LASCESA DEL NOBILE FETONTE
(in ordine alfabetico)
ALESSANDRO MAGNO, eroe
APEIRON, commerciante
APOSIO, capo del consiglio degli Anziani
BACCOS, oste
CASSANDRA, governante di Fiordaligi
CATERVA, popolano, amante di Fetonte
COPROFORO, schiavo muto
DEMOSTENE, oratore ateniese antimacedone
DEMOTINO, allievo prediletto di Fidia e scultore ufficiale di Fiordaligi
ELENA, sorella giovane di Fiordaligi
ESCHINE, capo del partito filomacedone ad Atene
EVARISTO, consigliere di Fiordaligi e filosofo sofista
FETONTE, nobile capo della congiura
FILIPPO IL MACEDONE, padre di Alessandro
FIORDALIGI ORCOCLASTA, tiranno di Koiton, polis vicina ad Atene, e Anziano ad Atene.
HOPULOS, congiurato ottuso
HYPPIPPIDE, congiurato arguto
HYPPORCOS, sacerdote di Cibele, indovino ed Anziano ad Atene
LAGIUSI, moglie di Fetonte
LAYDOS, finto lebbroso, eunuco, nano e storpio
MARKOS, vero eunuco
NAUTILOS, congiurato antitetico
NEONE, capo delle guardie di Fiordaligi, dilaniato tra fedeltà e lusinghe
PISTILLOS, villoso lenone
PITONE, ideologo della congiura e socratico, Anziano ad Atene
PROTESI, bravo attore che sostituisce Cassandra in ferie
STERKOS, infiltrato socialista di Tebe ed Anziano ad Atene
TALASSIMENE, prostituta
Guardie di Fiordaligi
Soldati macedoni
Comparse
SCENA I La sala dei banchetti del Palazzo di Fiordaligi a Koiton. Sono presenti Cassandra, Fiordaligi, Evaristo.
CASS. [rivolta alluditorio] Morirete tutti! Quandanche non periste tra lancinanti ustioni, il vostro negletto corpo fuggirà sulle ali di Icaro e cadrà dalle vertiginose altezze del Monte Olimpo, gettato nelle fiamme degli ignoti abissi; [a Fiordaligi] la vendetta di un uomo giusto taglierà il filo della tua vita, mio tiranno, e ti dissuaderà dal soggiogare ancora mille anime innocenti con violente ragioni di ingiustizia e prevaricazione; il tuo regno avrà fine, e, odi bene, Fiordaligi, ciò avverrà una notte di plenilunio, quando il gallo canterà tre volte.
EVAR. Mio Signore, temo che la vostra governante non abbia mangiato bene, questa sera. Il suo alito è carico di gran fetore, e le sue parole sono veleno.
CASS. Tu parli male, infido Evaristo. Ben sai che non meriti la fiducia del tuo Sovrano, e ciononostante osi far del sarcasmo sulla sua sicura sconfitta.
EVAR. Io infatti ti maledico, vecchia vipera, perché sei blasfema e traditrice! Vattene ora, o i tuoi occhi cisposi non vedranno più sorgere soli né lune, dalla tua umida cella!
CASS. Io vado, e rassegno le dimissioni. Ma non sarete salvi, ricordatevene! [esce]
FIOR. Sei stato duro con lei, mio fido consigliere. Cassandra è stata una balia indefessa, ed ora paga il peso degli anni.
EVAR. Me ne dispiaccio, mio Signore, ma quella donna mi ha fatto perdere il senno.
FIOR. Io non credo che ciò sia vero: non sei forse tu un sofista, e non basi il tuo pensiero sopra logica e raziocinio?
EVAR. Ogni cosa ha un suo limite; ma se è vero che tutte le cassandre portano male, e se è vero che costei è appunto una Cassandra, la deduzione è stringente.
FIOR. Non ci avevo pensato. Come al solito, hai sempre ragione tu, Evaristo.
SCENA II Il cucinotto della casa di Pitone, alla periferia di Koiton. Entrano Hyppippide e Hopulos.
HYPPI. Come ti dissi pocanzi, mio buon Hopulos, non vè ragione per essere turbati. Il consiglio di Pitone ci accompagna nella nostra azione, e mai filosofo fu più accorto di lui.
HOPU. Io confido nella tua astuzia, Hippippide, giacché ben sai che io sono ottuso, e non potrò che partecipare con le sole forze delle braccia, essendo aliena dal mio costume ogni velleità intellettiva.
HIPPI. Tu non puoi tornare utile nella fase propedeutica, ciò è vero, ma il tuo coraggio e la tua abnegazione si renderà indispensabile in seguito. Ora ascolta: Pitone mi ha rivelato laltra sera il significato della libertà, e voglio che tu lo conosca.
HOPU. Ma non ne comprendo la ragione...
HIPPI. Non interrogarti su cose più grandi di te, e accetta quello che ti dirò come un dogma. Libero è colui che non deve render conto a nessuno delle proprie azioni, fintantoché non lede la libertà altrui, e la ragione ultima risiede in ciò, che tu possa alzarti tardi al mattino, mangiare ad un lauto banchetto servito da eunuchi fedeli, passeggiare alla sera nellagorà e comprare i belletti per tua moglie, conversando amabilmente con i tuoi abituali commensali delle tue eroiche imprese amorose e delle cose che possiedi e che ami.
HOPU. Io so che tu dici bene, Hippippide, ma se uno può fare ciò che vuole quando vuole, non vorrà mai lavorare nè faticare, e allora come potrà spendere in tali modi i soldi che non ha guadagnato?
HIPPI. Non è una domanda pertinente: ognuno avrà sempre ciò che occorre, perché in ciò sta la libertà!
HOPU. Perdonami, Hippippide, ma non capisco.
HIPPI. Mi aspettavo questa ammissione, data la tua scarsa famigliarità con il corretto raziocinio. Ma non disperare: ciascuno esegua il compito che gli Dei gli hanno affidato, e non si ponga questioni che non gli competono.
HOPU. Farò come dici. Ma sento arrivare qualcuno, Hippippide, forse Pitone.
[entra Nautilos]
NAUT. Sono felice di vedervi qui, amici. Ma non mi aspettavo che foste già arrivati.
HIPPI. Attendevamo Pitone, Nautilos, e sei giunto tu. Qual buon vento ti porta dunque?
