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L'evoluzione ecclesiastica dopo il 1400
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  La diffusione del cristianesimo
La diffusione del cristianesimo nella Bassa Milanese e nel tratto Lodivecchio Milano ha coinvolto anche Melegnano, con una serie di costruzioni o piccoli edifici adibiti al culto; basti pensare alle abbazie della regola benedettina di Chiaravalle, Viboldone, Calvenzano, ed alle chiesette situate dove anticamente sorgevano le pietre miliari romane:
San Martino in strada, al quarto miglio di Milano, 
San Donato in strada, al quinto miglio da Milano, 
San Cristoforo a Sesto Gallo, al sesto miglio da Milano, 
San Giuliano in strada, al settimo miglio da Milano, 
Santa Maria di Occhiò, all’ottavo miglio da Milano, 
San Biagio alla Rampina sulla Vettabia, al nono miglio da Milano. 
Proseguendo verso Lodi, già nei secoli XII e XIII vi sono molto attive le chiese di San Zenone da cui dipendevano le chiese di Mairano, Santa Maria in Prato, Ceregallo, Casale da Alamannis, poi Casalmaiocco, Santa Maria di Pezzolo, Villavesco e San Leonardo; a Tavazzano sorgeva nel secolo XII un ospedale dedicato a Santa Maria e a San Giovanni Battista. A Lodivecchio si ha notizia del cristianesimo già nel secolo quarto.  Poi vi sono gli anni della invasione barbarica e della dominazione longobarda. Con tutta probabilità fu la conversione dei Longobardi che spinse a costruire diverse chiesette di campagna dedicate a santi che riscuotevano k loro simpatia e ne favorivano la fede.  Ma se noi osserviamo il territorio melegnanese ci accorgiamo che il grande sviluppo religioso ed ecclesiastico avvenne tra la fine del 1300 e la seconda metà del 1500, quando la semplice chiesa di San Giovanni diventò prepositurale, e quando si fondarono diversi conventi.
La fondazione della prepositura
Dal punto di vista ecclesiastico abbiamo già detto che esistevano per Melegnano e dintorni edifici sacri come il senodochio dedicato a Santa Maria, documentato per l’anno 836 e il priorato dei monaci di Cluny in Calvenzano fondato verso il 1090. Bisogna arrivare al 1200 per conoscere il gruppo degli edifici sacri per Melegnano e dintorni: 
a Melegnano: chiesa di San Pietro, chiesa di San Materno ad castellantiam de Meregniano, chiesa di Santa Maria Maddalena ad hospitale Meregniani, chiesa di Santa Maria; 
a Santa Brera: chiesa di Santa Brigida, chiesa di San Pietro; 
alla Rocca Brivio: chiesa di Santa Maria ad rocham de Meregniano; 
a Vizzolo: chiesa di San Pietro; 
a Sarmazzano: chiesa di San Protasio e Gervasio; 
a Calvenzano: chiesa di Santa Maria; 
a Colturano: chiesa di Sant’Antonino; 
a Pedriano: chiesa di San Michele. 
Per quanto riguarda la chiesa di San Giovanni Battista essa e nominata per la prima volta nel 1398. Esiste una tradizione che non ha alcun fondamento storico: la chiesa sarebbe stata fondata da San Giulio d’Orta verso l’anno 390. C’è chi vorrebbe stabilire una relazione tra la chiesa di San Giovanni e i santi Nabore e Felice con il miracolo di Santa Savina, ma in realtà occorre riconoscere che prima del 1398 non si ha nessuna notizia sulla chiesa di San Giovanni. E non sappiamo per quale motivo essa fosse stata costruita dopo le altre che abbiamo sopra ricordate.  Fino al 1442 la chiesa di San Giovanni era una semplice e normale chiesa come tutte le altre, chiamata rettoria, cioè affidata ad un solo sacerdote che veniva eletto dalla comunità e la cui elezione era successivamente ratificata dal prevosto di San Giuliano, perchè la chiesa di Melegnano si trovava proprio nella Pieve di San Giuliano.  Tuttavia la chiesa di San Giovanni, pur non essendo ancora sede di un prevosto, celebrava ogni anno la sua festa patronale alla quale partecipavano anche coloro che abitavano nei dintorni. Quanti fossero gli abitanti di Melegnano, nella metà del 1400, noi non lo sappiamo con precisione, anche se non si faceva tanta fatica per conteggiarli: possiamo però affermare che i frequentanti la chiesa ed i sacramenti fossero da un minimo di 1500 ad un massimo di 3000 anime.  Era, dunque, una semplice parrocchia con il suo parroco, che attendeva alle normali funzioni pastorali. Con la chiesa di San Giovanni, nella prima metà del 1400 troviamo in Melegnano la chiesa dedicata a San Pietro nella quale non c’era il sacerdote residente, il convento dei Padri Carmelitani dove ora è la chiesa del Carmine, la chiesa di San Materno sulla riva sinistra del Lambro dove ora è il Cimitero.  