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La
chiesa di San Pietro si trova all'incrocio tra le
Vie Felice Senna, Mazzini, San Pietro, Trento e _Trieste. Su questo luogo
sorgeva un'antica chiesa dedicata a San Pietro e già documentata
nel 1200. Passano poi tanti anni e bisogna arrivare al 1415 per leggere
mi un documento di un notaio ancora l'esistenza della chiesa di San Pietro.
Proprio qui a San Pietro vi era una Congregazione o confratenita dei Disciplinati.
Questi Disciplinati si dedicavano alle cure delle persone bisognose dell’ospedale
che stava accanto alla chiesa. Nella Visita Pastorale operata da
San Carlo Borromeo nel 1567 si scrive "in
ecclesia sancti Petri ... altare s.mi sepulcri cum pluribus figuris sculptis...",
cioè che
la chiesa ha due altari laterali, uno dedicato a Maria Vergine l'altro
al Santo Sepolcro. L'interno. della chiesa aveva due navate la centrale
e quella di sinistra dove stava la cappella del Santo Sepolcro entro la
quale si ergeva l'insieme di sculture che rappresenta la Deposizione di
Gesù: è il gruppo che noi, da secoli, chiamiamo "i piagnoni
di San Pietro, in dialetto popolare "i caragnòn de San Péder".
Lo storico melegnanese Ferdinando Saresani ci lascia la notizia della sua
consacrazione qnando dice: “Trovasi... ne' libri antichi sotto l'anno 1537
che essa fu consacrata ab Episcopo paupertatis; la qusi notizia tornarebbe
certo più grata, se chi la scrisse e tramandò avesse pure
notato quale fosse il Vescovo, ed a quale Religione ed ordine appartenesse”.
Nel 1591 venne demolita la chiesetta di San Biagio che si trovava lungo
a Via Emilia, accanto alla Rampina. La venerazione di San Biagio
fu allora portata nella chiesa di San Pietro a Melegnano, per cui la chiesa
di San Pietro incominciò a chiamarsi San Pietro e Biagio.
Nel 1666 fu costruita la nuova chiesa e fu benedetta dal prevosto di San
Giovanni e consacrata poi nel 1744 da mons. Casimiro De Rossi dei Padri
Osservanti di San Francesco, vescovo titolare di Capsa. Nel 1883
fu restaurata in tutto e dipinta nell'interno, mentre nel 1890 si compì
la facciata in stile barocco, riportandola come era primitivamente nel
l666. La chiesa è lunga metri 31 e larga metri 8. La
facciata è a doppio ordine. Al centro si apre un portale con sovrastante
lunotto; lesene e controlesene portano l'architrave e il cornicione dove
poggia il timpano. Nel centro dell’ordine superiore si apre un ampio
finestrone a piattabanda, riquadrato e adorno di stucchi; ai lati, tra
lesene e controlesene con capitelli ionici, si trovano due nicchie con
le statue di San Pietro e San Biagio. Sovrasta la facciata un grande
timpano, con in mezzo un medaglione ovato contornato da foglie di palma,
racchiudente in bassorilievo il Regno ornato da tre corone, sotto cui stanno
le chiavi, simbolo della potestà suprema della Chiesa. Alla
destra dell'edificio si erge il campanile, con un cornicione terminale
in cemento modellato. L'interno si sviluppa in una unica navata,
dotata di cappelle laterali, coperta a botte
e conclusa da un'abside ottagonale. Vi sono tre altari il maggiore,
quello dell'Ecce Homo e di San Biagio. L'effigie dell'Ecce Homo era
oggetto di particolare devozione ed il suo manto era tolto per coprire
il corpo di un ammalato dalle febbri lunghe (la malattia della tubercolosi),
ed anche di un moribondo per un'agonia meno dolorosa. In questa chiesa
era istituita canonicamente la Congregazione dei Terziari Francescani che
tenevano qui le loro adunanze. Per tanto tempo nei cortili adiacenti
alla chiesa si teneva l’Oratorio femminile. L’amministrazione di
questa chiesa era della Fabbriceria, ora in pratica è sotto la responsabilità
del prevosto di San Giovanni, don Alfredo Francescutto. Il prevosto precedente,
don Arturo Giovenzana per un po' di tempo voleva dissacrare la chiesa e
venderla, dal momento che la chiesa di San Giovanni è vicina ed
