Tournée 1977 - 1978

Genova, 7 dicembre  1977 - Pensione Versailles

Mi metto a piangere come una stupida. Non ho voglia di stare con gli altri. Il braccio continua a farmi male per la nevrite. Telefono a casa e mi si parla solo di affari.

Ho dentro un muro.

L’età?… Anche l’età, ma non solo l’età…

Solitudine forse… ma è meglio così. Gli “altri” mi stancano ormai quasi sempre... il piattume mi ammazza...

Sono a pancia in giù sul letto, non c’è più quasi luce… Saranno le cinque?

Mi arrivano i rumori secchi della strada S.Giacomo e non so che.

Quanti momenti uguali in una vita!

Vorrei arrivare, finalmente, da qualche parte.

Questa pensione Versailles!… questo 7 dicembre!…

Genova, 8 dicembre 1977 - giorno dell’Immacolata - mattino

... pioggia, rumore di ghiaccio sotto le ruote delle automobili, alberi grigi appesantiti dalla stanchezza, (oh, non potersi mai mettere al riparo sotto a un portone!) lottano da sempre contro il ventaccio del porto. Che disastro essere un albero in un giorno di tempesta!…

“Ma loro hanno le radici!” mi diceva un giorno qualcuno.

Eh, già! Loro sì.

Mercoledì, 14 dicembre 1977

Ho un tavolino! Davanti alla finestra, pieno così di luce! Finalmente me lo hanno dato! Piccolo, di legno ambra, caro e dolce come un bicchiere d’acqua quando hai sete…

Un tavolino può essere la gioia.

Genova, 15 dicembre - ore 12

Sono quarant’anni che non faccio che volere. Bisogna bene che le cose si decidano a venirmi incontro!…

Pensiero: credo di essere qualcosa di più di quello che veramente sono?

Pensione Versailles - ore 15

Faccio per sedermi sul letto e do un calcio alle pantofole. Come prenderle sotto al letto senza una scopa?

Ci penserò questa notte.

Una sigaretta. Due antiacidi per la mia ulcera duodenale.

Una pipì nel bidet portatile: è bianchissima. Il vino forse.

Getto il tutto nel lavandino: sciacquo bidet e lavandino con acqua calda.

Mi metto a scrivere: è fatta. Mezz’ora… e poi vado per negozi.

Natale! Un vestito di lana azzurra per mamma, azzurra come la collana… E per mio figlio?…

… Mio figlio… che disagio… Mi sembra, ma è vero?, di non amarlo più. Provo imbarazzo se penso a un regalo per lui…

Basta! Lavo i denti e me ne vado. Fa freddo…

Ravenna, 5 gennaio 1978 - Hotel Cappello - ore 16,45

Ore 11 sveglia. Girato per la città.

Discussione al Battistero. Tre poveracci di guardia all’ingresso, ti fanno pagare cento lire per vedere gli affreschi. Ma poi ti spengono la luce, e se li vuoi vedere, questi affreschi, devi pagare altre cento lire. Non prendetemi per i fondelli! Fatemi pagare addirittura duecento lire! No, la regola è così.

Una parola tira l’altra.  La morale: sono contenti di come vivono, (“ma lei è qui al freddo, ha le mani viola, è il 4 gennaio, ha passato la settantina, non capisce che la sfruttano?…”), la vecchia lavora per “snob”, così ha detto, non ne ha bisogno. “Ho i figli, io!…”

Me ne sono andata inseguita dalle loro parolacce: “Comunista!…”

Venerdì, 6 gennaio 1978 - sempre a Ravenna - ore 3,40 notte

Pomeriggio: a letto coi giornali dell’albergo, Novella 2000, Stop, ecc.  Alle 17 andata all’Upim (iupaim in inglese, come dice la mia amica Lella!..) Mi sono comperata dei guanti. Poi in teatro.

Giornata anonima. Solitari nulli. Tosse. Raffreddore.

Adesso, prima di dormire, quattro “Gente” con figure di ex-regnanti, ex-playboy, ex-vallette…

Che altro dire? Non penso, non credo, non rimpiango. Il vuoto. Completo. Quello che non si avverte nemmeno.

Buonanotte stella!

Bologna, domenica 8 gennaio 1978 - Pensione Farini

 “… ove tende questo vagar mio breve?…”

Zagarolo, perché? Tanti sforzi, perché?… economie per costruirmi una casa…. perché?…

Non avere fede!…

Padova, 16 gennaio 1978 - ore 15

Cammino a caso per le vie di Padova. Solissima.

Mangiato pasta e fagioli con vino rosso.