NAUT. Ho incontrato Pitone laltra sera alla Fonte Clepsidra, e mi ha reso edotto del piano da lui ideato. Ho accolto di buon grado il suo invito, e mi sono pentito. Ma ora sono qua, insieme a voi, e sarà un piacere offrire il mio ausilio, sempre che non decida di ritirarmi nelle paludi di Tricòrito, a caccia di zanzare.
HOPU. Perché non riesco mai a comprendere ciò che dice costui?
HIPPI. Sei il benvenuto, Nautilos. Ma ora si è fatto tardi, e bisognerà che mangiamo qualcosa. [a Hopulos] Vai a cercare un capretto, se occorre rubalo, e cucinalo per la nostra causa, Hopulos: la libertà!
SCENA III Propilei. Entra Talassimene.
TALA. Le lunghe ombre della sera stanno già calando sullingresso trionfale frutto dellingegno di Mnesicle, e dallalto dellAcropoli il Partenone svetta sovrano, con la dea Athena che pare osservarmi incauta dal sommo dellOlimpo. Che giorno infausto è mai questo, dove gli ateniesi sembrano aver sepolto le loro antiche pulsioni, e non badano alle pubbliche offerte della generosa Talassimene! Ella attende invano, nonostante il rubicondo petto, e la chioma trepidante dalle perdute carezze. O forse è il fondato timore della prossima battaglia che trattiene i cittadini dal vituperato costume?
[Entra Pistillos]
PIST. Cosa fai ancora qua fuori, Talassimene? Ritieni dunque che il tuo lavoro sia terminato per questa sera?
TALA. Ecco che il villoso lenone mi perseguita ingiustamente! [a Pistillos] Non essere duro con me, mio buon padrone, poiché già la mia delusione è grande per non aver trovato clienti.
PIST. O che dici, prosperosa? Ti hanno adunque abbandonato le tue sane virtù?
TALA. Non far del sarcasmo la tua arma più tagliente, che ormai da tempo è spuntata.
PIST. Bada tu a non perdere la giocosa dote che gli Dei ti han dato, di essere cioè viva danima e corpo. Ma attenta, adesso, che sta arrivando Caterva, il tuo amico prediletto, seppur poco puntuale nei pagamenti..
TALA. Vattene allora, Pistillos, e fammi lavorare in pace!
[si allontana]
TALA. [a Caterva] Che, giri tutto solo bel Caterva?
CATE. Oh, Talassimene, questa non è sera.
TALA. Che mai è accaduto, che potesse rendere sì affranto e indifferente un animo perverso e lussurioso come il tuo? Ti han forse tagliato il pisello?
CATE. Lassame sta...
TALA. Che mai ti angustia, allora?
CATE. Sono indeciso tra le bollette da paga e li Tebani che avanzano: nun so se fo melio a esiliarmi tra gli amici di Caristo, o passa lo resto dela vita mia nella grotta di Pan...
TALA. O che mi dici, Caterva bello? Stammi a sentire: ti prometto che ti farò tornare come nuovo per soli due oboli di bronzo; e non puoi rifiutare un offerta così generosa!
CATE. Du oboli soli? Ma te senti bene?
[Lo prende per la mano e lo porta dietro i Propilei; rientra Pistillos]
PIST. Che buona sorte che mi è toccata: questa sì che è una gran puttana!
SCENA IV Il campo di battaglia a Cheronea. Alessandro Magno, Eschine.
ALES. Nobile Eschine, io ben so che la vostra abnegazione al Sovrano Fiordaligi non è imperitura, e so anche che vi tornerebbero utili alcuni talenti. La mia proposta è questa: voi appoggerete, moralmente e materialmente, allinterno del Consiglio lavanzata dei Macedoni, propugnando la nostra causa...
ESCH. Giovine Alessandro, ma vostro Padre Filippo è al corrente di cotanti disegni?
ALES. Non dubitatene. Egli ne è consapevole.
ESCH. In questo caso, accetto. Tuttavia abbiamo un grosso problema, ad Atene.
ALES. Confidatevi con me, Eschine.
ESCH. Si tratta di questo: Demostene è contrario ad appoggiare Filippo e il suo popolo, poiché teme una ingiusta sopraffazione da parte vostra, dopo il vostro vano assedio di Bisanzio e linvio di una forte flotta da parte nostra (cioè, loro!). Non sarà facile convincerlo, dato che con lui è la maggioranza dei cittadini.
ALES. Se il problema è solo questo, vedete di mandarlo via!
ESCH. Sarà fatto il possibile, Grande Alessandro. Io pensavo questo: dopo la triste vicenda giudiziaria cui lo stesso Demostene ci ha costretto, allorché nel 343 ci accusò di connivenza con il vostro Regale padre (non credo che la ricordiate, eravate un fanciullo), è mia ferma intenzione ottenere equa soddisfazione; credo perciò che accuserò di sacrilegio i Locresi di Anfissa, per aver coltivato il territorio sacro a Crisa. Ne seguirà certamente loccupazione delle Termopili da parte dei Tebani, loro alleati: ma mentre essi si sentiranno al sicuro, le vostre truppe le aggireranno, e scendendo fulmineamente nella Focide, in pieno novembre, occuperanno la posizione chiave di Eleatea. A questo punto gli Ateniesi invieranno a Tebe Demostene, giacché cercano sempre il suo aiuto quando sono nei guai, e otterrano, a caro prezzo, lalleanza dellantica rivale! Nella successiva primavera piomberete su Anfissa e la distruggerete, e costringerete a battaglia Ateniesi e Tebani presso Cheronea. La vostra rivoluzionaria tattica, la superiorità delle vostre forze, e soprattutto la carica irresistibile della vostra cavalleria, che voi stesso guiderete, vi consentiranno di riportare una vittoria senza condizioni, che vi renderà arbitri assoluti del destino della Grecia!
ALES. Questo è tutto?
ESCH. Sì, mio giovane futuro sovrano...
ALES. È un piano assai stupido! Ma mi sei simpatico. Tuttavia ti devo chiedere una cosa sola...
ESCH. Di che si tratta, eccelso?
ALES. Ti puoi spostare leggermente, ché mi fai ombra, e i raggi del sole non illuminano a sufficienza il mio bel viso e i miei riccioli doro?
SCENA V La bottega di Apeiron al mercato coperto di Koiton. Entra Fetonte, accompagnato da Elena.
APEI. O Elena, mia nobilissima regina, sorella del Principe Fiordaligi, quale onore mi è fatto nellesser scelto tra mille mercanti, per le vostre piccole spese!