assolve a tutte le necessità liturgiche. Nel passato, per
sostenere le spese delle feste principali solenni che si tenevano in questa
chiesa, provvedevano le confraternite della Dottrina Cristiana, del Patrocinio
di San Giuseppe e dei fedeli. I beni dell'antica Confraternita dei Disciplinati
e dell’ospedale dei Pellegrini furono convertiti nella costituzione della
Congregazione di Carità (una specie di Ente Comunale di Assistenza)
alla fine del 1700. Le famiglie melegnanesi Citrone e De Martini
avevano lasciato come testamento una bella somma per finanziare una speciale
benedizione ogni lunedì ed ogni terza domenica del mese, ed anche
per alcune messe durante l'anno. Ma oggi tutto è finito. Piuttosto
vi si venera ancora in modo piuttosto sentito la Madonna di Lourdes, perché
sulla parte destra, appena entrati in chiesa, in un piccolo vano, è
riprodotta la grotta di Lourdes. Dietro il complesso marmoreo dell'altare
maggiore, si Sviluppa l'ampia abside, dotata di un coro ligneo, oggi mortificato
per l'asportazione di parte del coro stesso e venduto ai tempi del
prevosto Giovenzana.
Le sculture A sinistra e a destra davanti al presbiterio vi sono due statue su mensole barocche. Quella del pilastro sinistro è San Pietro d'Alcantara, proviene dal soppresso convento francescano dl Santa Maria della Misericordia, e venne portata qui nel 1810. Il santo regge con la destra la croce fronzuta e porta la sinistra al petto, volgendo intensamente lo sguardo alla croce. Manifesta una certa espressività nel volto sorridente ed ispirato. Opera di ignoto intagliatore del 1600. Parimenti dicasi della statua sull’arco destro e che rappresenta San Francesco d’Assisi, in saio, che apre le braccia mostrando le stimmate e volgendo lo sguardo al cielo. Le due statue lignee che sono poste in sacristia rappresentano la Madonna e San Giovanni Evange1ista, e facevano parte di un gruppo con il Crocifisso il quale ora sta nella Cappella del Battistero di San Giovanni Battista: le sculture sono opera di ignoto scultore del 1500. Tutto il gruppo stava appeso sull'arco santo della navata centrale di San Giovanni. Poi fu tolto nel 1600 e collocato all'esterno del tempio, in alto nel cortile della sacristia. In tempi recenti è stato ricuperato dal prevosto don Alfredo Francescutto: il Crocifisso è stato staccato dal gruppo e collocato in degna sede, dopo un felice restauro che ha riportato alle forme originali del taglio dell’artista. I quadri La decollazione di san Giovanni Battista Si trova nella parete di sinistra del transetto, prima dell'altare maggiore. Olio su tela. Rappresenta la scena della decollazione di San Giovanni Battista per ordine di Erode. L'ubicazione risale al 1913 nel quale anno fu qui trasportata dalla prepositurale di San Giovanni Battista ove originariamente si trovava. Con altri quadri della vita di San Giovanni costituiva fino al secolo scorso l'ornamentazione, in occasione di festività, degli intercolumni della navata maggiore, con un carattere ornamentale unitario, che è andato perduto con lo smembramento del ciclo pittorico. La tela, come le altre della chiesa, non risponde ad esigenze ambientali. San Giovanni in manto rosso sta in ginocchio mentre su di lui alza la spada il carnefice. Nello sfondo, a sinistra, vi sono personaggi, uno dei quali regge la lanterna. A destra è Salomé che attende con il bacile. L'autore è Giovanni Battista Parodi, che nasce a Genova nel 1674 e muore a Milano nel 1730. La vita e le opere e la bibliografia sono reperibili in “La Pittura in Italia, Il Settecento”, ed. Electa, Milano 1990, t.II, pp 819-820. Il quadro è stato commissionato nel 1708, in seguito a un voto religioso fatto dalla comunità di Melegnano per essere scampata alla peste, come rinnovazione di un precedente voto fatto nel 1630 quando scoppiò la famosa peste descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi. Il quadro reca in basso lo stemma del Comune di Melegnano. Vi è nell’opera la tendenza alla ricerca luministica. Si notino i colori vivaci. I gesti sono enfatici propri del tardo Seicento e inizio del Settecento, quasi da sacra rappresentazione teatrale. La luce rischiara la scena, esaltando i tre gruppi di personaggi che l'artista ha disposti scenograficamente a semicerchio. La rappresentazione ha accenti di crudo realismo. La Madonna con i santi Si trova sulla parete a destra del transetto dirimpetto alla Decollazione di San Giovanni Battista. Il quadro ha due momenti: nel settore superiore è rappresentata la Madonna con il Bambino e tre angeli; nel settore inferiore stanno due santi, rispettivamnete ai lati e San Carlo Borromeo. I due santi ai lati pare siano San Barnaba (a sinistra) e San Giovanni Battista (a destra). Il gruppo è ambientato in un paesaggio con ampio estendersi sullo sfondo. Tra la Madonna e i santi si nota una differenza di stile e anche una certa differenza di espressione emotiva, da far pensare forse a due momenti esecutivi. Natività di Gesù Il quadro si trova sopra la porta del coro che immette nel cortile, e proviene dal soppresso convento della suore Orsoline di Melegnano. Il quadro mostra evidenti segni di forte degrado. E' una vasta opera secentesca, di autore ignoto che fu donata alla chiesa di San Pietro da un certo Giuseppe Castelfranchi, dopo averla questi acquistata al mercato dei beni monastici alla soppressione del convento femminile. Lo storico Ferdinando Saresani (+1875) lo definisce: “opera di eccellente artista”. Crocifissione di Gesù Olio su tela. Cristo in scorcio giace riverso sulla croce ed un soldato inchioda con un martello una delle mani. Nello sfondo si accalcano soldati e personaggi e a sinistra si raccoglie il gruppo delle donne. L'opera è attribuita ai fratelli della Rovere detti Fiammenghini, della prima metà del 1600. Il quadro proviene dalla chiesa prepositurale di San Giovanni e qui portata. Ha dimensioni approssimative di m. 3 x 1,90. E’ in cattivo stato di conservazione. Il dipinto è quasi irriconoscibile per l'alterazione e la scrostatura del colore. Margherita da Cortona Olio su tela. La santa prega, in ginocchio, reggendo tra le mani il crocifisso. Ai suoi piedi, a sinistra un angelo, a destra un cane. Il quadro proviene dalla soppressa chiesa di santa Maria della Misericordia del convento dei Francescani Minori dell'Osservanza di Melegnano. Il quadro ha una base di metri 1,60 e un'altezza di metri 2,30. Sarebbe opera di un pittore locale del secolo XVII° con ispirazione all'arte di Daniele Crespi per quanto di modesta fattura (Crespi Daniele muore nel 1630). Morte di San Giuseppe Olio su tela. Originariamente era collocato nella chiesa prepositurale di San Giovanni Battista, nella attuale cappella del Sacro Cuore, e qui trasportato agli inizi del 1900. E' una raffigurazione religiosa non priva di pregi ed è un quadro attribuito al pittore Giovanni Battista Gallo (o Galli). Si nota la ricchezza dei personaggi, che fanno da corona a San Giuseppe morente: la Trinità, la Madonna e la fantasmagoria degli angeli. San Maurizio Olio su tela. Il santo, nella sua vivace cromia, è raffigurato in piedi davanti a un paesaggio montagnoso. San Maurizio era il comandante della Legione Tebea corposta da 6000 cristiani, che fu sterminata per ordine dell’imperatore Massimiano nel 286 dopo Cristo ad Agaudunum (oggi: Saint Moritz). La sua presenza è giustificata a Melegnano perché dalla fine del 1800 esisteva il Circolo Culturale Cattolico "San Maurizio", ma ancor più perché il sacerdote melegnanese Dionigi Brusati (+1622) andato a Colonia in Germania, portò a casa molte reliquie della Legione Tebea e di san Maurizio, che divenne compatrono della chiesa di Melegnano e che diede il nome al