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Gli antichi greci identificavano alcune popolazioni barbare, originarie dell’asia minore, come Keltoi (Celti) e anche Galatai (Galati), i primi insediati nelle aree settentrionali, i secondi nelle zone meridionali.  I Romani in seguito li chiamarono tutti Galli.  I greci li facevano discendere da un figlio di Ercole di nome Celto.  La zona da cui si ritiene provengano è circa nell’attuale Afghanistan, da dove sono emigrati verso settentrione occupando tutta l’europa sia continentale che peninsulare e insulare. In effetti è difficile considerare i Celti come una razza, visto che in epoca preromana coesistevano sia i tipi brachicefali con capelli ed occhi castani di media statura, sia i dolicocefali alti biondi e con occhi azzurri. Più propriamente si può parlare di gruppo linguistico celtico, riferendoci a popolazioni che in comune hanno avuto un ceppo comune protoceltico di derivazione indoeuropea. Chi parla di “cultura celtica” pensa spesso all’Irlanda, alla Scozia e al Galles, dimenticando che stanziamenti e tradizioni celtiche ben antecedenti si trovano anche in Bretagna Francese, in Borgogna ed in Belgio. Ma ciò che spesso è dimenticato persino dagli addetti ai lavori è che ancor più antichi sono gli insediamenti celtici in Austria Italia e centro Europa. Nelle Alpi Occidentali, la fioritura della cultura di Golasecca produce alcuni tra i più antichi reperti archeologici attribuibili con certezza a popolazioni celtiche della zona pedemontana compresa tra Bergamo e il Canton Ticino. Da alcuni cenni imprecisi di storici classici come Livio e Polibio si ha notizia del fatto che in Italia esistevano genti di stirpe celtica già molto prima delle grandi migrazioni del V° e del IV° secolo avanti Cristo. Ce lo confermano pure alcune tombe sparse e altri reperti della prima Età del Ferro ritrovati sparsi un po’ ovunque in tutto l’arco alpino italiano, ma soprattutto lo sottolineano le ultime interpretazioni dei dati sulla cultura di Golasecca, certamente protoceltica e contemporanea a quella di Hallstatt. La Cultura di Golasecca si diffuse, tra l’Età del Bronzo finale e la prima Età del Ferro, in una zona compresa tra il Sesia e l’Adda, con una serie di insediamenti collinari e pedemontani posti intorno ai laghi alpini del Canton Ticino.  Sul finire della Preistoria, quest’area della attuale Lombardia era punto di transito e di contatto con la cultura celtica di Hallstatt a Ovest, con quella dei Campi d’Urne nel Nord continentale e con gli Etruschi al Sud. Inizialmente concentrati in zona pedemontana e poi dilagati in tutta l’area dei laghi, qui si svilupparono numerosi agglomerati abitativi di una cultura originale, i cui reperti più antichi oggi disponibili sono databili a partire dal IX secolo avanti Cristo. Tra la fine dell’ultima glaciazione (1500 anni fa’) e l’inizio dell’età del Ferro (3200 anni fà) tutta l’Europa Transalpina vedeva pochi e sperduti insediamenti umani. Fu dall’inizio dell’età del Ferro che alle rade popolazioni aborigene vennero gradatamente a sovrapporsene altre di razza Ariana giunte in Europa da una regione prossima all’attuale Afghanistan. I Celti si insediarono nella regione comprendente le sorgenti del Reno, del Rodano e del Danubio. 2800 anni fà i Celti si estesero all’attuale Francia e poi alla penisola Iberica dando origine ai Celtiberi.  2700 anni fà si espansero nell’attuale Belgio, Inghilterra, Irlanda, Cecoslovacchia. Nei due secoli seguenti si assiste al periodo di massima fioritura della civiltà dei Celti in 15 milioni di abitanti. I Celti finiscono così per condizionare in maniera determinante la vita, i costumi, la lingua delle genti preesistenti.  L’influenza celtica è lunga e duratura. I vocaboli che portano sono nuovi, tipici. Parlano in prevalenza di guerra, di armi, di fortificazioni, di leggi. Le parole di origine celtica oggi sopravvissute nei dialetti settentrionali sono moltissime, pur se in seguito modificate o alterate dal latino dei Romani conquistatori.  