Dopo la sala degli
Argonauti vi è la Sala degli Stemmi detta così perchè
nella parte superiore delle quattro pareti sono dipinti sedici stemmi di
importanti famiglie nobili, alcune imparentate, altre amiche dei Medici.
Questa sala fu adattata a cappella privata dove si tenevano funzioni religiose;
sulla porta d’entrata, dalla parte del salone di Ercole, sta ancora un
avanzo di scrittura: Non homini sed Deo (Non per l’uomo, ma per Dio).
Ed il ristretto salottino di pochi metri quadrati che sta accanto alla
sala forse ne era la sagrestia. Questa sala, apparentemente meno
importante delle altre, è invece la chiara e diretta documentazione
delle fortune, degli sviluppi, dei comportamenti e delle ambizioni della
famiglia Medici, specialmente nel periodo degli inizi della sua fama italiana
ed europea. Politica e religione; diplomazia e amori; spregiudicati
intrighi e nobili sentimenti; conquiste vittoriose e sconfitte umilianti;
crudeli vessazioni e generosi altruismi: questi stemmi affermano e commemorano
i tempi in cui vissero ed agirono i protagonisti della storia lombarda,
italiana ed europea dopo il 1500. E la collocazione affrescale di
questi stemmi fu la cornice della cappella di corte, cioè rispondeva
all’esigenza sacrale ed alla mentalità ancora medievaleggiante sui
valori della fedeltà e della cavalleria, della dignità nobiliare
di famiglia e della conservazione intangibile delle glorie del passato,
quando la storia di una cosa era considerata la validità intrinseca,
quando passato storico era equivalente di perfetta verità da non
mutarsi. E in parte questa collocazione si allinea alla tradizione,
vigente non solo in Italia, che le maggiori famiglie di ramo reale, principesco
o nobiliare, ponessero o appendessero le loro insegne gentilizie alle pareti
o attorno all’altare di una chiesa o di una cattedrale, finchè la
loro opera politica fosse rimasta fedele alla casa regnante o al feudatario
vassallo maggiore cui avevano promesso i legami più stretti.
La descrizione degli stemmi, in questa sala, inizia dalla parete di sinistra
guardando le finestre verso la piazza, la parete che confina cioè
con la sala degli Argonauti. Il primo stemma, troncato in due, avente
nella parte superiore i tre biscioni coronati e nella parte inferiore la
testa di un moro, ricorda i legami che il primo marchese ebbe con i Visconti;
nell’ordine seguono gli stemmi delle seguenti famiglie: Morone, Sforza,
Calvi, Balsamo, Castaldi, Del Maino, Crivelli, Altemps (Hohenems), Medici,
Gonzaga, Serbelloni, Borromeo, Medici, Orsini di Pitigliano, Rainoldi.
Significativo è lo stemma del Cardinal Morone (stemma ovale con
la pianta di gelso che porta le more). Il Cardinal Giovanni Morone nacque
in Milano nel 1509 da Girolamo cancelliere di Massimiliano e di Francesco
Sforza II°. Ebbe veri importanti uffici nella Chiesa, nunzio
in Francia ed in Germania. Fu sospettato dal papa Paolo IV° di simpatie
per il protestantesimo e fu rinchiuso in castel Sant’Angelo. Riconosciuto
innocente fu amico stimato di Pio IV°, il papa Gian Angelo Medici,
e divenne l’anima del Concilio di Trento. Quando morì Pio IV°;, era uno dei papabili. Dai pontefici Pio V° e Gregorio XIII°
fu incaricato di importanti e delicati affari in diverse parti d’Europa,
mentre nel contempo era anche vescovo di Modena. Morì nel
1580, povero, amato, perseguitato pure da invidie e da malevolenze: uomo
esemplare tra prelati e principi corrotti, avidi e senza scrupoli.
Segue lo stemma dello Sforza. Francesco Sforza II° (1495-1535) fu coetaneo
del primo nostro marchese Gian Giacomo ed era anche vecchio amico di famiglia.