ELEN. Risparmia il fiato, viscido Apeiron, ché io non sono venuta a spender mine nella tua sozza bottega. Piuttosto, ho accompagnato il mio nuovo amico, il nobile Fetonte, che ora ti presento.
APEI. È un piacere conoscerti, nobile Fetonte.
FETO. Forse mi puoi aiutare, Apeiron, giacché ho deciso di acquistare un grazioso ornamento da regalare a mia moglie per il suo compleanno.
APEI. Io posso soddisfare la tua richiesta senza affanno, ma non le sarebbe forse più utile un lucido specchio, levigato dallo stesso Dio Apollo, ove il suo viso rubicondo possa contemplarsi con ammirata beatitudine?
FETO. Ciò che dici è strabiliante, e hai sicuramente ragione. Prenderò anche quello.
APEI. E che ne pensi di questo montone di cuoio, unico nel suo genere, che la tua donna possa sacrificare quando giura sul suo eterno amore, nella difficoltà di reperire un animale vivo?
FETO. Questa è una grande idea, Apeiron!
APEI. Tuttavia le occorrerà anche uno scudo, su cui giurare: così Eschilo ha scritto!
FETO. Per Era! Comprerò anche lo scudo, allora!
APEI. E quando tu sarai lontano in battaglia, nobile Fetonte, al comando delle tue imponenti truppe, come potrà tua moglie attendere per lunghe notti il tuo ritorno, senza pensare a quanta passione tu sai usualmente donarle?
FETO. Ares non voglia che questo possa accadere!
APEI. Ma se ciò avvenisse, cosa dovrebbe fare?
FETO. Dimmelo tu, insolente Apeiron!
APEI. Se tu non vuoi chella ceda alle lusinghe di qualche attempato seduttore, dovresti donarle qualcosa di utile, con cui possa passare, indenne da brutti pensieri, i momenti di solitudine forzata.
FETO. E cosa mi suggerisci, astuto Apeiron?
APEI. Avrei giusto un delicato olisbo a otto dita, di vero cuoio, che se vuoi potremo personalizzare...
ELEN. Fetonte, non starlo a sentire, perchè egli sta delirando!
FETO. Non è unidea malvagia! In tale modo ella non mi tradirà mai, e potrei anche ordinarne uno con le mie forme!
APEI. Saggia decisione! Ve lo incarto?
ELEN. Ma cosa credi di fare, Apeiron? Costui è il nobile Fetonte, e sua moglie è Lagiusi, figlia di Mìrrina e Cinésia!
FETO. [prende dalle mani del mercante un enorme sacco carico di acquisti] Quanto vi devo, buon Apeiron?
APEI. Fanno seicento talenti, nobile Fetonte.
FETO. Per Zeus! [a Elena] Ora dovrò saccheggiare la cassa di tuo fratello Fiordaligi, per pagare costui!
SCENA I Lesterno del Palazzo di Fiordaligi. Demotino al lavoro su alcune metope.
DEMOT. Il caldo è soffocante, oggi! Ed io che sono costretto a sudare, alla vigilia delle feste Scire, per poche mine! Giorno infausto fu quello in cui decisi di frequentare la scuola di Fidia, figlio di Fidia!
[entra Evaristo]
EVAR. Come procede la tua opera, Demotino?
DEMOT. Bene assai, eccelso! Ho terminato i capitelli ornamentali ed ora sono alle prese con le metope della prima fila, come vedete.
EVAR. E il lavoro ti soddisfa?
DEMOT. Molto, signore. Tuttavia cè gran caldo, oggi, e temo di non essere abbastanza lucido per completare questo cavallo in rilievo con le dovute attenzioni!
EVAR. Perché non rinunci allincarico odierno, allora?
DEMOT. Buona Atena Tritogènia, non posso! Perderei il salario e la stima del sovrano Fiordaligi!
EVAR. Ciò è vero, se Fiordaligi avesse stima in te e volesse pagarti.
DEMOT. Ohibò, questa è dunque la verità?
EVAR. Torna pure a casa, Demotino, e vatti a riposare. Domani ci sarà gran festa, e dovrai esser in piene forze per godertela.
DEMOT. Visto che la situazione è oggi disperata, che almeno mi possa divertire domani! [scende e se ne va]
EVAR. [fra sè] Ah Ah, il piano procede... Non passerà molto tempo ancora prima che Fiordaligi, rimasto solo e vittorioso grazie ai miei intrighi, riconosca la necessità di affidare ogni suo affare al suo devoto consigliere, il grande e scaltro Evaristo! E giunto quel momento, oramai prossimo, tutti dovranno inchinarsi alla mia immensa potenza!
SCENA II La Sala del Consiglio di Atene. Aposio, Sterkos, Demostene, Eschine, Fiordaligi, Hypporcos, Pitone, quattordici comparse.
APOS. Colleghi Anziani, dichiaro la seduta aperta. Allordine del giorno è iscritto in primo luogo lannoso problema delle vacche magre. Ha chiesto la parola lAnziano Sterkos.
STER. Cari amici, anche questanno il raccolto delle nostre languide pianure è stato minore del previsto, a causa di una dura siccità. Per questo motivo, quale rappresentante dei proprietari terrieri chiedo una adeguata sovvenzione per far fronte alle notevoli perdite registrate.
ESCH. Io non sono disposto ad accondiscendere a tale richiesta, giacché il denaro è appena sufficiente per appianare il debito annuale, e non può essere distratto per futili istanze di incompetenti contadini!
STER. Gli eventi catastrofici non furono prevedibili da parte dei cittadini allevatori, pertanto i danni vanno risarciti, posta la calamità naturale!
DEMO. Se è vero che laridità ha cagionato tali rilevanti danni, allora lAnziano Sterkos è invitato a produrre le dovute certificazioni dellIspettorato competente, dopodiché si prenderà una decisione.
APOS. Losservazione di Demostene è corretta, pertanto in questa sede si fissa il termine di un mese allAnziano Sterkos per dimostrare lesatta entità delle conseguenze della siccità. Così risolto il problema delle vacche magre, suggerirei di passare alla discussione della proposta di Fiordaligi, in merito allassegnazione alla polis alleata di Koiton della cittadinanza Ateniese.
FIOR. In qualità di rappresentante unico di Koiton, ritiro la proposta.
[brusìo generale]
PITO. Come giustifichi tale iniziativa, Fiordaligi? Fino a poche ore fa eri un assertore convinto della federazione con Atene!
