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Gli Affreschi del Castello  (7)
.Sala degli Stemmi
Dopo la sala degli Argonauti vi è la Sala degli Stemmi detta così perchè nella parte superiore delle quattro pareti sono dipinti sedici stemmi di importanti famiglie nobili, alcune imparentate, altre amiche dei Medici.  Questa sala fu adattata a cappella privata dove si tenevano funzioni religiose; sulla porta d’entrata, dalla parte del salone di Ercole, sta ancora un avanzo di scrittura: Non homini sed Deo (Non per l’uomo, ma per Dio).  Ed il ristretto salottino di pochi metri quadrati che sta accanto alla sala forse ne era la sagrestia.  Questa sala, apparentemente meno importante delle altre, è invece la chiara e diretta documentazione delle fortune, degli sviluppi, dei comportamenti e delle ambizioni della famiglia Medici, specialmente nel periodo degli inizi della sua fama italiana ed europea.  Politica e religione; diplomazia e amori; spregiudicati intrighi e nobili sentimenti; conquiste vittoriose e sconfitte umilianti; crudeli vessazioni e generosi altruismi: questi stemmi affermano e commemorano i tempi in cui vissero ed agirono i protagonisti della storia lombarda, italiana ed europea dopo il 1500.  E la collocazione affrescale di questi stemmi fu la cornice della cappella di corte, cioè rispondeva all’esigenza sacrale ed alla mentalità ancora medievaleggiante sui valori della fedeltà e della cavalleria, della dignità nobiliare di famiglia e della conservazione intangibile delle glorie del passato, quando la storia di una cosa era considerata la validità intrinseca, quando passato storico era equivalente di perfetta verità da non mutarsi.  E in parte questa collocazione si allinea alla tradizione, vigente non solo in Italia, che le maggiori famiglie di ramo reale, principesco o nobiliare, ponessero o appendessero le loro insegne gentilizie alle pareti o attorno all’altare di una chiesa o di una cattedrale, finchè la loro opera politica fosse rimasta fedele alla casa regnante o al feudatario vassallo maggiore cui avevano promesso i legami più stretti.  La descrizione degli stemmi, in questa sala, inizia dalla parete di sinistra guardando le finestre verso la piazza, la parete che confina cioè con la sala degli Argonauti.  Il primo stemma, troncato in due, avente nella parte superiore i tre biscioni coronati e nella parte inferiore la testa di un moro, ricorda i legami che il primo marchese ebbe con i Visconti; nell’ordine seguono gli stemmi delle seguenti famiglie: Morone, Sforza, Calvi, Balsamo, Castaldi, Del Maino, Crivelli, Altemps (Hohenems), Medici, Gonzaga, Serbelloni, Borromeo, Medici, Orsini di Pitigliano, Rainoldi.  Significativo è lo stemma del Cardinal Morone (stemma ovale con la pianta di gelso che porta le more). Il Cardinal Giovanni Morone nacque in Milano nel 1509 da Girolamo cancelliere di Massimiliano e di Francesco Sforza II°.  Ebbe veri importanti uffici nella Chiesa, nunzio in Francia ed in Germania. Fu sospettato dal papa Paolo IV° di simpatie per il protestantesimo e fu rinchiuso in castel Sant’Angelo.  Riconosciuto innocente fu amico stimato di Pio IV°, il papa Gian Angelo Medici, e divenne l’anima del Concilio di Trento.  Quando morì Pio IV°;, era uno dei papabili. Dai pontefici Pio V° e Gregorio XIII° fu incaricato di importanti e delicati affari in diverse parti d’Europa, mentre nel contempo era anche vescovo di Modena.  