Nel mese di maggio 1442 fu presentata al cardinale Gerardo Landriani, vescovo di Como e cardinale, legato pontificio, una richiesta nella quale si chiedeva la creazione della prepositura, con un prevosto e tre sacerdoti coadiutori. I beni che dovevano essere alla base del sostentamento e della ricchezza parrocchiale sarebbero derivati dalla soppressione di un monastero di suore benedettine di Santa Maria della Stella in Bruzzanello di Mediglia, i cui redditi erano di cento fiorini d’oro ogni anno. Allora il convento femminile benedettino ospitava sei suore, le quali, tuttavia, dovevano andare a Milano nel monastero di Sant’Anna per essere meglio assistite religiosamente, e perchè il loro luogo di Bruzzanello stava alquanto isolato.  Inoltre si presero in considerazione alcune chiesette che stavano nel Melegnanese: 
San Martino di Mercugnano (oggi San Martino Olearo); 
Santa Margherita di Faino, una cascina tra Melegnano e Landriano; 
San Bartolomeo in Corte, in zona di Porta Romana; 
Santa Maria della Rocca che era sotto il patronato della famiglia Brivio; 
San Materno al Castelvecchio, dove oggi è il Cimitero; 
Sant’Antonino di Colturano; 
San Pietro in Vizzolo. 
Sette chiesette che attirarono l’attenzione di chi voleva che a Melegnano ci fosse una prepositura importante ed economicamente sicura; difatti la rendita totale di queste chiesette era di cinquantaquattro fiorini d’oro ogni anno.  Il 6 luglio 1442 il cardinale fondava la prepositura e destinava le rendite della chiesa di San Giovanni e del soppresso monastero di Santa Maria della Stella per il sostentamento economico del prevosto e dei tre coadiutori (cappellani curati): essi dovevano risiedere sul posto ed assicurare la celebrazione e l’amministrazione dei sacramenti per la comunità melegnanese. Il primo prevosto fu don Giovanni Pagani, nominato direttamente dal cardinale Gerardo il 19 lui 1442. Per il tempo futuro il prevosto ed i coadiutori sarebbero stati scelti da un collegio composto da alcuni nobili melegnanesi (diritto di patronato) e dai sei deputati che erano a capo dell’amministrazione civica di Melegnano. E questo diritto di scelta continuò nel suo vigore fino ai tempi di San Carlo Borromeo.
I motivi della creazione della prepositura
Le motivazioni di questa svolta storica nel settore ecclesiastico melegnanese sono diverse: l’importanza di Melegnano nell’ambito dell’amministrazione milanese, perché Melegnano non dipendeva dal podestà del Comune di Milano, ma direttamente dal duca. Il castellano, come custode del castello, era già un’autorità, ma era anche il vicario del duca non solo per Melegnano ma per tutta una zona chiamata la Bazana che non era sotto il potere amministrativo del podestà del Comune di Milano.  Un secondo motivo è intravisto nel tentativo di poter assicurare una maggiore cura pastorale più organica, più continuativa, più intensa, più razionale con l’unificazione dei rapporti tra chiesetta e chiesetta, attorno a quella centrale di San Giovanni Battista.  Un terzo motivo consisteva nella riconosciuta posizione economica e sociale di Melegnano come un piccolo centro che già aveva i suoi organi pubblici, i suoi uffici civili, i suoi attributi per una sufficiente prestazione sia nel campo della cultura perchè esistevano maestri ed una scuola di grammatica gestita da sacerdoti, sia perchè vi era la sede per gli atti legali e notarili, sia perchè non mancavano le comodità merceologiche inerenti al mercato del giovedì come alcuni buoni alberghi dai nomi simpatici, albergo del Gallo, albergo della Campana, albergo della Cernia. La stessa salute fisica e le norme igieniche erano controllate in luogo da medici residenti.  Insomma, accanto alla classe operaia e contadina vi era in Melegnano anche una classe socialmente, culturalmente ed economicamente più elevata, in una popolazione che si aggirava intorno ad oltre duemila abitanti.  Bisogna anche ricordare che in questo periodo vi era un movimento capeggiato dal papa Eugenio IV, austero e intraprendente, che tendeva a liquidare le autonomie locali monastiche per rinforzare le unità ecclesiastiche, tenuto conto della continua spinta delle comunità rurali verso il centro di cui sentivano il fascino sociale e di cui avvertivano la necessità sotto ogni aspetto, tanto più che alcuni monasteri erano decadenti moralmente e materialmente, quindi arrivava opportuna la richiesta della soppressione del monastero delle suore benedettine di Bruzzanello, tanto più che circolavano voci anche di scandali e di immoralità.