FIOR. Abbiamo valutato la questione, e così abbiamo deciso.
PITO. Anziano Aposio, io mi oppongo al ritiro della proposta, poiché ormai era stata devoluta al Consiglio e spetta a questo decidere sullesito di essa, qualunque esso sia.
STER. Io mi associo allistanza di Pitone.
APOS. Si metta ai voti, sulla seguente questione: "è in via esclusiva competente il Consiglio a giudicare sul ritiro di una proposta già ad esso devoluta?"
PITO. Che si aggiunga: "In caso negativo, è responsabile il revocante se non motiva il ritiro?"
FIOR. E si aggiunga, in alternativa: "In caso affermativo, è responsabile il contestante se soccombente?"
APOS. Nessun altro emendamento? [gli altri tacciono] Allora si voti, sulla prima questione [alzano la mano: Pitone, Sterkos, Hypporcos, Eschine e sette comparse; sono contrari gli altri in totale dieci persone] Il consiglio è dunque competente in via esclusiva.
FIOR. Questo è un supruso!
APOS. Si passi alla seconda questione [stessi voti]; Fiordaligi è tenuto a indennizzare il Consiglio. La somma da versare sarà determinata alla prossima riunione.
FIOR. Io non posso accettare una simile sopraffazione!
APOS. Taci, Fiordaligi, o la tua situazione peggiorerà!
FIOR. Me ne frego! Siete tutti degli insolenti!
PITO. Propongo lespulsione dellAnziano Fiordaligi.
APOS. Si voti immediatamente, ma non prima che Fiordaligi abbia scelto un difensore. [a Fiordaligi] Quale Anziano nomini come tuo peroratore?
FIOR. Essendo costretto a tale procedimento, a mio parere incredibile e vessatorio, nomino lAnziano Demostene.
APOS. Parli Demostene.
DEMO. Mi rimetto alla clemenza del Consiglio.
APOS. Si voti dunque sulla proposta di Pitone: [alzano la mano quasi tutti] Fiordaligi è espulso dal Consiglio, e deve lasciare la sala.
FIOR. Io me ne vado, ma sentirete ancora parlare di me!
SCENA III La casa di Pitone. Hippippide,Hopulos e Nautilos.
HIPPI. Miei splendidi amici, Pitone non si è ancora fatto vivo. So che questoggi aveva alcune faccende da sbrigare al Consiglio di Atene, e temo che non potrà sottrarsi alle lungaggini delle procedure prima che lalba sarà giunta.
HOPU. Tu parli bene, Hippippide, ma nel frattempo noi che facciamo?
HIPPI. Il pollo che trovasti incustodito nel cortile di Markos ci ha saziato a sufficienza: occorrerebbe tuttavia bagnare le nostre gole arse dalla trepida attesa con ottimo sidro!
NAUT. Il Sidro deve essere novello, per essere gustato appieno.
HIPPI. Ben detto, saggio Nautilos! Non resta che procurarcene un poco... [guardano entrambi Hopulos]
HOPU. Cè una cosa che non afferro, amici, ed è questo: poiché la cantina di Pitone non è punto fornita, non dovremo forse rinunciare alla bevuta?
HIPPI. Non spetta a te comprendere ogni cosa, buon Hopulos, ché è già nostro ingrato compito provvedere a trovare le soluzioni alle questioni intellettuali. Pertanto vai, ora, a prendere un paio di caraffe nella casa di Markos, ché egli si è mostrato fiero di contribuire alla nostra causa!
HOPU. Ma Markos non è in casa, amici. Come potrò a lui chiedere di soddisfare alle nostre richieste?
NAUT. Non ho più sete.
HIPPI. Vai e non angustiarti, Hopulos, e prendi ciò che ci serve.
NAUT. Prendine tre, di caraffe.
HOPU. Io vado, ma non sono convinto...
HIPPI. Ricordati della libertà! E gioisci, giacché ti rendi utile ad essa.
NAUT. Bisognerà mandare a chiamare Markos...
HOPU. Tu credi questo, Nautilos?
NAUT. Certo che no! Io scherzavo.
SCENA IV I Propilei. Talassimene, Caterva e Pistillos.
TALA. Ti vedo rinfrancato, Caterva.
CATE. È gioia del mommento, Talassimene, ora dovrò passa da Pistillos.
PIST. Sane parole, Caterva. Fanno due tetradramme.
CATE. Ma questo è un furto! Ed è ingiusto, poiché Talassimene me prommise un prezzo ben più baso!
PIST. È con me che dovevi trattare, ben lo sai!
[entra Lagiusi]
LAGI. Che è questo baccano, a questora di notte? Chi è là?
TALA. [a Pistillos] È meglio che io vada, e non mi faccia vedere da Lagiusi, poiché sono amica di Fetonte, e lei mi conosce fin troppo bene! Mi nasconderò dietro a quella colonna. [esce]
CATE. Nobile Laggiusi, è nu grande nnore incontrarvi in un giorno così infausto della mi vita!
LAGI. Ohibò, Caterva. Cosa mi dici mai? Che accadde?
PIST. Caterva esagera un poco, come suo solito. Egli vuole semplicemente esprimere il suo disdegno per le crudeltà dellesistenza, e per la possibilità che inizi una nuova guerra.
LAGI. Non ti dovresti preoccupare: mio marito Fetonte stava parlando pocanzi con Elena, sorella di Fiordaligi, e lei gli rivelò che i macedoni non hanno intenzione alcuna di appiccare nuovi incendi.
CATE. Ma io nun so che vorranno fare li Tebbani!
PIST. [a Lagiusi] Veramente tu sai se i Tebani accetteranno le proposte di alleanza di Demostene?
LAGI. Sembra di sì, Pistillos. Il nostro gradito emissario partirà domani, e pare che abbia grandi speranze.
CATE. Chissà a che prezzo!
PIST. Due tetradramme.
CATE. Sì poco?
PIST. No, due tetradramme è quello che ancora mi devi!
CATE. Ahò, nun te pago...
LAGI. Vabbè, non voglio sentire ragioni, attorno ai Propilei. Non so perché tu abbia tale debito, ma pagherò io per te, Caterva.
CATE. Te ringrazzio, mia dolce fata!
PIST. [prende i soldi da Lagiusi] Per me questi o quelli pari sono. Ora vi lascio soli [esce].
