un povero chiarore, era il sole invernale sull'angusta
citt�. Per le strade ornate di frontoni vento e umido e
di quando in quando una grandine soffice, non ghiaccio,
non neve.
la scuola era finita. dal cancello, per il cortile selciato,
affluivano le schiere dei liberati, divertendosi e sfuggendo
a destra e a sinistra. Gli scolari pi� grandi tenevano
il fascio dei libri alto, poggiato con dignit� alla
spalla sinistra, mentre con il braccio destro arrancavano
contro vento, verso il pranzo; i pi� piccoli s'erano messi
allegramente al trotto cos� che tutt'attorno schizzava fango
gelato e le carabattole della scienza sbatacchiavano
nelle cartelle di pelle di foca. Ogni tanto per�, tutti,
con occhi timorosi, si strappavano gi� il berretto davanti
al cappello di Wotan e alla barba di Giove d'un professore
dall'incedere pacato...
-Insomma, vuoi venire, Hans?- disse Tonio Kroger
che aveva aspettato a lungo sulla carreggiata dell'argine;
sorridendo s'avvicin� all'amico che, chiacchierando con
altri compagni, usciva dal portone e stava per andarsene
con loro. -Ma perch�?- domand�, guardando Tonio.
-Ah si, � vero! Beh, allora andiamo pure!-
Tonio ammutol� e i suoi occhi si turbarono. L'aveva
dimenticato Hans, gli veniva in mente solo ora che oggi
a mezzogiorno volevano andarsene un po' a passeggio
insieme? E pansare che lui stesso, da quando s'eran dati
appuntamento, non avevan fatto che rallegrarsene!
-Vi saluto!- disse hans Hansen ai compagni. -Allora
me ne vado un po' con Kroger.- E i due voltarono
verso sinistra mentre gli altri se ne andavano pian
piano a destra.
Hans e Tonio avevano tempo d'andare a passeggio
dopo la scuola, perch� entrambi appartenevano a
famiglie in cui si pranzava alle quattro. I loro padri,
grandi commercianti, ricoprivano cariche pubbliche ed
erano potenti in citt�.
Entrambi avevano la cartella appesa alle spalle, ed
entrambi erano vestiti e coperti bene. Hans portava
un berretto da marinaio danese con nastri corti,
sotto il quale spuntava un ciuffo di capelli biondo
rafia. Era straordinariamente carino e ben fatto, largo
di spalle e snello ai fianchi, con occhi blu acciaio,
dallo sguardo penetrante e aperto. Invece il viso di
Tonio era bruno con lineamenti marcati e meridionali
facevano capolino due occhi scuri e appena ombreggiati,
con palpebre troppo pesanti, trasognati e un po' timidi...
La bocca e il mento erano di una non comune dolcezza.
Camminava in modo trasandato e irregolare, mentre le gambe
di Hans, slanciate, avanzavano elastiche e ritmiche...
Tonio non parlava. era addolorato. Le sopracciglia, un po'
oblique, aggrottate, le labbra arrotondate come per
fischiare, guardava lontano, con la testa inclinata a lato.
Portamento ed espressione questi gli erano propri.
Improvvisamente Hans infil� il suo braccio sotto quello
di Tonio, guardando l'amico di profilo perch� capiva
benissimo di che si trattasse. E, bench� Tonio continuasse
a tacere, lui si sent� di colpo riappacificato.
-Non � che lo avessi dimenticato, Tonio,- disse Hans
guardando davanti a s�, gi� sul marciapiede, -ma pensavo
solo che oggi non se ne potesse far niente, perch� �
cos� umido e ventoso, Per� a me questo non importa e
trovo grandioso che tu, ci� nonostante, mi abbia aspettato.
Io credevo che tu fossi andato a casa e mi ci arrabbiavo.-
Tutto in Tonio, a queste parole, fu preso da una commozione
saltellante ed esultante.
-Bene, allora andiamo per gli argini!- disse con voce
agitata. -Cos� ti accompagno a casa, Hans... Davvero, non fa
proprio nulla che io poi me ne torni a casa solo; la prossima
volta tu accompagni me.-
In fondo non ci credeva molto a quanto hans aveva detto
e lo sentiva benissimo che per lui quella passeggiata a due
valeva solo la met� di quanto invece era per se stesso.
per� vedeva che Hans si stava pentendo della sua smemorataggine,
dandosi anche da fare per rappacificarsi. E lui era ben
lontano dal voler protrarre quella riconciliazione...