Morì nel 1580, povero, amato, perseguitato pure da invidie e da malevolenze: uomo esemplare tra prelati e principi corrotti, avidi e senza scrupoli.  Segue lo stemma dello Sforza. Francesco Sforza II° (1495-1535) fu coetaneo del primo nostro marchese Gian Giacomo ed era anche vecchio amico di famiglia.  Quando Gian Giacomo si era nominato signore di Musso, un castello sul lago di Como, conduceva sostanzialmente una politica di offesa e di difesa degli interessi del duca, specialmente quando riuscì a tenere impegnato ed a trattenere un contingente di truppe svizzere che erano destinate alla battaglia di Pavia dove appunto il re di Francia, Francesco I°, subì una terribile sconfitta anche per la mancanza di quei soldati fermati da Gian Giacomo, in modo tale che il territorio di Milano ritornò libero ed ancora nelle possibili mani di Francesco Sforza; e per questa sua azione il duca lo confermò castellano di Musso ufficialmente con atto ducale del 17 aprile 1525.  Sarà proprio il duca Francesco Sforza a prendere una soluzione onorevole per Gian Giacomo, quando questi si troverà ormai in gravi difficoltà militari ed economiche: Gian Giacomo sarà nominato marchese di Melegnano, proprietario del feudo e del castello, per sè e per i suoi discendenti o collaterali.  Il ducato di Milano, con tutti i suoi diritti, alla morte di Francesco Sforza II° divenne territorio imperiale, perchè il duca morì senza lasciare un erede legittimo.  Quando la famiglia Medici ebbe il castello di Melegnano, mediante la convenzione tra il duca di Milano e lo stesso Imperatore Carlo V°, i nostri marchesi aggiunsero al loro stemma l’aquila imperiale: e l’aquila reale nello stemma designava che si era feudatari dell’impero, o che si era servito l’impero in qualche impresa di rilievo, o che erano stati concessi speciali privilegi dall’imperatore.  Lo stemma dei Calvi (stemma a tre bande, in quella inferiore è la testa di un uomo quasi senza capelli, nella parte superiore vi sono tre stelle) ricorda la famiglia milanese Calvi, i cui membri resero parecchi servizi pubblici politici ed amministrativi.  Inizia ora la serie di stemmi su un’altra parete, quella che sta verso la piazza. Vi è lo stemma dei Balsamo (due tralci di vite sorgenti dalla pianura, decussati, con pampini e grappoli di uva).  I Balsamo sono un’antica famiglia patrizia milanese. Nel 1515 Paolo Balsamo era un notaio; Francesco, nel 1565, divenne cavaliere di Malta.  Rosa Balsamo, moglie di Giulio Crivelli, istituì erede il nipote Giustiniano Balsamo con l’obbligo di assumere il cognome Crivelli, e così il ceppo famigliare si chiamò Balsamo-Crivelli.  Segue lo stemma dei Castaldi, che avevano il feudo a Cassano d’Adda e a Binasco. Livia Castaldi sposò Giovanni Giacomo II°, figlio di Agosto e di Barbara Del Maino. Livia Castaldi era assai ricca, ma spendacciona. E fu l’ultima del suo ramo che si estinse.  Vi sta accanto lo stemma della famiglia Del Maino, per ricordare che Barbara Del Maino sposò Agosto, fratello di Gian Giacomo, primo marchese di Melegnano.  Barbara Del Maino sposò Agosto nel 1549, ed era figlia del conte Gaspare.  Lo stemma riproduce sei strisce inclinate dove sono alternate due rosette, tre ed una, e vi è l’aquila imperiale in capo.  