LAGI. Dimmi, Caterva, io non voglio sapere per quale motivo ti fu chiesto di adempiere mantinenti a tale obbligazione, e per quale causa tu la contraesti. Io passeggiavo solinga per le strade di Atene, diretta alla sommità dellAcropoli, per dimenticare gli affanni e i tediosi guai quotidiani...
CATE. Pure io! La guerra è vicina, e non so come farà la mi familia a sopportare tale disgrazia.
LAGI. Non crucciarti, Caterva. Mio marito Fetonte avrebbe parole liete per la tua confusa mente, ti consiglio anzi di andarlo a trovare, vedrai che ti risolleverai lo spirito!
CATE. Questa è na cosa bbuona. Farò come dici.
[rientra Talassimene]
TALA. Guarda un po che sgualdrina! Cerchi di distrarre la mia clientela, e inviti Caterva a casa tua. Per vedere Fetonte, dici! Ma non posso credere ad una panzana simile: Fetonte lho visto unora fa al mercato con Elena, e certo non rincaserà prima dellalba! Penso che domani gli farò visita, e allora sì che ci sarà da divertirsi!
LAGI. Fetonte con Elena al mercato! Quale tremenda notizia mi reca codesta meretrice! Ma io saprò rendergli la pariglia, se è vero che mi chiamo Lagiusi, figlia di Mìrrina e Cinésia!
SCENA V Una stanzetta nel Palazzo del Consiglio di Atene, dopo la riunione. Fiordaligi, Evaristo, Coproforo.
EVAR. Ho udito del problema che vi angustia, illustrissimo.
FIOR. Quei pazzi non sanno ciò che han fatto! La mia vendetta sarà lenta ma crudele, e non risparmierà nessuno di essi!
EVAR. Ovviamente sono pienamente daccordo, ma non vi consiglio di precipitare le cose, mio Sovrano.
FIOR. E perché mai, fido Evaristo? Forse quelli hanno avuto bisogno di meditare e ponderare bene la sentenza che mi macchia senza appello?
EVAR. Ciò è vero, Fiordaligi, ma la fretta è cattiva consigliera.
FIOR. E buon consigliere è Evaristo.
EVAR. Io non lho detto...
FIOR. Cosa dovrei fare, allora?
EVAR. Mandate a nome di Aposio un biglietto a Pitone, il vostro peggior nemico, con il quale lo accusate di alto tradimento. Io provvederò a formare false prove che non gli lasceranno scampo. Dopodiché voi le produrrete in Consiglio, a mezzo di un Anziano inconsapevole (fate voi, ma suggerirei Hypporkos), e avrete la piena rivincita: insieme alla rovina di Pitone, non mancheranno i profusi ringraziamenti e la vostra riabilitazione! Mi sono già permesso di scrivere tale messaggio, che non dovrete far altro che inviare.
FIOR. Sta bene! [a Coproforo] Vai da Laydos, schiavo di Pitone, e consegna questo biglietto [Coproforo esce]. [a Evaristo] E ora andiamo a bere qualcosa?
[escono a braccetto; entrano furtivi Sterkos e Eschine]
STER. Demostene partirà per Tebe domattina. Io ho già avvisato i miei concittadini, che accoglieranno le proposte di Atene solo a gran prezzo.
ESCH. I Macedoni sono daccordo. Ho parlato con Alessandro, il giovane figlio di Filippo, e lho senza fatica convinto della bontà di tutta loperazione. Non credo che avremo problemi o sorprese.
STER. Il nostro lavoro mi soddisfa, caro Eschine.
ESCH. Anchio sono appagato, caro Sterkos. Vieni, andiamo alla Taverna di Baccos, ti offro un buon sidro.
[escono a braccetto; entrano Neone e Pitone]
PITO. Come saprai, il tuo sovrano Fiordaligi è stato espulso dal Consiglio degli Anziani, e non potrà più metter piede ad Atene. Perciò ti consiglio di abbandonarlo, e ti chiedo di appoggiare la nostra causa.
NEON. Io lho servito quale capo delle guardie per dodici lunghi anni, e se è vero che il tempo cancella i ricordi migliori, e rafforza la memoria infelice, non credo di ricordare nulla. Resto fedele.
PITO. Ascolta con attenzione, Neone: per quale motivo decidesti di lavorare per Fiordaligi?
NEON. Oh bella! Non so, forse per il denaro che mi passava.
PITO. Dimmi, allora: se Fiordaligi non potesse più pagarti, non te ne andresti dunque?
NEON. Non so. I soldi non sono tutto nella vita.
PITO. E cosa cè oltre i talenti e le mine, le dramme e gli oboli?
NEON. Bè, cè il piacere, i divertimenti, le donne...
PITO. E credi che potresti permetterti di mantenere la tua famiglia, o di andare alle prelibate cene di Agatone, o di trascorrere ore liete ai Propilei con la bella Talassimene, se tu non avessi di che pagare?
NEON. Non ci penserei proprio! Inoltre, il lenone Pistillos è assai forzuto, e mi farebbe pentire di esser nato, se tentassi di non pagarlo!
PITO. E pensi che un uomo, seppur potente, potrebbe restare in possesso di tutti i suoi averi, e continuare tranquillamente la propria lussuosa esistenza nonostante dovesse cadere in disgrazia?
NEON. Sarebbe un aporia!
PITO. Dimmi, infine: Fiordaligi non è forse un uomo caduto in disgrazia, dopo linfamia che lo ha colpito questa sera?
NEON. Tu hai ragione, Pitone. Lascerò Fiordaligi, e mi legherò a te. Cosa debbo fare?
PITO. Andiamo alla Taverna, e lì ti spiegherò tutto.
SCENA I Casa di Fetonte. Fetonte, Lagiusi.
FETO. Moglie mia, che mi hai preparato da cena, questa sera?
LAGI. Nulla, mio buon marito, perché ho fatto tardi.
FETO. Questa è bella! E dove sei stata?
LAGI. Sono andata ai Propilei, e lì ho incontrato Caterva. Era in evidente stato confusionale, e lho dovuto rincuorare.
FETO. So io come lhai rincuorato! Ed io che ti avevo persino portato una carriola di regali per il tuo compleanno!
LAGI. Non essere sciocco! Caterva è ora di là, in cucina. Lho condotto qui perché sapevo che tu avresti potuto rassicurarlo sul futuro della nostra patria.
FETO. Ma che dici?
[entra Caterva]
CATE. Nobile Fetonte, sono già rinfrancato solo nel vederti. Parlami dunque della guerra, e dimmi che non vi sarà; parlami indi delle tasse, e dimmi che non vi saranno; infine parlami di te, e dimmi che mi ami.