Il fatto era che Tonio amava Hans Hansen e ne aveva gi�
sofferte molte per lui. Chi pi� ama � il soccombente e
deve soffrire: questa lezione semplice ma dura, la sua
anima quattordicenne l'aveva gi� ricevuta dalla vita; e
lui era formato cos� che se n'avvedeva bene di tali
esperienze. Lui era anche al punto di stimare simili
insegnamenti pi� importanti e pi� attraenti delle nozioni
che gli venivano imposte a scuola.
la fontana, il vecchio noce, il violino e, in lontananza,
il mare, il baltico, di cui nelle vacanze poteva furtivo
ascoltare i sogni d'estate, queste erano le cose che amava,
con cui quasi si circondava e tra cui svolgeva la sua vita
interiore, cose i cui nomi si possono usare con ottimo
effetto in poesia, e in verit� risonavano sempre nei versi
che Tonio Kroger talvolta componeva.
tale maniera di considerare s� e i suoi rapporti con la
vita, aveva una grande importanza nell'amore di Tonio per
Hans Hansen. Lo amava in primo luogo perch� era bello; poi
perch� in tutto appariva il contrario e l'opposto di quel
che era lui. hans Hansen era uno scolaro eccellente e
inoltre un giovane vivace che cavalcava, nuotava come un
campione, faceva ginnastica e godeva della simpatia generale.
Gli insegnanti lo vedevano di buon occhio e i compagni
miravano alle sue grazie.
Cos� era hans Hansen e Tonio Kroger, da quando lo conosceva,
provava struggimento, scorgendolo, uno struggimento invidioso,
radicato in petto e ardente. Poter avere occhi tanto azzurri,
pensava, e fare una vita tanto ordinata e di felice comunione
con tutti, come te! essere come te...
Non ci prov� a divenire come Hans Hansen e forse tale desiderio
non l'aveva mai neppure seriamente covato. Ma agognava d'essere
amato da lui cos� com'era, cercando di ottenere l'affetto a
modo suo, un modo tardo e intimo, pieno d'abnegazione,
sofferente e malinconico.
Ma non desider� del tutto invano, in quanto hans, il quale del
resto stimava in lui una certa superiorit�, una facilit� di
parola che rendeva Tonio capace di esprimere cose difficili,
percep� quel sentimento vivido, tanto forte e delicato, se ne
dimostr� grato, con la sua condiscendenza, un po' di felicit�,
ma pure qualche pena per gelosia, per delusione, per fatica
sprecata a stabilire una comunanza spirituale. Perch� la cosa
strana era che Tonio, pur invidiando Hans Hansen per la sua
maniera di vivere, s'adoperava continuamente d'attirarlo
verso la propria, riuscendovi al massimo per istanti e, pure
in questo caso, solo apparentemente...
-Ho letto da poco qualcosa di grandioso, di stupendo...- disse
lui. Camminando mangiavano, da un cartoccio, delle caramelle
di frutta appena comprate. -Lo devi leggere, Hans, si tratta
del Don Carlos di Schiller... Te lo presto, se vuoi...-
-Ma no,- disse Hans Hansen, -lascia correre, Tonio, non � roba
per me. Io, sai, continuo a leggere i miei libri di cavalli.
Delle gran belle illustrazioni ci son dentro, te lo dico io.
Se vieni da me, una volta, te le mostro. Sono istantanee e si
vedono i cavalli al trotto, al galoppo e al salto, in tutte le
posizioni che nella realt� non si riescono a vedere perch�
ogni cosa si svolge troppo in fretta...-
-In tutte le posizioni?- domand� Tonio cortese. -E' davvero
una bella cosa. Ma per quanto riguarda Don Carlos � superiore
a ogni immaginazione. Ci sono dei punti dentro, dovresti
vederli, che son tanto belli da provarne una scossa, direi
quasi uno schianto...-
-Uno schianto?- domando Hans Hansen. -E come mai?-
-C'�, per esempio, il punto in cui il re ha pianto perch�
� stato ingannato dal marchese... ma il marchese lo ha
ingannato solo per amore del principe, capisci, per il
quale si sacrifica. A questo punto arriva dalla sala del
consiglio in anticamera, la notizia che il re ha pianto.