Quando Gian Giacomo si era nominato signore di Musso, un castello sul lago
di Como, conduceva sostanzialmente una politica di offesa e di difesa degli
interessi del duca, specialmente quando riuscì a tenere impegnato
ed a trattenere un contingente di truppe svizzere che erano destinate alla
battaglia di Pavia dove appunto il re di Francia, Francesco I°, subì
una terribile sconfitta anche per la mancanza di quei soldati fermati da
Gian Giacomo, in modo tale che il territorio di Milano ritornò libero
ed ancora nelle possibili mani di Francesco Sforza; e per questa sua azione
il duca lo confermò castellano di Musso ufficialmente con atto ducale
del 17 aprile 1525. Sarà proprio il duca Francesco Sforza
a prendere una soluzione onorevole per Gian Giacomo, quando questi si troverà
ormai in gravi difficoltà militari ed economiche: Gian Giacomo sarà
nominato marchese di Melegnano, proprietario del feudo e del castello,
per sè e per i suoi discendenti o collaterali. Il ducato di
Milano, con tutti i suoi diritti, alla morte di Francesco Sforza II°
divenne territorio imperiale, perchè il duca morì senza lasciare
un erede legittimo. Quando la famiglia Medici ebbe il castello di
Melegnano, mediante la convenzione tra il duca di Milano e lo stesso Imperatore
Carlo V°, i nostri marchesi aggiunsero al loro stemma l’aquila imperiale:
e l’aquila reale nello stemma designava che si era feudatari dell’impero,
o che si era servito l’impero in qualche impresa di rilievo, o che erano
stati concessi speciali privilegi dall’imperatore. Lo stemma dei
Calvi (stemma a tre bande, in quella inferiore è la testa di un
uomo quasi senza capelli, nella parte superiore vi sono tre stelle) ricorda
la famiglia milanese Calvi, i cui membri resero parecchi servizi pubblici
politici ed amministrativi. Inizia ora la serie di stemmi su un’altra
parete, quella che sta verso la piazza. Vi è lo stemma dei Balsamo
(due tralci di vite sorgenti dalla pianura, decussati, con pampini e grappoli
di uva). I Balsamo sono un’antica famiglia patrizia milanese. Nel
1515 Paolo Balsamo era un notaio; Francesco, nel 1565, divenne cavaliere
di Malta. Rosa Balsamo, moglie di Giulio Crivelli, istituì
erede il nipote Giustiniano Balsamo con l’obbligo di assumere il cognome
Crivelli, e così il ceppo famigliare si chiamò Balsamo-Crivelli.
Segue lo stemma dei Castaldi, che avevano il feudo a Cassano d’Adda e a
Binasco. Livia Castaldi sposò Giovanni Giacomo II°, figlio di
Agosto e di Barbara Del Maino. Livia Castaldi era assai ricca, ma spendacciona.
E fu l’ultima del suo ramo che si estinse. Vi sta accanto lo stemma
della famiglia Del Maino, per ricordare che Barbara Del Maino sposò
Agosto, fratello di Gian Giacomo, primo marchese di Melegnano. Barbara
Del Maino sposò Agosto nel 1549, ed era figlia del conte Gaspare.
Lo stemma riproduce sei strisce inclinate dove sono alternate due rosette,
tre ed una, e vi è l’aquila imperiale in capo. Gaspare Del
Maino era amico dei nostri Medici, anche perchè fu al servizio militare
di Carlo V°, comandante del presidio di Pavia, negli anni in cui militava
pure Gian Giacomo. Al termine della parete vi è lo stemma
della famiglia Crivelli, riconoscibile per il disegno del crivello nel
centro dello stemma ovale con il capo caricato dell’aquila. I Crivelli
furono tra le più nobili ed importanti famiglie di Milano; tra loro
vi fu un papa, Urbano III° e uomini illustri in ogni ramo della vita
sociale, specialmente militare ed ecclesiastica. Questa famiglia
ebbe moltissimi feudi, tra cui quelli di Agliate, di Inverigo, la contea
di Nerviano, le signorie di Uboldo e della Castellanza. Iniziano
gli affreschi della terza parete, con lo stemma della famiglia Altemps,
della Svevia (un grosso capro saliente su sfondo azzurro, cornato di scuro).