LAGI. Questo non me laspettavo proprio! Quale delusione! [a Fetonte] Dunque non mi hai tradito con Elena, sorella del Tiranno?
FETO. Ma che dici! Elena è soltanto una buona amica.
CATE. Non dirmi che anchio sono solo un buon amico per te! Ne soffrirei troppo.
LAGI. Che impudente!
FETO. Caterva mio, non farmi dire cose che non sento! Ma dovremo forse chiarire tutta la faccenda suggendo biondi calici di sidro, alla Taverna di Baccos. Là ritroveremo la ragione!
SCENA II La casa di Pitone. Hippippide, Nautilos.
HIPPI. Noi attendevamo fiduciosi, ma Pitone non è ancora tornato.
NAUT. La libertà di attendere Pitone ci ha accecato. Dovremmo essere più pragmatici.
[arriva hopulos trafelato]
HOPU. Cattive notizie dalla cantina di Markos: il sidro è finito!
HIPPI. Ciò è oltremodo scoraggiante: comincio a temere per la nostra causa.
NAUT. Andrò a denunciarvi da Fiordaligi. Siete solo dei vili cospiratori.
HOPU. Che è accaduto a Nautilos? Forse egli ha cambiato idea, e ci rinnega?
HIPPI. Chegli sia maledetto dallOlimpo intero, se ciò fosse vero!
NAUT. Ma io non intendo mica denunciarvi! Ho solo un po di sete.
HOPU. Io non comprendo le profonde ragioni della nostra defezione, ma anchio mi sento debole, e avrei bisogno di un goccio di ambra per tonificarmi anima e corpo!
HIPPI. A questo punto, non possiamo più attendere: Pitone non potrà biasimarci, se avremo deciso di recarci allosteria di Baccos, mio grande amico, per soddisfare uno dei bisogni essenziali delluomo, in nome della Libertà!
NAUT. Andiamo, dunque! Ma forse non me la sento di andare...
SCENA III Palazzo di Fiordaligi. Elena, Protesi.
ELEN. Dovè il mio illustre fratello, Cassandra?
PROT. Cassandra se nè andata in ferie, ed io, che sono un bravo attore, la sostituisco. Fiordaligi è andato alla Taverna di Baccos, per tramare assieme al suo oscuro consigliere Evaristo una feroce vendetta contro Pitone, che lo ha fatto espellere dal Consiglio degli Anziani.
ELEN. Questo è tipico di Fiordaligi. Ma Evaristo mi preoccupa, è viscido come una serpe e puzza come un ramarro.
PROT. Essere, o non essere. Questo è il dilemma: se sia più nobile Fiordaligi o Fetonte, a nessuno è dato sapere. Ma i dardi e gli strali delloltaggiosa sorte si accaniranno contro un mare di guai, e ne uscirà vincitore solo uno dei due. Chi sia, non so. Ma temo per Fetonte, nobile di spirito e povero in canna.
ELEN. Non drammatizzare, bravo attore. Forse cè un modo per salvare capra e cavoli, e per prendere due fagioli con una fava.
PROT. E come potresti fare? Io non so che dire, poiché la pagina del copione che mi è stato consegnato è macchiata di caffè giusto su questo passaggio, e non sono capace di improvvisare...
ELEN. Non fare domande, e seguimi alla Taverna di Baccos!
SCENA IV La piana di Cheronea. Alessandro Magno, Demostene, Filippo.
DEMO. Io mi sono procurato lalleanza di Tebe (a caro prezzo!). Ora spero che voi Macedoni abbiate timore delle nostre forze riunite, e ci lascerete in pace!
FILI. Non sprecare il tuo pesante fiato, oratore: molte cose debbono ancora accadere, in questa storia complicata, e il tuo ruolo vale ben poco al confronto delle mie grandi gesta.
ALES. Papà ha ragione. Taci, mezzobusto ateniese!
DEMO. Tuo figlio Alessandro sta crescendo con malsane idee in testa, Filippo, e vorrei veramente che riuscisse ad ereditare il tuo impero, perché lo condurrebbe alla rovina nel breve attimo in cui vivono le balene.
FILI. Le falene, vorrai dire. Ma ciò non mi interessa più di tanto, giacché il ricciolone mi segue ovunque, ed imparerà presto cosa significhi comandare lesercito più potente di tutto il mondo antico!
ALES. Ho fame, papà. Andiamo a mangiare.
FILI. Adesso andiamo, figlio mio. [a Demostene] Dimmi, oratore, tu che sei pratico di queste zone, sapresti consigliarci un buon posto dove saziarci, e dove i fiumi di buon sidro scorrono limpidi e puri, il tutto a buon prezzo?
DEMO. Certamente, Macedoni. Il locale migliore dellEllade intera si trova nellagorà di Atene, ed è gestito da Baccos, saggio oste nipote di Necromicon.
FILI. È parecchio distante, infido Demostene. Come faremo ad arrivarci prima dellorario di chiusura, allorché le nostre truppe invaderanno la città?
DEMO. Vi condurrò personalmente, con i miei tre cavalli bianchi, i più veloci della Frisia.
FILI. Vabbè, mi hai convinto. Andiamo.
SCENA V Lagorà, di fronte alla Taverna di Baccos. Cassandra.
CASS. Io mi ritrovo sola, nelle tenebre della notte attica, in attesa che il Fato si compia. Già odo il gallo cantare per la prima volta, e la profezia che feci quando Fiordaligi mi cacciò da Palazzo, dopo decadi di specchiato servizio, sta per divenire realtà. La bella Talassimene attende nascosta dietro una colonna allaltro lato della piazza. Ella in realtà è mia figlia, ed io mai glielo confidai, per timore che impazzisse dira nei miei confronti per averla abbandonata ancora in fasce sulle sponde del Flegetonte. Ma ella è anche figlia di Fiordaligi, e tale cruda verità non potrebbe che sconvolgere ogni ordine costituito: daltronde il mio dolce peccato di gioventù non deve pesare come un grosso macigno sul suo capo. E io non ne sono pentita. [entra nella Taverna]
[sopraggiungono Fiordaligi, Evaristo, Hypporkos, Coproforo]
FIOR. Illuminato Hypporkos, che dicono di noi lassù nel cielo?
HYPPO. Ci sono state troppe nubi per divinare, Fiordaligi.