"Ha pianto?" "Il re ha pianto?" Tutti i cortigiani sono
cos� gravemente perplessi da sentirsene penetrare fino al
midollo, perch� si tratta di un re inflessibilissimo e severo.
Ma lo si capisce bene che abbia pianto, e a me, a dir la
verit�, fa pi� pena lui che il principe e il marchese messi
insieme. E' sempre cos� solo e senza affetti, e quando
finalmente crede d'aver trovato un uomo leale, quello lo
tradisce...-
Hans Hansen guard� il rpofilo di Tonio, e qualcosa in
quel viso dovette interessarlo all'argomento, perch� d'un
tratto infil� di nuovo il suo braccio sotto quello di Tonio,
domandando:
-In che modo lo tradisce, Tonio?-
Tonio cominci� ad agitarsi.
-Vedi,- cominci�, -la faccenda � che tutte le lettere per il
Bramante e la Fiandra...-
-Sta venendo Erwin Jimmerthal,- disse Hans.
Tonio ammutol�. Che la terra se lo inghiotta, pens�,
quell'Jimmerthal! Ma perch� deve disturbarci! Almeno non
venisse con noi e non parlasse per tutta la strada della
scuola d'equitazione... In quanto anche Erwin Jimmerthal
andava a scuola d'equitazione. Era il figlio de direttore
di banca e abitava fuori di porta. Con le gambe curve e
gli occhi a mandorla venne loro incontro per il viale.
-'Giorno Jimmerthal,- disse Hans. -Sto passeggiando un
po' con Kroger...-
-Devo andare in citt�,- disse jimmerthal, -a sbrigare qualcosa.
Ma vengo un pezzetto con voi... Son caramelle di frutta quelle
che avete? Si, grazie, un paio me le mangio. Hans, domani
abbiamo di nuovo lezione.- Intendendo lezione d'equitazione.
-Grandioso!- disse hans. -Ora ricevo anche in regalo le
ghette di pelle, lo sai, perch� l'altro giorno ho preso dieci
nel compito...-
-E tu, Kroger, non impari a cavalcare?- domand� Jimmerthal,
mentre i suoi occhi si riducevano a un paio di fessure lustre...
-No,- rispose Tonio con voce molto incerta.
-Dovresti chiedere a tuo padre,- osserv� Hans Hansen, -di far
prendere delle lezioni anche a te, Kroger.-
-Si...- disse Tonio brusco e nel tempo stesso indifferente.
Si sent� serrare la gola per un attimo, perch� Hans lo aveva
chiamato per cognome; e Hans fece mostra d'averlo intuito,
perch� subito spieg�:
-Ti chiamo Kroger, in quanto il tuo nome � cos� matto,
scusami sai, ma Tonio non lo posso soffrire... Non � neppure
un nome questo. Del resto tu non ne hai colpa, nemmeno per
sogno!-
La bocca di Tonio ebbe un moto convulso. Si domin� e disse:
-E' vero, � un nome sciocco, io preferirei chiamarmi, che so,
Heinrich o Wilhelm, potete credermi. Ma deriva dal fatto che
un fratello di mia madre, con il cui nome sono stato battezzato,
si chiama Antonio; perch� mia madre � di laggi�...-
Poi tacque, lasciando che gli altri due parlassero di cavalli e
finimenti. Hans aveva preso Jimmerthal sotto braccio e
discorreva con un interesse vivo che non sarebbe mai stato
possibile destrgli per Don Carlos... Di quando in quando
Tonio si sentiva frizzare nel naso lo stimolo al pianto; e
faceva pure fatica a trattenere il mento che tendeva
continuamente a tremare.
Hans non poteva soffrire il suo nome; e che ci poteva fare?
Lui stesso si chiamava Hans, e Jimmerthal si chiamava Erwin,
nomi, � vero, generalmente ammessi e che non facevano specie
a nessuno. Ma "Tonio" aveva un che di straniero e di particolare.