Volfango Teodorico Sittich Hohenems Voralberg (italianizzato Altemps) sposò
Clara Medici, sorella del primo marchese e della madre di Carlo Borromeo.
Questa antica ed illustre famiglia fu dalla Svevia trapiantata in Italia
da Marco Sittich all’inizio del 1500, essendo stato creato barone dall’Imperatore.
Un Jacopo Annibale fu conte per sé e per i suoi discendenti; un
Marco Sittich fu arcivescovo di Salisburgo nel 1619. Un altro Marco fu
cardinale nel 1561 e vescovo di Costanza. La famiglia abitava in Roma.
Un giorno Volfango Teodorico, capitano d’armata, passando per il lago di
Como, fu ospite a Musso di Gian Giacomo; viveva con lui la sorella Clara,
e fu subito il colpo di fulmine amoroso che legò il giovane ufficiale
tedesco e la bella Clara Medici. Il loro figlio Marco fu cardinale,
perchè l’elezione dello zio Gian Angelo al papato segnò la
fortuna dei nipoti Borromeo, Serbelloni e Altemps. Lo stemma che
segue è quello del cardinale Gian Angelo, divenuto poi Papa con
il nome di Pio IV°;. A lui la comunità di Melegnano deve
il privilegio del Perdono nel 1563. Arriva ora lo stemma del cardinale
Ercole Gonzaga (1505-1563) vescovo nel 1521 e cardinale nel 1526. Durante
la reggenza a Mantova, Ercole restaurò l’economia dello stato frenando
il lusso della corte, nominò prefetto delle acque e degli edifici
Giulio Romano, rinnovò la cattedrale chiamandovi a decorarla il
Veronese, e diede commissioni di quadri a Tiziano. Nel 1561 fu dei
cinque legati pontefici al Concilio di Trento, del quale gli fu affidata
la presidenza che tenne fino alla morte. Era molto amico e parente della
famiglia Medici. Lo stemma riproduce quattro aquile con un piccolo
scudo al centro caricato di strisce e di due leoni, con sopra la crocetta
ed ai lati i fiocchi che discendono dal cappello cardinalizio. Ora
eccoci allo stemma dei Serbelloni (tagliato in due, nella parte superiore
una pianta di sorbo sostenuta da due grifoni coronati ed affrontati tra
loro); i Serbelloni sono originari della Spagna; Fabrizio fu governatore
di Avignone e capitano generale della Chiesa. Gabrio fu capitano
generale dell’esercito lombardo contro il duca di Sassonia; generale della
Chiesa, governatore di Milano, poi di Tunisi e di Barberia, finalmente
governatore della Sicilia. Questa famiglia, oltre ad uomini d’armi,
ha dato alla Chiesa due cardinali, Antonio vescovo di Foligno e di Novara,
creato cardinale dal papa Pio IV°; nel 1560; Fabrizio, creato cardinale
da Benedetto XIV° nel 1753.
Cecilia Serbelloni fu la madre del primo marchese di
Melegnano, avendo sposato Bernardino Medici. Il primo marchese Gian Giacomo
era pure amico di Gabrio Serbelloni, suo cugino. Lo stemma che inizia
la parete di fondo è quello dei Borromeo. Margherita
Medici, sorella del primo marchese Gian Giacomo, sposò il conte
Gilberto Borromeo signore di Arona, e fu madre di Carlo Borromeo, il famoso
arcivescovo e cardinale di Milano. La famiglia Borromeo fu, in seguito,
sempre favorita. Pio IV°;, zio di Carlo Borromeo, creò la fortuna
anche di Federico, fratello maggiore di Carlo: aveva 25 anni e gli doveva
dare una sistemazione sociale principesca, perchè fosse il fondatore
della potenza territoriale di Casa Borromeo; e gli fu destinata Virginia
della Rovere, figlia del duca di Urbino, la quale firmò l’atto della
promessa matrimoniale nella stanza dello stesso cardinale futuro papa.