EVAR. Forse Hypporkos è in realtà turbato per lignominiosa condotta di Pitone, che non può non riconoscere come un fetido traditore.
HYPPO. Potrebbe essere una spiegazione: gli Dei sono infuriati, e la notte si preannuncia inquieta...
[entrano nella Taverna]
[arrivano Fetonte e Caterva, abbracciati]
FETO. Perché ti sei dichiarato solamente adesso, Caterva? Sono anni che attendo una tua risposta, da quando al banchetto di Markos ci divertimmo alquanto...
CATE. Temevo pella salute di Laggiusi. So che nun può avere filii, e che era molto attaccata a te. Avrebbe forse compiuto qualche atto de disperazzione...
[entrano]
[arrivano Pitone, Neone, Laydos]
PITO. Mi raccomando, Neone, esegui bene il compito che ti ho affidato. Non indugiare quando ti troverai di fronte Fiordaligi, e comanda con polso fermo i tuoi soldati.
[entrano]
La Taverna di Baccos. Baccos; Cassandra; Eschine, Sterkos; Hippippide, Hopulos, Nautilos; Fiordaligi, Evaristo, Hypporkos, Coproforo; poi: Pitone, Neone, Laydos; Caterva, Fetonte;
BACC. Per quanto mi sforzi, non riesco a trovare la ragione di una tale affluenza di clienti, questa sera. Non che me ne dispiaccia! Tuttavia ero un po stanco, e avrei preferito andare a letto presto. Ma tantè, ritarderò la chiusura, per servire con la consueta abnegazione tutte le ordinazioni...
FIOR. Ah, che gran sollievo che mi ha dato questa bevanda!
EVAR. Non voltatevi, mio sovrano, ma sta arrivando Pitone con il suo schiavo Laydos, e Neone è con loro!
PITO. Vile Fiordaligi, cosa credi di fare, inviandomi a firma di Aposio un falso messaggio colmo di turpi accuse?
FIOR. Anziano Pitone, io non so a cosa tu ti riferisca.
NEON. In nome delleccelso Consiglio di Atene, ti dichiaro in arresto, Fiordaligi Orcoclasta.
FIOR. Che sorta di celia è mai questa?
[Evaristo fugge]
HIPPI. Che accade laggiù? Il nostro amico Pitone ha fatto arrestare Fiordaligi, che verrà incriminato e giustiziato senza pietà. La strada verso la piena libertà è ormai segnata, cari amici, e il nostro aiuto è stato determinante.
HOPU. Io bevo il mio sidro, Hippippide, e non capisco più nulla di tutto ciò.
NAUT. Andrò in Samotracia, domattina, o resterò a Koiton insieme alla bella Elena, rimasta sola in quel grande palazzo...
CASS. Udite il gallo cantare! È la seconda volta, e il destino di Fiordaligi è ormai appeso ad un filo!
FETO. Che cosa succede? Sai dirmelo, mio bel Caterva?
CATE. Non distrarti, Fetonte, e guardame ne li occhi!
STER. Tutto ciò è molto divertente, ma non vorrei che i nostri progetti fossero compromessi.
ESCH. Che dici, Sterkos? Questa baraonda non potrà che indebolire le difese di Atene, in attesa delle forze macedoni. Sono anzi soddisfatto di come le cose stanno andando.
LAYD. Ora che Fiordaligi è catturato, mio toglierò la voglia, sopita per anni, di mostrare a lui tutta la rabbia per ciò che mi ha fatto in passato! [lo schiaffeggia; Coproforo lo assale; inizia una furibonda rissa]
BACC. O divino Apollo! Il mio onorato locale sta per essere scena di infamanti azioni: andrò subito a chiamare le Guardie!
[entrano Elena e Protesi]
ELEN. Cosa mai state facendo al mio illustre fratello?
PROT. Si levano alte le voci della battaglia, e già sembra che i corni preannuncino il picchettìo delle lance taglienti, e le folli corse dei cavalli bardati!
HOPU. Quel che dice Protesi è vero: mi pare di udire il suono della guerra!
HIPPI. Ciò è molto singolare. Si sentono rumori ostili, ma paiono provenire dallagorà.
[entrano Lagiusi, Pistillos, Markos]
LAGI. Stanno arrivando invincibili armate guidate dai Macedoni. La Città è caduta.
PIST. Qualcuno ha visto Talassimene in giro?
MARK. Perché mai mi hai tradito con Caterva, Fetonte? Io confidavo nella tua fedeltà!
FETO. Markos è un eunuco, ed io ho bisogno di un uomo vero.
CATE. Hai udito, Markos? Levate dai piedi!
ESCH. Senti, Sterkos? Stanno arrivando i nostri alleati. Filippo ha avuto buon gioco degli ateniesi, ed ora è già qua fuori!
[entrano Demostene, Filippo, Alessandro Magno]
DEMO. Amici cittadini! Ho unannuncio da fare: Atene è stata conquistata, senza spargimento di sangue, dalla cavalleria macedone. Il giovane Alessandro inspiegabilmente ha condotto i suoi uomini alla vittoria più eclatante dellintero secolo. Non ci resta che fuggire oltre i confini della Grecia, al di là del Metaponto. Penso che me ne andrò in Italia, sulle rive del Trasimeno, a meditare [esce].
FILI. Sudditi di Atene! Fermate ogni vostra azione, e salutate proni il vostro nuovo Signore!
PITO. Non ho fatto sì gran fatica per consegnare nelle mani di un Macedone qualsiasi la città che mi ha dato i natali!
HOPU. Saggio Hippippide, pensi che la Libertà che abbiamo appena conquistato verrà messa a repentaglio da questa nuova vicenda?
HIPPI. Non disperare, Hopulos, verranno tempi migliori.
CASS. Non siate gaudenti per la vostra effimera vittoria, militi macedoni. E tu, Filippo, guardati dal nobile Pausania, che sospinto dalla regina Olimpiade ti farà passare momenti molto brutti!
PROT. Visto che Cassandra è qui presente, e non sembra abbia intenzione di andarsene, mi dimetto e volentieri lascio lincarico. Andrò nelle isole britanniche, dove certo sapranno apprezzare le mie grandi doti drammatiche! [esce]
FILI. Ma che vuole costei? Fatela impiccare.
CASS. A nulla servirà, mio Re! Il destino si compie sempre: senti il gallo cantare? E vedi il tiranno Fiordaligi contuso e incapace alla lotta, caduto in disgrazia e impotente di fronte al fato avverso?
