La Piana dei Giganti nasconde un tesoro di reperti archeologici. Vasi,
monete, monili e frammenti dei più svariati materiali, risalenti
a un arco plurimillenario di storia, giacciono sepolti sotto il grande
spiazzo che separa l'antico borgo di Zivido dall'area dei centri commerciali
lungo la via Emilia. Qui, dove le ruspe sono al lavoro per la realizzazione
di un ampio piano di lottizzazione residenziale, gli improvvisati archeologi
dell'Associazione culturale Zivido hanno effettuato alcune interessanti
scoperte, setacciando i cumuli di terra estratti nei cantieri per consentire
la posa delle fondamenta. «Ci siamo messi a vagliare il terreno rimosso
- spiega Silvano Codega, socio fra i più attivi del sodalizio culturale
fondato da Pierino Esposti - e ci siamo imbattuti in alcuni frammenti interessanti
di vasi e altri oggetti del genere. Particolarmente interessanti sono i
resti, ben conservati, di due patere in terracotta, dei vasétti
bassi che venivano collocati nelle sepolture e che probabilmente risalgono
a epoca romana. Noi non siamo specialisti e ci piacerebbe che qualcuno
valutasse tali reperti, per assegnargli una data più certa e attribuirgli
il giusto valore. Siamo inoltre convinti che l'intera zona nasconda questo
genere di tesori e contiamo di poter effettuare analoghi setacciamenti
sul terreno rimosso dal nuovo cantiere che ha aperto nella vicina frazione
di Carpianello». E in effetti precedenti rilievi condotti sul territorio
circostante hanno consentito di riportare alla luce oggetti di grande interesse,
che coprono un arco storico che va dall'epoca tardoromana al Rinascìmento,
passando per tutta la lunga parentesi medioevale. Ricco si è dimostrato
soprattutto il terreno sottostante al castello dei Brivio, in via Corridoni,
oggi adibito a scuola materna. Nelle cantine, una volta liberate dalla
terra con cui erano state chiuse, sono stati rinvenuti reperti di varia
natura: monete, un ciondolo in pietra e osso, monili, puntali d'anfora
e frammenti di vasi diversi. «Quella terra - spiega Codega - proveniva
quasi
certamente da sbancamenti effettuati in alcuni campi della
zona e si è rivelata assai prodiga di sorprese. L'ultima di queste
è stata il rinvenimento di un frammento a forma triangolare, presumibilmente
parte di un'anfora, che reca sulla cornice una scritta in latino, purtroppo
leggibile solo in parte e riferita a una non ben specificata 'figlia di
Dio. Belli anche gli esemplari di monete, fra cui una trillina di Carlo
V° un denaro tornese del XII secolo, un sesino del XVII° secolo
e un quattrino settecentesco. Qui basta scavare per trovare qualcosa!».
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