Gaspare Del Maino era amico dei nostri Medici, anche perchè fu al servizio militare di Carlo V°, comandante del presidio di Pavia, negli anni in cui militava pure Gian Giacomo.  Al termine della parete vi è lo stemma della famiglia Crivelli, riconoscibile per il disegno del crivello nel centro dello stemma ovale con il capo caricato dell’aquila.  I Crivelli furono tra le più nobili ed importanti famiglie di Milano; tra loro vi fu un papa, Urbano III° e uomini illustri in ogni ramo della vita sociale, specialmente militare ed ecclesiastica.  Questa famiglia ebbe moltissimi feudi, tra cui quelli di Agliate, di Inverigo, la contea di Nerviano, le signorie di Uboldo e della Castellanza.  Iniziano gli affreschi della terza parete, con lo stemma della famiglia Altemps, della Svevia (un grosso capro saliente su sfondo azzurro, cornato di scuro).  Volfango Teodorico Sittich Hohenems Voralberg (italianizzato Altemps) sposò Clara Medici, sorella del primo marchese e della madre di Carlo Borromeo.  Questa antica ed illustre famiglia fu dalla Svevia trapiantata in Italia da Marco Sittich all’inizio del 1500, essendo stato creato barone dall’Imperatore.  Un Jacopo Annibale fu conte per sé e per i suoi discendenti; un Marco Sittich fu arcivescovo di Salisburgo nel 1619. Un altro Marco fu cardinale nel 1561 e vescovo di Costanza. La famiglia abitava in Roma.  Un giorno Volfango Teodorico, capitano d’armata, passando per il lago di Como, fu ospite a Musso di Gian Giacomo; viveva con lui la sorella Clara, e fu subito il colpo di fulmine amoroso che legò il giovane ufficiale tedesco e la bella Clara Medici.  Il loro figlio Marco fu cardinale, perchè l’elezione dello zio Gian Angelo al papato segnò la fortuna dei nipoti Borromeo, Serbelloni e Altemps.  Lo stemma che segue è quello del cardinale Gian Angelo, divenuto poi Papa con il nome di Pio IV°;.  A lui la comunità di Melegnano deve il privilegio del Perdono nel 1563.  Arriva ora lo stemma del cardinale Ercole Gonzaga (1505-1563) vescovo nel 1521 e cardinale nel 1526. Durante la reggenza a Mantova, Ercole restaurò l’economia dello stato frenando il lusso della corte, nominò prefetto delle acque e degli edifici Giulio Romano, rinnovò la cattedrale chiamandovi a decorarla il Veronese, e diede commissioni di quadri a Tiziano.  Nel 1561 fu dei cinque legati pontefici al Concilio di Trento, del quale gli fu affidata la presidenza che tenne fino alla morte. Era molto amico e parente della famiglia Medici.  Lo stemma riproduce quattro aquile con un piccolo scudo al centro caricato di strisce e di due leoni, con sopra la crocetta ed ai lati i fiocchi che discendono dal cappello cardinalizio.  Ora eccoci allo stemma dei Serbelloni (tagliato in due, nella parte superiore una pianta di sorbo sostenuta da due grifoni coronati ed affrontati tra loro); i Serbelloni sono originari della Spagna; Fabrizio fu governatore di Avignone e capitano generale della Chiesa.  Gabrio fu capitano generale dell’esercito lombardo contro il duca di Sassonia; generale della Chiesa, governatore di Milano, poi di Tunisi e di Barberia, finalmente governatore della Sicilia.  Questa famiglia, oltre ad uomini d’armi, ha dato alla Chiesa due cardinali, Antonio vescovo di Foligno e di Novara, creato cardinale dal papa Pio IV°; nel 1560; Fabrizio, creato cardinale da Benedetto XIV° nel 1753.