Per le strade nessuno. Davanti a una casa un carretto di legna: ancora hanno “la stufa” nel cuore della città.

Vecchi palazzi, vecchie finestre. Il tempo che è passato. E anche vecchie finestre murate. E portici, portici, portici.

Bella e triste.

… Non piove più. Due giorni di pioggia malinconica, dolce e oggi, un po’ di sole. E un buon freddo.

Perché sono così sola?

Devo pensarci.

Voghera, 30 gennaio 1978

Oggi compio 42 anni… e il tempo se ne va…

… ma quelli di Voghera non potevano accendere il riscaldamento nel teatro? 

Il gelo di stasera! Abbiamo recitato pieni di maglioni sotto ai costumi. C’erano i termini per una vertenza sindacale, ma i “compagni”, gli “ultra”, tanto bravi in assemblea… zitti! Già, l’amore per lo spettacolo, per il teatro!…

Silenzio, stella!

Voghera, città di… Già ho ricordi pazzeschi di Voghera… (quella notte sull’autostrada, a Capodanno, senza benzina, io e la Wanda, vestite da sera, come due coglione a battere i denti!… E non solo: più tardi, arrivate finalmente nel locale dove dovevamo “presentare” la serata, abbiamo scoperto che lo spettacolo non c’era e che eravamo state ingaggiate solo per fare da “entreneuse” per la gioia dei villici. Un tale mi offerse appunto cinquantamila lire per uscire tra i cespugli con lui…)

Inutile qualsiasi commento.

Voghera!…

Roma, 17 febbraio 1978 

Che stanchezza!

In casa i problemi di sempre. Luca non c’è mai. Invano tento di parlargli. È chiuso nella sua infinita e disperata solitudine.

Fa così male vedere un figlio perdersi… e non riuscire, non potere fare nulla. Mi sento impotente.

E intanto lui se ne va per le strade con gente balorda… e…

Solo una madre può dire lo strazio delle camice sporche di sangue… Nemmeno la lavatrice riesce a far nulla…

E tu sei lì che le appendi ad asciugare… e affondi la faccia nel fradicio freddo stomachevole doloroso bucato, per non far sentire ai vicini le urla e il pianto disperato che ti esce dall’anima…

Solo una madre sa il furibondo rivoltarsi dei visceri… Cazzo, è tuo figlio!… è tuo figlio a cui torneresti a dare la vita!…

Ritorni in te: allontani il dolore… se ti concentri ci riesci…

… Ora il figlio è solo un estraneo che non conosci e non comprendi, e dici “No!”… dici “no” all’angoscia, dici “no” a questo rinnovato travaglio… dici, gridi… ”Nooo!”

No!

Taranto, 31 marzo 1978 - Hotel Plaza

… a Roma ho visto il viso di mamma al sole. Il tempo le è passato sulla pelle con noncuranza senza rispetto per la sua femminilità, regalandole una rete fittissima di piccole rughe impietose… ogni lacrima ha lasciato il suo solco… e anche ogni sorriso.

Povera mamma. È sempre più stanca e noiosa. Ed io egoista.

Sono tornata a casa con molto amore e pazienza. Dopo tre giorni già avevo l’ansia.

Che rapporto difficile - io mi sento divorata da lei.

Soffoco e non posso liberarmi…

… Luca mi ha presentato la sua ragazza. Questa volta pare innamorato. Per il resto è sempre lo stesso.

Ma cosa m’aspettavo da lui?…

Quello che ora mamma s’aspetta e pretende da me?

Come poter uccidere la propria famiglia senza morirne?

Roma, 4 aprile 1978 - mattino

E sono arrivata in porto… Pochi giorni ancora qui al teatro “Valle” e poi…

Sono stanchissima. Questa tournèe mia ha uccisa nell’anima. Che cosa vuol dire girare… girare in tondo per lavorare… e tornare a casa e non riconoscere il figlio… È un uomo ormai… e tu ti sei persa i momenti più belli che non potrai mai recuperare… perduti!… Ma dovevi dargli da mangiare, farlo crescere e intanto che tu giri sola e triste come una bestia, lui cresce… cresce tanto che quando torni a casa, non sai più chi è… vita di merda!…

Ora questa pausa… fino a quando?…

I soldi finiscono, i bisogni mai… Ti devi guardare attorno con premura, e cercare… Un nuovo lavoro, un’altra tournèe… e ancora te ne andrai, ottusamente a capo chino, come una capra di montagna che dà cornate all’inafferrabile… perché devi farcela… devi!

… Dio mio! non ne posso più!!!...  Voglio delle radici!... Le voglioooo!!!!...