Proprio cos�, in lui tutto aveva un che di particolare, lo
volesse o no, ed era solo ed escluso dalle dalle cose normali
e comuni, bench� non fosse uno zingaro nel carrozzone verde, ma
il figlio del console Kroger, della famiglia dei Kroger...
ma perch� Hans lo chiamava Tonio finch� erano soli, se poi,
venendo un terzo, cominciava a vergognarsene? A volte se lo
sentiva vicino e quasi conquistato. "In che modo lo trad�,
Tonio?" gli aveva domandato prendendolo sottobraccio. Poi
quando era arrivato Jimmerthal, aveva tirato un sospiro di
sollievo, piantandolo in asso e rinfacciandogli, senza necessit�,
il suo nome. Come faceva male dover intuire queste cose!
Hans Hansen, in fondo, gliene voleva un po' di bene quando erano
soli, lo sapeva. ma non appena era presente un terzo, ecco che
si vergognava di lui, sacrificandolo. E lui era di nuovo solo.
pens� a re Filippo. Il re ha pianto...
-Caspita,- disse Erwin Jimmerthal, -adesso devo andare sul
serio in citt�! Vi saluto, e grazie per le caramelle!-
Dopo di che salt� su una panchina sul lato della strada, vi
corse sopra con le sue gambe storte, allontanandosi di trotto.
-Quell'Jimmerthal mi piace!- disse Hans enfatico. aveva un
modo viziato e persuaso di rivelare simpatie e antipatie,
di distribuirle quasi benignamente... Poi continu� a parlare
della lezione d'equitazione, perch� tanto era avviato.
Ormai la casa degli Hansen non era pi� molto lontana; il
percorso lungo gli argini non richiedeva molto tempo.
Hans Hansen continuava a parlare, mentre Tonio, solo di
tanto in tanto, lasciava cadere artificiosamente un "oh"
e un "si si", senza rallegrarsi che Hans, nel fervore del
discorso, lo avesse rispeso sottobraccio, perch� l'avvicinamento
era solo specioso, senza importanza.
Poi lasciarono gli argini non lontano dalla stazione,
guardarono un treno passare sbuffando con sgraziata
sollecitudine, per passatempo ne contarono i vagoni e
salutarono l'uomo che, imbacuccato nella pelliccia, se ne
stava seduto, alto alto, nell'ultimo. Davanti alla casa del
grossista Hansen, Hans prese commiato.
-Devo proprio rientrare adesso,- cominci�. -Addio, Tonio.
la prossima volta ti accompagno io a casa, sta' pur certo.-
-Addio Hans,- disse Tonio, -� stata bella la passeggiata.-
Le loro mani, unite in una stretta, erano umide. Quando
per� Hans guard� Tonio negli occhi, nel suo grazioso viso
sorse una specie di riflessione contrita.
-Del rsto quanto prima legger� Don Carlos,- disse in fretta.
-La faccenda del re nella sala del consiglio deve essere
grandiosa!- Poi, la cartella sotto il braccio, attravers�
di corsa il giardino. Prima di sparire in casa, si gir�
ancora una volta per fare un cenno con il capo.
E Tonio Kroger tutto trasfigurato e svelto. Il vento lo
spingeva alle spalle, ma non solo per questo procedeva tanto
veloce.
Hans legger� Don Carlos e poi avranno in comune qualcosa di
cui n� Jimmerthal n� altri potranno discorrere! Come si
capivano bene! Chiss�, forse potr� convincerlo anche a
scrivere versi... No, no, questo non lo voleva! Hans non
doveva diventare come Tonio, bens� restare cos� com'era,
limpido e forte come tutti lo amavano, e Tonio pi� di
chiunque altro! Ma leggere Don Carlos non gli avrebbe
fatto male... E Tonio, passando per la vecchia porta
puntellata, cammin� lungo il porto e, per la strada tutta
frontoni, ripida, ventosa e umida, sal� alla casa dei suoi
genitori. Il cuore allora viveva; struggimento vi era dentro,
e invidia malinconica e un pochino di disprezzo e una grande
beatitudine casta.