Com'era e come non sarà più!!!
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1999 esattamente
140 anni dopo la battaglia di Melegnano, un’altra battaglia, altrettanto
cruenta si è consumata nella stessa zona.
Nel 1859 le truppe francesi, un reggimento di zuavi,
si copriva di gloria, oggi degli esili fili d’erba, che avevano coscienziosamente
continuato a produrre ossigeno, malgrado le condizioni disumane nelle quali
erano costretti a operare, degli alberi che avevano visto tempi gloriosi
e momenti fra i più duri, hanno ceduto alle ruspe. Si sono opposti
con fierezza, fino all’ultimo, hanno immolato le loro vite di silenzioso
sacrificio sull’altare del porfido. Porfido, non a caso quel nome ricorda
per assonanza la perfidia, la subdola soperchieria. I quadrelli di porfido
uno ad uno hanno scalzato le zolle d’erba, si sono insediati alla fine
dove era rimasta un’oasi di verde circondata da scappamenti d’auto.
Il monumento alla Vittoria, relegato in un angolo,
appare oggi eretto a memoria della più grande sconfitta, la natura
verde ha dovuto cedere al selciato. Gli alberi ombrosi che rendevano la
piazza una vera oasi, hanno lasciato il posto al lampione, di ferro, monumento
all’impotenza della natura, contro le soperchierie dell’uomo. A conclusione
del misfatto, sulla piazza che c'è oggi al posto del giardino, proprio
dove prima c’erano l’erba e le piante, si è celebrato il quarantesimo
anniversario del riconoscimento della qualifica di città per Melegnano.
Forse, se era questo lo scotto da pagare, sarebbe stato meglio se
fosse rimasta paese. |