Cecilia Serbelloni fu la madre del primo marchese di Melegnano, avendo sposato Bernardino Medici. Il primo marchese Gian Giacomo era pure amico di Gabrio Serbelloni, suo cugino.  Lo stemma che inizia la parete di fondo è quello dei Borromeo.   Margherita Medici, sorella del primo marchese Gian Giacomo, sposò il conte Gilberto Borromeo signore di Arona, e fu madre di Carlo Borromeo, il famoso arcivescovo e cardinale di Milano.  La famiglia Borromeo fu, in seguito, sempre favorita. Pio IV°;, zio di Carlo Borromeo, creò la fortuna anche di Federico, fratello maggiore di Carlo: aveva 25 anni e gli doveva dare una sistemazione sociale principesca, perchè fosse il fondatore della potenza territoriale di Casa Borromeo; e gli fu destinata Virginia della Rovere, figlia del duca di Urbino, la quale firmò l’atto della promessa matrimoniale nella stanza dello stesso cardinale futuro papa.  Margherita Medici mori all’età di 37 anni (1510-1547), ed alcuni storici sostengono che fosse morta nel castello di Melegnano.  Ancora uno stemma dei Medici (cinque palle poste in circolo ed una palla in capo caricata di tre gigli d’oro, in alto un’aquila imperiale).  I Medici, sono un’antica famiglia milanese, ed ebbero lo stemma simile a quello della potentissima e storica famiglia fiorentina pare dal papa Clemente VII° (Giulio de’ Medici, Firenze 1478 - Roma 1534), papa dal 1523.  La famiglia milanese Medici ha dato alla patria una lunga serie di consoli, decurioni, ambasciatori. Sin dal 1277 figurava fra le duecento case patrizie che avevano il diritto di eleggere il vescovo ordinario della metropolitana milanese.  Il penultimo stemma è quello della Famiglia Orsini, del ramo di Pitigliano in provincia di Grosseto. Marzia Orsini fu moglie del primo marchese di Melegnano.  Essa era già stata maritata a Livio Liviano, capitano di ventura; e ne era rimasta vedova. Dalla unione con Gian Giacomo non nacque alcun figlio, perchè in una battaglia sul lago di Como, quando Gian Giacomo era signore di Musso, un colpo di arma da fuoco tolse al nostro marchese la possibilità di usare le facoltà fisiche generative.  La famiglia Orsini, originaria di Roma, era una delle più potenti fin dai tempi remoti: 5 papi, 30 cardinali, 62 senatori, oltre 100 capitani generali, centinaia di amministratori e politici: questo il bilancio della loro potenza.  Aveva feudi anche a Tagliacozzo, Nerola, Anguillara, Pitigliano, Nola.  L’ultimo stemma è quello della famiglia Rainoldi, antico casato milanese; diede questori, senatori, dottori di collegio, decurioni, canonici ordinari, vicari di provvisione, canonici della Scala, conti palatini, cavalieri gerosolimitani, un vescovo di Lucca, un presidente del senato; i Rainoldi ebbero il titolo di conte nel 1647, appoggiato poi sul feudo di Caronno nel 1649.  La famiglia si estinse nel 1753. Lo stemma (volpe rampante) è uno dei più antichi della Lombardia, ed è raffigurato qui perchè Clara Rainoldi fu la nonna del primo marchese di Melegnano, infatti da lei nacque Bernardino (morto nel 1519) padre del famoso Gian Giacomo.

 
 

Stemma di Agosto Medici, fratello di Gian Giacomo e di Pio IV°;, successore nel marchesato di Melegnano. Lo stemma è troncato in fascia; a sinistra le sei sferette della famiglia Medici; a destra, poco visibili, le sbarre con le stelle della famiglia Del Maino, di cui Barbara era la moglie di Agosto Medici; nella fascia superiore è l’aquila imperiale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Stemma della famiglia Borromeo. La sorella del marchese Gian Giacomo Medici e di Pio IV°;, di nome Margherita, aveva sposato Gilberto Borromeo, signore di Arona e divenne madre di san Carlo, il famoso arcivescovo di Milano. In tal modo la famiglia Medici di Melegnano si era legata anche ai destini non solo religiosi ma anche civili e amministrativi della famiglia Borromeo mediante l’opera di san Carlo. Lo stesso san Carlo fu per alcuni anni segretario particolare dello zio papa Pio IV°; che regnò dal 1560 al 1565.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Stemma della famiglia Orsini di Pitigliano. La vedova Marzia Orsini fu la moglie del primo marchese di Melegnano, Gian Giacomo Medici. Ella era già stata maritata a Livio Liviano, un capitano di ventura, e ne era rimasta vedova.  Dall’unione con Gian Giacomo Medici non nacque alcun figlio.  La famiglia Orsini, originaria di Roma, era una delle più potenti fin dai tempi del Medioevo: 5 papi, 30 cardinali, 62 senatori, oltre 100 capitani generali, moltissimi amministratori e uomini politici.  Nello stemma, tagliato in due e con bande color rosso, si osserva a destra il piccolo orso rampante, a sinistra un arco sormontato da una stella.  I due putti ai lati portano una cuffia, segno del genere femminile cui si riferisce lo stemma.

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