sopraddetto Circolo culturale cattolico. La Veronica asciuga il volto a Gesù Olio su tela. Gesù, in atto di portare la croce, sale il Calvario, mentre verso di lui si protende la Veronica reggendo il sudario. A sinistra vi è il gruppo della Madonna con le pie donne. Il quadro proviene dalla chiesa prepositurale. Ha una dimensione di metri 3 x 1,90. Lo storico Coldani del 1700 avanza l’attribuzione dell’opera ai fratelli Della Rovere detti Fiammenghini. Ma il lavoro pare alquanto modesto per sorreggere tale attribuzione: potrebbe darsi che sia della bottega, cioè opera dei discepoli dei Fiammenghini (prima metà del 1600). La predicazione di San Giovanni Battista Olio su tela. Al centro il santo è seduto, in veste rosata e predica alla gente che lo circonda. In primo piano vi sono donne e bambini. Vi è un largo sfondo di paese. E' stato trasportato qui nel 1913 dalla chiesa prepositurale di San Giovanni Battista, ove originariamente si trovava. Con altri quadri della vita di San Giovanni costituiva, fino al secolo scorso, l’ornamentazione in occasione di festività degli intercolumni della navata maggiore, con un carattere ornamentale unitario che è andato perduto con lo smembramento del ciclo pittorico. Il quadro misura metri 2,40 x 1,80. E' opera del pittore Carlo Preda che nasce e muore a Milano (1645-1729). E' stato composto nel 1708 per assolvere al voto fatto a San Giovanni contro la peste. Questo quadro come gli altri del ciclo pittorico, fu pagato dal Comune di Melegnano, ed è per questo che tutti portano, lo stemma del Comune di Melegnano. San Giovanni Battista indica alla gente il Messia Olio su tela. La scena rappresenta San Giovanni Battista, piuttosto giovane, che indica la venuta del Messia: “Ecco l'agnello di Dio...”. La scena è anche volutamente simbolica: il personaggio che è al centro e che volta a noi le spalle, rappresenta il popolo Israele che, dal punto di vista dell'alleanza con Dio, è al suo tramonto; infatti, sulla destra, come novello mondo religioso, ecco sorgere il Cristo, cioè la nuova ed eterna alleanza. L'opera è del pittore Andrea Porta, un pittore che lavorò molto a Milano. Nel Dizionario della Chiesa ambrosiana, vol. IV, voce "Ospedale Maggiore di Milano", p. 2611, si legge che Andrea Porta con Giuliano Pozzobonelli, Bizzozzero, Cesare Fiori, Salomone Adler e Filippo Abbiati, chiudono la fase secentesca della quadreria esistente nello stesso ospedale. Dunque il pittore Andrea Porta è nella fase del Seicento ed anche del primo Settecento. Anche questo quadro è del 1708, anno in cui furono commissionati gli altri nove quadri del ciclo della vita di San Giovanni Battista, per un voto fatto dalla comunità di Melegnano per essere salvata dalla peste. Tali quadri furono pagati dal Comune di Melegnano, e perciò anche questo questo come gli altri rimasti, porta lo stemma comunale melegnanese. Giovanni Battista rimprovera Erode Un altro quadro ad olio, come altri che sono nella sacristia della chiesa dei santi Pietro e Biagio, rappresenta la scena in cui Giovanni Battista rimprovera il re Erode. E opera del pittore Francesco Perezzolli, lo stesso che ha dipinto il quadro rappresentante Salomé che tiene sul vassoio la testa dì San Giovanni, e che si trova nella chiesa prepositurale di San Giovanni. Francesco Perezzolli, detto il Ferrarino, nacque a Verone nel 1661 e morì a Milano nel 1722. La vita e le opere si trovano in “La Pittura. In Italia. Il Seicento”, ed. Electa, Milano 1988, p. 841. Come già detto prima, l'occasione per la composizione dei quadri del ciclo di San Giovanni Battista, fu il voto fatto dalla comunità di Melegnano per scongiurare e per salvarsi dalla peste, un voto già precedentemente fatto nel 1630, anno della famosa peste descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi. Anche questo quadro ha lo stemma del Comune di Melegnano. Alessandro