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Giancarlo Bonasera e' nato a Johannesburg. Ha studiato pittura e scultura a Buenos Aires, dove si e' laureato in storia dell' arte occidentale. Le prime ricerche sono su strutture e materiali trasparenti, installazioni informali, verifiche di partecipazione. Ha esposto in diverse inportanti gallerie in Europa, America Latina e SudAfrica. 

L'emozione che sempre si accompagna alla pittura (e alla scultura) di Giancarlo Bonasera , e' alla radice del suo stesso modo di pensarla e di eseguirla. Un'emozione che precede l'opera e la rende possibile, che rimane sospesa ma presente, vibrante nella trasparenza dei colori e delle luci a cui si lega, e a cui affida le sue qualita' inconfondibili .

Egli condivide così la negazione di ogni pensiero programmatico e progettuale riversando gli impulsi dell'azione in un'intenso esercizio di coscienza. Una coscienza che scavalca le mediazioni ideologiche o scientifiche per ritornare a quelle stesse cose che e' possibile rintracciare con una percezione del mondo al di quà di ogni scissione tra senso e materia.

Le sabbie di marte ne e' un esempio eloquente. Nella densita' dell'impasto, nella fisicita' dinamica dell'impianto generato dal premere, l'una accanto all'altra, delle diverse zone di colore. colori forti, vivaci rossi che dominano la composizione e indicano come l'aspetto cromatico sia arrivato al centro dell'interesse. Ne Il vento nella foresta e' in effetti visibile questa affinita' nell'andamento sinuoso, dove il colore si distende in toni che lasciano scorgere una luce interna, l'effetto e' quello di una pura presenza della pittura che fa del colore e della materia vetrosa che e' in suo potere l'unica fonte di ogni accadimento. le stesure di colore sembrano trattenere e ogni volta proiettare all'interno, un chiarore che è tanto fenomenico quanto intensamente spirituale.

Un colore, un riflesso deve essere in grado di mostrarsi in quel particolare modo di esserci che e' l'apparizione. L'apparire che e' determinazione dell'essenza di cio' che esiste. Il nostro artista rincorre e raggiunge una luminosita' del colore ottenuta tramite la stratificazione delle stesure, una trasparenza che trascende la superficie ancora di piu' nella scultura, se ne proietta all'esterno e vi si rivela in tutta la sua essenza. La superficie tende alla propria smaterializzazione e dunque a favorire uno spazio labile che non si dà mai come precostituito. Le stratificazioni lucenti e trasparenti della materia non costituiscono un'impianto, non rivelano un sistema, ma restano immerse e sospese in un'atmosfera di apparizioni.

La trasparenza, la smaterializzazione, la solo apparente ( falsa direi) freddezza che e' però volonta' di raggiungere la profondita' nella superficie, profondita' come spazio indeterminato entro cui la luce puo' farsi strada e apparire totalmente come per scomporre la materia. L'autore percepisce fenomeni che cerca di rendere riconoscibili nella loro realta' ordinandoli secondo rapporti interiori. Un flusso di corrente passa all'interno di ogni opera come una massa d'acqua che cade con fragore, sconvolgendo e frammentando ogni equilibrio.

Un'astrazione che diventa illusione ottica, miraggio inafferrabile. Come se la superficie scabra, luminescente e dinamica si sciogliesse d'improvviso per tornare liquida (e il vetro non e' forse materia liquida nella sua struttura fisica?), trasparente, limpida come quella di un'acquario, e poi tornare tumultuosa e dirompente, allusiva di un momento sempre instabile, sempre propulsivo, rivelando ora sottile ora esplosiva, l'emozione tesa di una scoperta affascinante....Un inquieto ed esasperato confronto in territori, spazi, di un divenire continuo. Dove nulla appare mai due volte identico. Territori senza angoscia, ma certo senza riposo. Non ci sono norme nè divieti, questa pittura, questa scultura rispondono prioritariamente a quegli stati di coscienza dai contorni indefiniti che chiamiamo intuizione o ispirazione.
ue emozioni contraddittorie, una sensitiva, l'altra fortemente mentale. La luminosita', la glacilalita' fortemente presenti nella sua scultura non sono caratteristiche qualitative ma soggetti attivi, luce e spazio si pongono al centro dell'esperienza che diviene percezione immediata di un pensiero interno. Egli opera direttamente sui concetti di luce e spazio, ne scavalca l'artificiosita', gli agganci fenomenici, rivolgendosi a una evocazione puramente mentale.

L'arte di G.B. non si preoccupa di infrangere le regole di una pura arte astratta, e non si vieta di procurare effetti illusionistici perche' sa di essere assolutamente indipendente da intenti limitati della realta'. Chi osserva e' colto da un doppio impulso, d
Le sue sculture, i suoi dipinti non tendono a mostrare il baluginare della luce ma proprieta' meno appariscenti e piu' persistenti : il radicamento, la forza trasformatrice di una energia che pervade. accade cosi' di scoprire che quanto pensavamo di conoscere sulla luce e lo spazio e' solo la porzione di un territorio immenso. Avvicinarsi al suo termine e' in realta' raggiungere un nuovo inizio. Il riflesso di un'idea che si pone oltre, di un traguardo che non sara' mai una meta ma il senso di un percorso. Un procedere che trova nel suo stesso divenire le ragioni d'essere. Una profondita' che si fa presenza, inafferrabile, indefinita eppure calamitante, capace di un'attrazione tanto forte quanto estenuante. Ma lo sguardo non si fa furia. Rallenta il troppo rapido guardare e successivamente scorre, affondando dove potra' ritrovare il senso delle proprie capacita' : un'energia, una forza piu' prossima alle emozioni dello spirito che a quelle della ragione.
 

ANTONY GRAHAM DIXON