La difficoltà dei benefici ecclesiastici
Intorno alla erezione della prepositura in Melegnano, sorse una grave questione che si trascinò per anni. Se da una parte sembrava una cosa pacifica ed in certo qual modo ragionevole, dall’altra parte non si cedeva.  La badessa di Bruzzanello fu sistemata a Melegnano con una pensione a vita di quindici fiorini l’anno, mentre una somma minore fu riservata per le altre monache che se ne andarono altrove.  Ma le contestazioni non cessarono ed arrivarono al punto che la questione fosse ripresa e tutto il caso di Bruzzanello e del suo monastero femminile fosse riaperto con l’intervento di papi come Nicolò V e Pio II. Quest’ultimo addirittura annullò l’incorporazione a favore della chiesa di San Giovanni e ricostituì il monastero, inasprendo la lite dei prevosti di Melegnano contro le monache. E tutto finì con un compromesso.  Più intricata, invece, fu la vicenda delle sette chiesette che erano state prese in considerazione: la chiesa di San Martino di Mercugnano, del Faino e di San Bartolomeo in Corte erano senza rettore; la chiesetta di Santa Maria della Rocca aveva il suo cappellano ed era patronato della famiglia Brivio; la chiesa di San Materno al Castelvecchio, di Sant’Antonino di Colturano e quella di San Pietro di Vizzolo avevano il loro sacerdote. Il 30 luglio 1442 il cardinale Gerardo aveva preso queste sette chiesette e le aveva unite nella rendita per San Giovanni di Melegnano. Per le chiesette libere fu una cosa facile, ma per quelle che avevano il loro cappellano si crearono problemi, che furono più tardi risolti quando gli anni passarono anche per i contendenti. Comunque verso il 1450 la questione delle sette chiesette era in via di definitiva estinzione.  Poi, nei secoli seguenti, la prepositura avrà un suo progressivo sviluppo, talvolta assai importante anche come protagonista di importanti pagine storiche melegnanesi, come si vedrà in seguito.  Basti qui ricordare che nel 1534, alla morte di Francesco Landini, vescovo vicario di Milano, l’arcivescovo Ippolito d’Este scelse per la successione Giovanni Antonio da Melegnano, che era canonico di Santa Maria della Scala.
Conventi e confraternite
Nell’arco di tempo che sta tra la fine del 1300 e la fine del 1500 in Melegnano si sviluppano o si fondano nuovi organismi religiosi ed ecclesiastici:
Confraternita dei Disciplinati nella chiesa di San Pietro.
Convento di Santa Maria del Carmine, fondato nel 1393.
Chiesa di San Rocco, già funzionante nella metà del 1500.
Convento di Santa Maria della Misericordia dei Francescani fondato nel 1487.
Convento dei Frati Cappuccini fondato nel 1577.
Convento dei Frati Servi di Maria fondato nel 1514.
Convento delle Suore Orsoline fondato nel 1586.
Abbiamo già detto che la chiesa di San Giovanni Battista divenne prepositurale nel 1442. Alla metà del 1500 comprendeva Melegnano, Riozzo, le Fornaci, Gamborello, Martina, Cascina Bianca, Cattanea, Viridario, Pedriano e Mezzano uniti nel 1597 con il Vettabiolo che era chiamato Molinazzo di Pedriano, Molinazzo, Rampina, Santa Brigida, Crema, Rocca, Colturano, Molino della Valle, Cabiano, Sarmazzano, Calvenzano, Vizzolo, Molino dei Ciceri, Montebuono.  Al tempo di San Carlo Borromeo (+1584) furono scritti gli Atti della Chiesa Milanese. Nella parte terza si enumerano le Regioni ecclesiastiche della diocesi di Milano. Nella Regione Sesta sono nominate le località che erano state erette come capi di pieve: Vicomercatum, Trivilium, Sforzatica, Vaprium, Gorgonzola, Meltium, Septala, Chignolum, Melegnanum, Sancti Iuliani, Locatum, Sancti Donati, Segratum.  E’, dunque, una realtà assai importante l’evoluzione storica ecclesiastica e religiosa in Melegnano, soprattutto se si considera che nelle confraternite e nei conventi locali entrarono numerosi melegnanesi, alcuni dei quali ebbero le doti necessarie per salire ad alti gradi di responsabilità diventando superiori provinciali, consiglieri generali, vescovi di diocesi. Alcuni inoltre si segnalarono per la loro santità, diventando venerati dal popolo melegnanese.
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