Maria Visconti Il quadro rappresenta il nobile Alessandro Maria Visconti, in piedi al centro. Alla sua destra si intravvede lo scorcio dell'altare della chiesa di San Giovanni. Fu lui, infatti, a far erigere l'altare maggiore della chiesa di san Giovanni altare che venne consacrato nel 1754. Dice lo storico Ferdinando Saresani (1811-1875) "Il signor don Alessandro Maria Visconti va certamente primo nel novero di chiarissimi signori, che fermando a lungo la loro dimora in questo borgo, vi lasciarono eziandio stampate incancellabili vestigia. Sant’Alberto e santi e sante carmelitane Il quadro era nella terza cappella della chiesa del Carmine e venerato dai frati carmelitani melegnanesì. Dopo la soppressione del loro convento nel 1771, il quadro fu portato qua in San Pietro. Al centro del quadro è sant'Alberto, uno dei santi maggiori dei Carmelitani e sta con altri due santi del suo Ordine monastico, vi sono anche due sante carmelitane: santa Teresa d’Avila e santa Maddalena de’ Pazzi Vi sta anche un povero in ginocchio davanti a sant'Alberto. Questo sant'Alberto è Alberto degli Abati, carmelitano, morto a Messina nel 1306. Il quadro è opera del pittore Giambattista Gallo Carlo Cornaccioli Melegnanese, carmelitano, vescovo di Bobbio dal 172£ al 1736. Era figlio di Simone Cornaccioli dì Ascoli Piceno, tenente generale delle artiglierie del re di Spagna, poi governatore della città e fortezza di Ferrara per la Santa Sede, quindi comandante per le truppe da sbarco in Candia (Grecia) per la Repubblica di Venezia. Simone Cornaccioli sposò Andronica Maria Medici dei marchesi di Marignano, con questa linea genealogica: Le pitture nelle cornici tonde Sulla parete di centro vi sono quattro rappresentazioni entro cornici tonde; esse rappresentano: - L'annunciazione - La visita di Maria alla cugina Elisabetta - Cristo risorto appare alla Madonna - La discesa dello Spirito Santo Tali opere pittoriche sono attribuite ai Fratelli della Rovere detti Fiammenghini che vissero nella metà del 1600. San Pietro e san Paolo Sempre sulla parete centrale, accanto alle cornici tonde, vi sono due quadri di autore ignoto. Essi rappresentano rispettivamente San Pietro di cui si vedono le chiavi, e San Paolo dl cui si vede la spada. Le chiavi: Cristo disse a Pietro; "A te darò le chiavi del regno dei cieli...". La spada: rappresenta due cose: il martirio di San Paolo che ebbe troncata la testa con la spada; ed anche una sua frase: ”La parola di Dio è come una spada a due tagli che penetra nell’anima”. Madonna con due santi Al centro della parete vi è la Madonna con due santi: essi sono sant'Antonio abate e sant’Antonio da Padova; non si sa né la provenienza né il suo autore. Madonna con due santi Sopra la parete della porta della sacristia vi è il quadro che rappresenta la Madonna tra due santi e angeli. I santi sono San Simone Stock, carmelitano e il profeta Elia, a cui i Carmelitani si ispirano come loro antico modello di Vita religiosa. San Simone Stock riceve lo scapolare dalla Vergine Maria Era un quadro nella cappella più grande della chiesa del Carmine e qua portato dopo la soppressione del convento nel 1771. E' un quadro attribuito ai Fratelli Fiammenghini. Lo scapolare originariamente era la sopravveste da lavoro dei Frati benedettini. Nei carmelitani designa due piccoli rettangoli di stoffa tenuti insieme da due nastri, da portarsi al collo a contatto della pelle sotto gli indumenti: era soltanto per i laici, uomini e donne, in segno di devozione. Chi era Simone Stook. Era nato a Kent (Inghilterra) nel 1165 e morì a Bordeaux il 16 maggio 1265. Entrato nell'ordine carmelitano nel 1212, vi fu eletto superiore generale nel 1245. Nel 1251, mentre risiedeva a Cambridge, ebbe una visione nella quale la Madonna gli avrebbe promesso questo: "Ecco il privilegio che io dò a te e a tutti i figli del mio