Margherita Medici mori all’età di 37 anni (1510-1547), ed alcuni
storici sostengono che fosse morta nel castello di Melegnano. Ancora
uno stemma dei Medici (cinque palle poste in circolo ed una palla in capo
caricata di tre gigli d’oro, in alto un’aquila imperiale). I Medici,
sono un’antica famiglia milanese, ed ebbero lo stemma simile a quello della
potentissima e storica famiglia fiorentina pare dal papa Clemente VII°
(Giulio de’ Medici, Firenze 1478 - Roma 1534), papa dal 1523. La
famiglia milanese Medici ha dato alla patria una lunga serie di consoli,
decurioni, ambasciatori. Sin dal 1277 figurava fra le duecento case patrizie
che avevano il diritto di eleggere il vescovo ordinario della metropolitana
milanese. Il penultimo stemma è quello della Famiglia Orsini,
del ramo di Pitigliano in provincia di Grosseto. Marzia Orsini fu moglie
del primo marchese di Melegnano. Essa era già stata maritata
a Livio Liviano, capitano di ventura; e ne era rimasta vedova. Dalla unione
con Gian Giacomo non nacque alcun figlio, perchè in una battaglia
sul lago di Como, quando Gian Giacomo era signore di Musso, un colpo di
arma da fuoco tolse al nostro marchese la possibilità di usare le
facoltà fisiche generative. La famiglia Orsini, originaria
di Roma, era una delle più potenti fin dai tempi remoti: 5 papi,
30 cardinali, 62 senatori, oltre 100 capitani generali, centinaia di amministratori
e politici: questo il bilancio della loro potenza. Aveva feudi anche
a Tagliacozzo, Nerola, Anguillara, Pitigliano, Nola. L’ultimo stemma
è quello della famiglia Rainoldi, antico casato milanese; diede
questori, senatori, dottori di collegio, decurioni, canonici ordinari,
vicari di provvisione, canonici della Scala, conti palatini, cavalieri
gerosolimitani, un vescovo di Lucca, un presidente del senato; i Rainoldi
ebbero il titolo di conte nel 1647, appoggiato poi sul feudo di Caronno
nel 1649. La famiglia si estinse nel 1753. Lo stemma (volpe rampante)
è uno dei più antichi della Lombardia, ed è raffigurato
qui perchè Clara Rainoldi fu la nonna del primo marchese di Melegnano,
infatti da lei nacque Bernardino (morto nel 1519) padre del famoso Gian
Giacomo. |
Stemma di Agosto Medici, fratello di Gian Giacomo e
di Pio IV°;, successore nel marchesato di Melegnano. Lo stemma è
troncato in fascia; a sinistra le sei sferette della famiglia Medici; a
destra, poco visibili, le sbarre con le stelle della famiglia Del Maino,
di cui Barbara era la moglie di Agosto Medici; nella fascia superiore è
l’aquila imperiale.
Stemma della famiglia Borromeo. La sorella del marchese
Gian Giacomo Medici e di Pio IV°;, di nome Margherita, aveva sposato
Gilberto Borromeo, signore di Arona e divenne madre di san Carlo, il famoso
arcivescovo di Milano. In tal modo la famiglia Medici di Melegnano si era
legata anche ai destini non solo religiosi ma anche civili e amministrativi
della famiglia Borromeo mediante l’opera di san Carlo. Lo stesso san Carlo
fu per alcuni anni segretario particolare dello zio papa Pio IV°; che
regnò dal 1560 al 1565.
Stemma della famiglia Orsini di Pitigliano. La vedova
Marzia Orsini fu la moglie del primo marchese di Melegnano, Gian Giacomo Medici. Ella era già stata maritata a Livio Liviano, un capitano
di ventura, e ne era rimasta vedova. Dall’unione con Gian Giacomo Medici non nacque alcun figlio. La famiglia Orsini, originaria di
Roma, era una delle più potenti fin dai tempi del Medioevo: 5 papi,
30 cardinali, 62 senatori, oltre 100 capitani generali, moltissimi amministratori
e uomini politici. Nello stemma, tagliato in due e con bande color
rosso, si osserva a destra il piccolo orso rampante, a sinistra un arco
sormontato da una stella. I due putti ai lati portano una cuffia,
segno del genere femminile cui si riferisce lo stemma. |