Vediamone alcune. Anzitutto i nomi di località: Mediolanum (Milano) deve la sua origine alla parola medio e lan(n)o. Quest’ultima in celtico significava “spazio recinto e piano”, forse un luogo consacrato, quindi Mediolanum voleva dire “luogo di mezzo, paese in mezzo a una pianura”. Brianza deriva da brig (luogo elevato); Lecco, deve il proprio nome alla radice celtica leukos (bosco).  La civiltà celtica ha dominato per più di mille anni in europa e ne ha influenzato la cultura, l’arte ed il costume.  Gli antichi dialetti celtici sono gli antenati delle lingue gallesi e gaeliche di oggigiorno. I Celti si godevano la vita. Il cibo e le feste erano importanti e si considerava l’ospitalità un segno di nobilità.Questa stessa ospitalità si trova anche oggi nelle Highlands della Scozia. La cultura celtica veniva trasmessa a voce; la storia e gli avvenimenti non erano scritti ma ricordati sotto forma di versi. La cultura d’istruzione dei Celti comprendeva sia la religione che la geografia, sia la filosofia che l’astronomia. I loro oratori erano famosi in tutta l’Europa e servirono anche da insegnanti per i figli dei Romani. Anche i nemici lodavano il coraggio dei Celti perchè andavano in combattimento nudi, senza armatura. La società celtica era molto egualitaria, anche le donne partecipavano nelle guerre, nel commercio e nella politica. I tagliapietre e gli orefici celtici non avevano rivali e l’arte celtica è ormai riconosciuta dappertutto per la sua originalità e per la sua qualità straordinaria. La mancanza d’unità al centro della loro comunità causò la caduta dei Celti, quando la macchina della guerra cominciò ad invadere il loro territorio. La Gallia cadde, seguita subito dalle isole britanniche. In Scozia, però, i Pitti (una razza celtica) resistettero ai Romani e la Scozia rimase libera. I Romani non conquistarono i Celti irlandesi e da questa terra arrivarono i Gaelici in Scozia.
I Cromlech
Il termine cromlech è di origine gallese e letteralmente si traduce in “pietra curva”. Il termine indica un recinto di pietre fitte disposte in circolo che racchiude una o più sepolture.  I cromlech, definiti anche “tombe a circolo”, sono diffusi in tutta Europa, e sono presenti anche nel comprensorio del Ticino dove durante il primo millennio a.C. si sviluppò la Cultura di Golasecca.  L’archeologo P. Castelfranco, alla fine del secolo scorso, ne riconobbe 43 lungo la riva lombarda del fiume e 4 su quella piemontese. Tra questi, tre dei più caratteristici fanno parte del sito del Monsorino. Oltre che al Monsorino alcuni cromlech sono stati scoperti in località Garzonera a Vergiate, nella brughiera del Vigano a Somma Lombardo e, relativi alla fase II-III di Golasecca, vale a dire dal VI al IV secolo a.C, nel Canton Ticino a Minusio presso Locarno. I cromlech, collocati sia sulla cima delle colline come nel caso del Monsorino sia in pianura come a Vigano e a Vergiate, hanno dimensioni variabili grosso modo tra i 3 e i 10 metri di diametro. Il circolo del Vigano, oggi scomparso, era quello di maggiori dimensioni con il suo diametro di ben 17 metri e con un corridoio di circa 30 metri. L’uso di questi recinti funebri inizia, nel comprensorio del Ticino, con l’ottavo secolo a.C., come a Sesto Calende in località Carrera, e prosegue per tutto il VII e il VI secolo a.C.  L’area del Monsorino è collocata nei boschi posti sulle colline prospicienti il fiume Ticino essa fu individuata per la prima volta nel secolo scorso dall’abate G.B. Giani (1788-1857), eminente studioso nativo di Golasecca.  Nel 1965 furono intraprese, dalla “Società Gallaratese di Studi Patrii”, opere di scavo e ripristino dei cromlech. I cromlech tuttora visibili al Monsorino sono attribuiti alla fase I di Golasecca cronologicamente collocata tra la seconda metà dell’VIII e tutto il VII secolo a.C.  Nell’area del Monsorino sono visibili tre cromlech, qui identificati con A, B e C e due corridoi rettangolari, detti allées, uno solo dei quali è connesso al rispettivo circolo di pietre. La funzione del secondo corridoio, quello privo del circolo non è chiara. Al loro interno e al loro esterno sono state individuate tombe a cremazione i cui corredi però, a causa del tempo trascorso dal ritrovamento, non sono più rintracciabili con sicurezza.
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