FIOR. Sì, il mio regno è finito, ma non per sempre! Qualcuno in futuro continuerà le mie gesta, e fonderà nuove tirannie in ogni angolo del mondo. Ed io vivrò di nuovo, e non potrò mai morire!
FETO. Attendi un istante, Caterva, che il destino mi chiama ad opera ingrata, ma necessaria [si alza e va da Fiordaligi; poi lo schiaffeggia e gli mette due dita negli occhi]
FIOR. Ahi, che dolore sovrumano! [sviene]
FILI. Bravo, ragazzo mio. Come ti chiami?
FETO. Io sono il nobile Fetonte, e non so perché ho fatto questo!
FILI. Nobile Fetonte, ciò non ha importanza. Ora che hai scongiurato per sempre il pericolo, ti nomino Reggente della Città di Atene, e ti affido loneroso compito di rappresentare il governo macedone in questa terra.
PITO. Ehi, Filippo! E che ne sarà dei miei sforzi per abbattere il Tiranno?
FILI. Chi sei tu?
PITO. Io sono lAnziano Pitone, socratico e ideologo della congiura. E questo è Neone, mio fido cavaliere.
FILI. Tu hai lavorato bene, Pitone. Avrai la carica di Maresciallo Capo. [Pitone esce] E tu, Neone, guiderai il corpo delle guardie di Pitone. [Neone esce]
ESCH. Grande Re di Macedonia e di Grecia, io non chiedo onori nè gloria, per il mio prezioso ausilio. Tuttavia devo far presente che il mio amico Sterkos ha parimenti contribuito alla riuscita del piano.
STER. Che dolci parole che hai nei miei riguardi, Eschine!
ESCH. Lo faccio perchè sono innamorato di te, mio Sterkos!
[entra Demotino]
DEMOT. Ohibò, che gran confusione! Ma vedo un sì bel ragazzo, dai riccioli doro, e gli farò subito una statua immemorabile! [si mette al lavoro davanti a Alessandro]
HIPPI. E noi congiurati, fedeli a Pitone, cosa dovremmo fare?
HOPU. Già, nostro invitto sovrano, quale sarà la nostra sorte?
FILI. Avrete la giusta ricompensa. Ora andate. [escono] [a Coproforo] E tu non parli, ignoto avventore?
COPR. Sono muto.
LAYD. E io, finto nano lebbroso ed eunuco, sono il suo amante.
[i due schiavi escono assieme]
FILI. Cè ancora qualcuno che vuole qualcosa?
BACC. Mio signore, io sono loste, e devo essere pagato per i seicento litri di sidro e bevande varie che sono state consumate a sbafo questa sera.
FILI. Non avevo ancora fatto i conti con loste. Suvvia, pagatelo! E ora andiamo a dormire, ché sono assai stanco.
[escono Filippo e Alessandro coi loro soldati, Demotino che scolpisce una statua di Alessandro e lo segue ovunque, Fiordaligi in catene, Eschine e Sterkos, Fetonte in tripudio con Caterva]
LAGI. E chi mi restituisce ora gli anni che ho perduto a fianco del bifronte Fetonte?
PIST. Sono qua per questo, Lagiusi.
LAGI. Che caro!
PIST. Infatti fanno due tetradramme...
[escono]
MARK. Io amavo Fetonte, e con lui passai giornate indimenticabili...
ELEN. Ed io sono sconvolta nel vedere mio fratello Fiordaligi tradotto prigioniero: ora anche la mia vita dovrà cambiare!
[entrano Apeiron e Aposio]
APEI. Sapete dirmi dove sono andati tutti? Sono venuto qua con il nobilissimo Aposio, per ingiungere formalmente a Fetonte di pagare i seicento talenti che mi deve per gli acquisti che ha fatto nella mia bottega, e sono munito di regolare precetto.
HYPPO. Giungi tardi, Apeiron. Fetonte è stato nominato sovrano reggente di questa città, e non ti pagherà più nulla.
APOS. Chi è titolare ha i suoi privilegi...
APEI. Questa notizia mi coglie impreparato. Non so come comportarmi...
ELEN. Ti darò io ciò che Fetonte ti ha promesso di pagare, attingendo dalla cassa di Fiordaligi. Oramai a lui non serve più...
APEI. Daccordo, allora. Domani verrò a pignorare i suoi beni. [esce con Aposio]
HYPPO. Quale curiosa sorte hanno avuto i cittadini in questo frangente! Pochi istanti prima Fiordaligi governava a suo piacimento, e Fetonte era solo un povero scemo. Adesso Fiordaligi è un tiranno senza regno e senza alcuna stima, mentre Fetonte ha scalato le vette dellOlimpo ed è ora un Re, seppur sempre scemo! [esce pensieroso]
ELEN. E assai ricco...
MARK. Se intendi farci un pensierino, scordatelo! Riavrò Fetonte a tutti i costi, e toglierò di mezzo quel bellimbusto ignorante di Caterva! [esce]
CASS. Non pensare a Fetonte in questo modo, dolce Elena. Dovresti bensì amarlo, ma come fratello. Egli in realtà è figlio dello stesso seme che ti generò, ed io sono tua e sua madre. Ebbi molto tempo fa una fugace relazione con Fiordaligi, quando ero agli inizi della mia carriera di governante: fu un errore, e mai lo rivelai al Tiranno, né ai figli che di lì nacquero. Ebbi tre gemelli: Fetonte, Talassimene, e te.
ELEN. Ciò mi sorprende, ma accetterò di buon grado la nuova condizione.
[entra Talassimene]
TALA. Mia ritrovata sorella! E ora che ti guardo, vedo la rassomiglianza!
ELEN. Non ci separeremo più, dora in avanti, e vivremo tutti felici in questa città. Lascerò ad Apeiron il Palazzo di Koiton, e ci trasferiremo in un piccolo monolocale al Pireo, con tutte le comodità.
[si abbracciano ed escono]
BACC. Perché non mi hai mai detto noente di questi tuoi figli, Cassandra, proprio ora che avevo deciso di sposarti?
CASS. Ora lo sai, Baccos. E non ti biasimerò se non vorrai più la mia mano...
BACC. Non dirlo neppure, leggiadra farfalla: sai che ti amerò ancor di più.
CASS. Non poteva finire in maniera migliore, questa pazza storia! E in quanto al nostro futuro, vedo...
BACC, Taci, Cassandra! E andiamo a letto, ora.
FINE