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Gli Affreschi del Castello  (5)
.Sala di Ercole
Si entra nel terzo salone, che oggi è detto salone di Ercole, perchè in alto sono raffigurate molte fasi e vicende della vita dell’eroe mitico Ercole; il salone è lungo metri 14,40 per una larghezza di metri 7,30, ed era un salone di passaggio piuttosto che di permanenza: difatti da questo salone si entra in due stanze sulla sinistra, la sala degli Argonauti e la sala degli Stemmi; inoltre, in fondo a sinistra, vi è una porticina che conduce sulla torre di sinistra del castello; a destra si apre la porta verso una piccola saletta ed un’altra porta verso gli appartamenti privati, oggi però senza abitanti.  Il salone, piuttosto oscuro per la sua stessa posizione chiusa, in alto porta una serie di 18 affreschi tutti sulla vita di Ercole che i Greci antichi chiamavano Eracle, figlio di Zeus e di Alcmena, alla quale il dio si era presentato sotto le finte sembianze del marito Anfitrione.  Protagonista di numerosissime imprese eroiche, oggetto di leggende popolari, Ercole era l’eroe nazionale greco, e personificava la vigoria e la robustezza fisica, unite a non comuni doti di generosità ed altruismo, offuscate però a tratti da quegli impeti violentissimi d’ira che sono caratteristici negli uomini molto robusti, il cui ingegno non brilla eccessivamente e che non sanno prevedere le conseguenze dei loro atti.  Ci sfuggono i motivi che indussero i marchesi Medici alla scelta di tale soggetto, ed ogni ipotesi può risultare molto discutibile. E’ bene tuttavia ricordare che gli altri due cicli di affreschi in castello di carattere mitico, che sono gli Argonauti e la vita di Enea - non visibili, questi, perchè separati con un basso soffitto in una stanza di abitazione privata -‘ esprimono la vita di semidei che hanno dovuto affrontare molte peripezie ed avventure per giungere a quelle conclusioni esistenziali volute dagli dei.  Due motivi, perciò, avrebbero potuto muovere i marchesi Medici alla scelta di questi soggetti: il primo riguardante la consapevolezza di trovarsi in una sfera privilegiata, quasi da semidei, nonostante le origini modeste degli antenati; il secondo per riecheggiare o ricordare la vita avventurosa dei primi marchesi capostipiti della loro nobiltà: Gian Giacomo, Agosto, Gabriele, Clara, Margherita, tutti uniti già a Musso tra pericoli e guerre e rapine ed uccisioni ed assalti, terminando poi nella quiete di un castello della Bassa milanese, con il titolo di marchese, con l’apparentamento alla Chiesa di Roma e con una certa onorabilità in Europa: il destino degli dei voleva che gli eroi greci soffrissero e lottassero per raggiungere la loro apoteosi.  Comunque ci inoltriamo in un’altra estetica, in una diversa atmosfera artistica più raffinata, maggiormente controllata nelle proporzioni e nel decoro, meno carica di risvolti grezzi che si riscontrano nei primi due saloni: qui si avverte la linea nobilitata da maggior capacità, e si ritorna ai moduli degli affreschi della biblioteca, dove le divinità vivono in un’atmosfera superiore alla terra, e dove tutto è presentato con movimento misurato talvolta quasi decadentistico, per atteggiamenti ricercati e morbidi.  Siamo, cioè, sulla scia di una vera scuola pittorica, quella che si rifà a Bernardino Campi ed ai suoi seguaci.  Passiamo ora a descrivere gli affreschi di questo salone detto di Ercole.  Entrando dalla porta fissiamo lo sguardo sulla lunga parete di destra, e scorgeremo Ercole allattato da una dama; il mito di lole, di Eurito, di Ifilo e la lite con Apollo; Ercole uccide il mostro marino che stava per divorare Esione, figlia di Laomedonte re di Troia; l’uccisione del centauro Nesso, che si offrì di portare Deianira, moglie di Ercole attraverso il fiume Eveno, tentando di rapirla: ed Ercole lo uccise con una freccia avvelenata, ma prima di morire il centauro consegnò alla donna la tunica che fu causa della morte dell’eroe, come si vedrà in un altro quadro affresco di questo salone; la lotta con il leone di Nemea, mostruosa belva che terrorizzava gli uomini; l’incendio del bosco per bruciare le teste dell’Idra, e con il suo sangue bagna le frecce che daranno ferite inguaribili.  Sulla parete di fondo, iniziando da destra in continuità a quanto visto finora: l’uccisione del l’idra di Lerna con Iolao: l’Idra era un serpente con tante teste che rinascevano dopo che si erano tagliate, e seminava strage e distruzione nei campi della Grecia; l’uccisione di Orto ,un cane mostruoso bicipite che custodiva le mandrie di Gerione, unitamente alla uccisione di Gerione per poter rubare le mandrie; l’ultimo affresco di sinistra è illeggibile.  Sulla lunga parte di sinistra, incominciando dal fondo accanto all’affresco illeggibile di poco fa: uccisione di Anteo, un gigante che aveva fatto voto di elevare al padre Posidone un tempio formato di crani umani e perciò assassinava chiunque incontrava, ed Ercole lottò con lui e riuscì per tre volte ad atterrarlo, ma Anteo, dopo il contatto con la terra, si rialzava sempre più forte, ed infine Ercole riuscì a strangolarlo tenendolo sospeso a mezz’aria, per togliere il contatto con la terra, perchè la Terra era sua madre; Ercole porta le colonne, dette “colonne d’Ercole” e che per gli antichi erano lo Stretto di Gibilterra; Ercole dà sepoltura al corpo di Icaro sulla riva del mare; Ercole appena nato strozza i serpenti mandati dalla moglie di Zeus verso la culla per uccidere il bambino, frutto di tradimento coniugale.  Ercole sta mettendo la camicia di Nesso che gli darà la morte tra dolori strazianti; una divinità sottrae Ercole dalla persecuzione di Giunone.   Nella parete di destra Ercole prende a sassate una lupa; la lotta per il cinto di Ippolita; un ulteriore episodio di Ercole bambino.
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