Il medico di Medicina Generale e l'informatica: stato attuale.
(G.Matera)
Ai sensi della vigente convenzione, il medico di medicina generale è la figura che, nel nostro sistema sanitario, assume il ruolo di primo livello assistenziale: gli sono affidati compiti di assistenza primaria, assistenza programmata a domicilio, continuità assistenziale, educazione sanitaria, ricerca e didattica. Ma, a fronte di queste affermazioni di principio, è veramente pronto il medico di famiglia ad assumere il ruolo che gli è stato affidato? In realtà l’esame della situazione italiana dimostra che tra i medici di medicina generale prevale ancora un atteggiamento individualistico, non al passo con i tempi e caratterizzato da una situazione di isolamento culturale e professionale. Indubbiamente, molto è dovuto al fenomeno del "burn out", ma non è da sottovalutare che spesso vi è un’abitudine all’attività solitaria, all’individualizzazione del rapporto con il paziente ed alla scarsa abitudine ad una riflessione critica sul proprio operato. E’ sotto gli occhi di tutti quella certa resistenza ad accettare le novità che accomuna larghi strati della categoria: novità che sono rappresentate dal lavoro di gruppo, informatizzazione, utilizzo di strumenti diagnostici in ambulatorio. Per quanto riguarda l’utilizzo dei computer è spesso rilevabile una certa diffidenza nei confronti della dotazione di tecnologia in ambulatorio, senza contare che l’acquisto dell’hardware è una spesa inizialmente non indifferente. In base alla nostra esperienza è possibile affermare che la ritrosia nei confronti del computer è facilmente superabile laddove il medico sia aiutato nella "migrazione" dal supporto cartaceo a quello informatico. Ancora migliori risultati si ottengono se l’aiuto è fornito da un collega che, principalmente con l’esempio, dimostri la validità della scelta e si offra come "tutor" e garante del nuovo metodo di lavoro. I programmi di gestione della cartella clinica sono numerosi, in genere abbastanza semplici ed intuitivi e tutti capaci di fornire possibilità di ricettazione e certificazione automatica. Ma cosa caratterizza un buon programma? Un buon programma deve poter girare in ambiente Windows, essere orientato per problemi e permettere di avere con facilità informazioni cliniche, epidemiologiche, di bilancio. Al contrario, un buon programma non deve essere troppo rigido, non deve fornire troppe funzioni "estetiche", non deve pretendere di sostituirsi al processo decisionale del medico. A fronte di una sempre migliore offerta di programmi per la gestione della cartella clinica, non sempre si trova un’adeguata capacità di utilizzarli al meglio per l’attività di medicina generale: un data base elettronico, per quanto sofisticato esso possa essere, non sarà poi molto diverso da una raccolta di schede cartacee se non verrà usato in tutte le sue potenzialità, e il PC rischierà di diventare un grazioso "must" tecnologico da esibire come soprammobile. In conclusione, possiamo dire che nella nostra esperienza, nella regione Marche, abbiamo potuto constatare che l’utilizzo del PC in ambulatorio ha comportato:
Tutto ciò senza influire sul rapporto medico/paziente, anzi, anche in realtà periferiche e rurali, è stato constatato come l’utente si sia abituato molto presto alla presenza del PC in ambulatorio ed all’ausilio che esso offre al medico, che si ripercuote in piccoli vantaggi pratici anche per il paziente: il non doversi portare dietro "il libretto", il non doversi ricordare il nome del medicinale continuativo di cui rinnovare la prescrizione, la sicurezza che anche il sostituto possa disporre agevolmente di tutte le informazioni necessarie sulla storia clinica e terapeutica. Non infrequentemente, si è arrivati a casi limite in cui la rottura del PC è stata vissuta con disappunto dai pazienti stessi. |