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Il
mio nome è Liù, almeno così tutti mi chiamano, ma il mio vero nome è
Luigia, nome difficile da portare. Troppo austero per me che sono
piccolina e ancora, a sessantasette anni, con la frangetta e sempre
scapigliata. Cosa
curiosa portare un nome, sono sempre gli altri che te lo danno e tu non
puoi che adattarti… Così sono stata per lungo tempo Adua,
Cicci, Luisella, Lella, Bamby, Luisa e alla fine Liù. E Liù
sono rimasta. All’anagrafe resto comunque Luigia, ma di Luigia non ho
proprio niente. Sarà che ho sempre abbinato al nome la figura di Maria
Luigia d’Austria… Luigia è un vestito troppo grande per me… Ma
santo Dio, come si fa a mettere ad una neonata, anche se di cinque chili
e novecentosessanta grammi, il nome di Luigia? D’accordo che il nonno
si chiamava Luigi, ma insomma! Il nome ti resta addosso per tutta la
vita e se non è più che appropriato, può crearti disagi, farti
sentire inadeguato. Da
ragazza conobbi un bambinetto che si chiamava Otello: era piccolo,
fragile, timidissimo e tutti si aspettavano da lui forza e
determinazione che proprio non aveva poverino… Otello non è mai stato
un bambino felice.
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