banale, ma è meglio chiarire)
d) le regole applicate sono quelle dell’attuale calendario Gregoriano: come suddivisione in 12 mesi, anni bisestili ed anni giubilari, ecc.
e) che 1 + 1 = 2 e non  3 dal che se ne può dedurre che 1998 + 1 = 1999 e non 2000
Così stando le cose immaginiamo che Gesù Cristo sia effettivamente nato il primo gennaio dell’anno 1dc, Egli compirebbe il primo compleanno, cioè sarebbe passato un anno dalla sua nascita, il primo gennaio dell’anno 2dc.
Possiamo così vedere che per calcolare quanti anni sono passati dalla nascita di Cristo basta sottrarre uno dal numero dell’anno preso in considerazione (volendo qualcuno potrebbe anche sottrarre 0 o 25 o il numero della propria tessera sanitaria, ma non sarebbe molto corretto):
2 (anno preso in considerazione) – 1 (anno della nascita) = 1 anni trascorsi dalla nascita di Cristo
Applicando questa semplice regola:
2000 (anno preso in considerazione) – 1 (anno della nascita) = 1999 anni trascorsi dalla nascita di Cristo
Come direbbe Dante “ov'è chiara la lettera non fare oscura chiosa” ovvero traducendo liberamente:
è così chiaro che aggiungere qualcos’altro sarebbe una perdita di tempo con l'unico risultato di incasinare le idee
Calendario Romano:Il calendario occidentale deriva dal calendario romano, scritto nel 300 a.C circa ma probabilmente risalente a prima della fondazione della repubblica avvenuta nel 510 a.C. Questo calendario puramente di uso agricolo consisteva in un elenco di giorni giusti, fas, per la gestione degli affari ed utilizzava due unità base il giorno, regolato dal moto del sole e il mese, dato dal mese sinodico lunare. L'anno o annus era costituito da 120 giorni ripartiti in quattro mesi: Martius, Aprilis, Maius e Junius ciascuno di 30 giorni. In seguito vennero aggiunti sei mesi, Quintilius,Sextilis, September, October November, i cui nomi indicavano non delle divinità come i precedenti ma semplicemente un ordine numerico.
In questo modo l'anno durava 300 giorni, anche se più tardi Romolo come vuole la tradizione aggiunse altri quattro giorni per un totale di 304 giorni.
Ovviamente un anno così conteggiato non corrispondeva alla realtà temporale poichè sappiamo che l'anno tropico dura ben 365,24 giorni. Anche se senbra strano, per i Romani non era importante conteggiare il tempo in cui non succedeva niente dal punto di vista agricolo. Più tardi con Numa Ponpilio al calendario furono aggiunti altri 50 giorni ai quali furono sommati altri 8 giorni sottratti ai mesi già esistenti per formare due nuovi mesi quello di Gennaio e di Febbraio, lunghi 29 giorni; l'anno era così formato da 10 mesi lunari, disarmonico quindi rispetto al corso delle stagioni. Il sovrano provvide allora a trasformarlo in sequenza lunisolare, in cui i mesi, della durata alternata di 29 o 30 giorni, erano 12 negli anni comuni e 13 ogni due anni. Il 13° mese poteva peraltro avere 22 o 23 giorni, alternatamente. Questo Calendario si strutturava su un periodo di quattro anni, detto tetraeteride, di 365,25 giorni, e si armonizzava pienamente con i tempi solari.  Una successiva delibera dei decemviri di aumentarne la durata di un giorno per motivi religiosi, creò ulteriori squilibri di calcolo. Prima del 150 a.C fu aggiunto un giorno a Gennaio, così che adesso il calendario romano contava 355 giorni. In questo modo l'anno durava quanto l'anno lunare e quindi differiva ancora di circa 11 giorni da quello solare. Tutto il periodo di massima ascesa dell'Impero romano sarà contraddistinto dal tentativo di accordare i cicli di questi due corpi celesti, la Luna e il Sole. Nel 150 a.C crearono un mese di 22 o 23 giorni detto Mercedonius,inserito dopo il 23 Febbraio un anno si e un anno no così arrivarono ad un anno di 366 giorni. Questa intercalazione creò con il passare del tempo molta confusione,  nel 46 a.C. si era accumulata una differenza di 90 giorni nel tempo civile rispetto al tempo astronomico naturale, pertanto nel 45 a.C Giulio Cesare ordinò a Sosigene astronomo egiziano la riforma del calendario che in suo onore venne chiamato giuliano, in questo sistema di computazione del tempo l’anno risultava composto di 365 giorni negli anni comuni e di 366 negli anni bisestili, destinati a prodursi ogni quattro anni. La durata media dell’anno rimase dunque fissata in 365,25 giorni, sulla base di quanto Cesare aveva appreso dagli Egizi sulla durata dell’anno tropico. Per quanto riguarda la datazione, i giorni erano stabiliti in rapporto a tre date fisse: Kalendae (1°), Nonae (5° o 7°), Idus (13° o 15°). Per gli anni invece, nel Medioevo si iniziò a calcolare gli anni ab urbe condita (fondazione di Roma, 753 a.C.) oppure dal 28.8.284 d.C. (anno dioclezianeo o dei martiri). Nel 537 d.C. una legge giustinianea introdusse l’anno di principato (imperatore o sovrano), mentre l’anno di pontificato entrò nell’uso con Adriano I (781). Ma la più importante e diffusa fu la datazione dell’era cristiana, denominata post Cristum natum (nascita di Gesù), sistema tuttora in vigore ed adottato in tutto il mondo.
Calendario Gregoriano: Poiché l’anno tropico o solare ha una durata di 365,2422 giorni, con il passare dei secoli il calendario giuliano
(v. C. Romano) finì con l’introdurre alcuni giorni in sovrappiù rispetto al corso del Sole, con il risultato di far progressivamente anticipare
l’equinozio di primavera. Nel 1582 il calendario giuliano venne riformato da papa Gregorio XIII, grazie alla soppressione immediata di 10 giorni, dal 5 ottobre al 14 ottobre compresi, e con la deliberazione di considerare non bisestili gli anni dei secoli non divisibili per 400. Così il 1600 è stato bisestile, e non il 1700, il 1800 ed il 1900. L’anno 2000 sarà invece ancora bisestile. Con questo C. si commette però ancora un piccolo errore, in quanto si immette un giorno in eccesso ogni 3333 anni, giorno che deve essere soppresso. Dopo la riforma gregoriana, non sono mancati tentativi di dare vita a nuovi metodi di computo del tempo. Basti rammentare il calendario rivoluzionario francese (v.) di ispirazione anticristiana, rimasto in vigore dal 22 settembre 1793 al 31 dicembre 1805. 
Calendario Francese: Venne adottato nel corso della rivoluzione francese, e comportava un anno di 12 mesi di 30 giorni ciascuno, più cinque supplementari (sei negli anno bisestili). Ogni giorno si divideva in 10 ore di cento minuti primi, ed ogni minuto in cento secondi. I nomi dei mesi erano decisamente pittoreschi: vendemmiaio, brumaio, frimaio, nevoso, piovoso, ventoso, germile, fiorile, pratile, messidoro, termidoro e fruttidoro. Il C. era di evidente ispirazione anticristiana, e restò in vigore dal 22 settembre 1793 al 31 dicembre 1805, quando si ritornò all’impiego del più tradizionale calendario gregoriano.
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