Ordine. Chiunque morirà vestito dell' abito carmelitano, sarà salvo". Il privilegio non tardò ad estendersi a tutti coloro che portavano l'abito carmelitano. Tuttavia la promessa della Madonna non concordava molto con la dottrina cattolica, secondo la quale la salvezza eterna e legata alla pratica di virtù cristiane e alla osservanza delle prescrizioni della chiesa. Il carmelitano Andrea Corsini Andrea, della nobile famiglia dei Corsini, nacque a Firenze nel 1301, lo stesso anno in cui Dante Alighieri veniva bandito dalla sua città, divisa e turbolenta. Sua madre, prima di metterlo al mondo, disse di aver visto in sogno il suo figliuolo nelle sembianze di un lupo, trasformato poi in agnello. In gioventù Andrea pare sia stato davvero una testa calda", un lupo o meglio un giovane leone, un tipo arrogante spendaccione e ozioso. Andrea, pur nel chiasso della gaia e rissosa Firenze, udì la chiamata di Dio, che si tradusse nell'entrata come frate tra i carmelitani. Dopo la sua ordinazione sacerdotale, venne mandato a completare gli studi nell'università di Parigi. E tornò dal soggiorno parigino più irrobustito non solo culturalmente, ma anche nello spirito. Durante il viaggio di ritorno, come narrano i suoi biografi, operò alcune prodigiose guarigioni. Il nostro quadro allude proprio ad una di queste guarigioni miracolose. San Carlo conferma la Regola ai Disciplini Ai primi anni del 1400 già esistevano a Melegnano i Disciplini, una confraternita nata a Perugia nel 1260 con intenti penitenziali e caritativi. L’arcivescovo di Milano, Antonio da Saluzzo, uno dei cugini del duca Gian Galeazzo Visconti, approvò la Regola dei confratelli Disciplini di Melegnano. Qui a Melegnano avevano la cura di due chiese: quella dedicata a San Pietro all'interno di Melegnano e quella dedicata a San Biagio alla frazione Rampina, appena fuori Melegnano. Allaa chiesa di San Biagio alla Rampina era annesso un ospedale gestito dai Disciplini di Melegnano. La loro principale mansione caritativa era quella di ospitare i poveri e i pellegrini viandanti. Il quadro rappresenta San Carlo in piedi che sta consegnando il libro della Regola ai Disciplini, quando è venuto in visita pastorale il giorno primo giugno 1567. Si notano in ginocchio sei confratelli disciplini nel loro abito religioso. Si noti anche al fianco del Disciplino di destra il flagello per flagellarsi mentre il confratello che sta sulla nostra sinistra è il superiore, riconoscibile per il colletto più ricamato. Si noti la figura giovane di San Carlo. Antonio Citrone Un quadro in sacristia rappresenta il sacerdote Antonio Citrone in veste sacra, e con la scritta che ne giustificano i motivi per la dedica di un quadro in sua memoria: “Signor Antonio Citrone di Melegnano, abitante a Roma, morto nell'anno 1669, lasciò a questo oratorio di S. Pietro mille scudi romani (lire 6,18 per scudo) che fanno lire spagnole 6.900 per l'esposizione del SS. Sacramento ogni lunedì mattina in perpetuo a suffragio delle anime del purgatorio. Al 2 novembre lunedì 1671”. Dionigi Sardi In sacristia vi è anche il quadro rappresentante il sacerdote Dionigi Sardi. Vi è la seguente scritta: "Admodum Reverendus Dionisius Sardi canonicus Melegnani Emeritus fabricerius in vita, venerandeque fabricae benefactor post mortem, vixit annos 72, obiit autem die 3 novembris anni 1738". I quadri che stanno nel corridoio avanti la sacristia Sant'Agostino e la Madonna offrono a santa Caterina di Alessandria Gesù Bambino. Gesù flagellato, con San Biagio (alla nostra destra) e con i santi Pietro e Giovanni (alla nostra sinistra). Santa chiara francescana. Una santa in preghiera. Don Giuseppe Paradiso. (+1928) coadiutore a Melegnano. Don Felice Gittardi (+1902) coadiutore a Melegnano. Don Giuseppe Airaghi, coadiutore fino al 1912. San Sebastiano. |
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