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La
produzione artstica-architettonica, scultura, pittura
L’arte in Melegnano nel 1600 meriterebbe una trattazione più ampia, fuori dai limiti ristretti di un semplice manuale. Comunque non si possono, qui, tacere le opere di maggior interesse in architettura, in scultura e in pittura. Le opere d’arte presenti in Melegnano nel periodo che stiamo analizzando e descrivendo sono tutte entro l’estetica del barocco, un’arte affollata di virtuosismo e di vistosità, alla ricerca della meraviglia. In architettura si presentano queste opere: chiesa di San Pietro, chiesa di San Rocco, interno della chiesa di San Giovanni, interno del convento delle monache in angolo via Trento e Trieste - via Cavour, e la chiesa che era in via Marsala dedicata ai santi Giacomo e Filippo. Ma l’architettura barocca melegnanese fu quella che sofferse i danni più forti, perchè il paese subì parecchi rimaneggiamenti, e nei piani di costruzione non sempre si vollero conservare i fabbricati più antichi. Presenza molto più ampia ha la scultura in Melegnano, sebbene non si possa dire che sia sempre di alto valore artistico. Però vi sono alcune opere che manifestano una certa preoccupazione di impegno per essere pregevoli. Si veda, per esempio, la statua dorata lignea di San Giuseppe nella chiesa del Carmine; essa fu eseguita in legno da un ignoto scultore del 1600. L’opera, che ha caratteri molto convenzionali, non e priva di espressione: essa proviene dalla chiesa di Santa Maria della Misericordia dei frati francescani e misura un’altezza di metri 1,80. Una notevole opera di ignoto intagliatore locale del 1600 è il Crocefisso ligneo policromo, nella chiesa dei Servi, e si trova entro custodia di vetro, all’altare della prima cappella di sinistra. L’opera manifesta un agile intaglio e mostra una ricerca espressiva nell’anatomia esile e nervosa. Il Crocefisso e la custodia provengono dal monastero dei Servi di Maria, soppresso nel 1810. L’opera misura metri 1,90. Un’altra opera di notevole esecuzione locale, di valido stile secentesco, di buona scuola, è il coro ligneo scolpito nella cappella del Sacro Cuore della chiesa di San Giovanni. Forma il coro di una cappella che una volta era la cappella per i Morti, già cappella dei canonici. Per mezzo del coro, tutto l’ambiente ottiene un effetto suggestivo. Gli elementi decorativi (clessidra, armatura, tiara papale, ecc.) sono convenzionali, tuttavia il coro non manca di una sua particolare forza espressiva ed una pretesa artistica. Gli scultori furono Romanoni e Perego. Più modesto, anche se si presenta piuttosto monumentaleggiante, è il coro dietro l’altare maggiore in San Giovanni, eseguito nel 1635 e che subì diversi rimaneggiamenti. L’opera è di Giovanni Scotti. Di nobile e semplice austerità è la cattedra lignea scolpita che sta alla destra del presbiterio, forse della stessa scuola del coro. Sulla sommità dell’architrave sono tre piccoli capolavori che non devono sfuggire all’occhio attento: San Giovanni Battista, Sant’Ambrogio, San Carlo. Due note caratterizzano queste statuette: rigore del taglio e delicata sensibilità che creano un intenso effetto ed esaltano l’intima vitalità dei volti che accompagnano i gesti. Il gusto plastico si tramuta in espressione di vita, nella compostezza resa con un linguaggio estetico ricco e brioso. Vi è, inoltre, un lungo elenco di opere di scarso interesse artistico. Anzitutto le statue lignee policrome di San Diego, del 1632, dello stesso autore della statua di Sant’Antonio, nella chiesa del Carmine, radicalmente ridipinte in epoca nostra. Con una certa efficacia e non privi di espressione ecco San Pietro d’Alcantara e San Francesco d’Assisi, statue poste su mensole barocche, a destra e a sinistra dell’arco santo della chiesa di San Pietro. Hanno caratteri convenzionali, ma i volti ispirati e le espressioni della persona riescono a raggiungere una certa efficacia. Nella pittura vi sono opere più numerose. Anzi, si potrebbe dire che buona parte della pittura melegnanese del passato è pittura barocca. Incominciamo dagli affreschi. Nella chiesa dei Servi vi è la Madonna Addolorata, sulla parete destra della chiesa, sopra la porta che immette nella sacrestia. E’ una notevole opera di ignoto pittore lombardo che, pur in una interpretazione provinciale non esente da un certo manierismo, si esprime con larghezza compositiva. Meno notevoli, ma accettabili e per altro ancora sotto critica, altri tre affreschi del 1600: il Cristo in gloria, nella cappella di San Carlo in San Giovanni, che dimostra scarsità di ispirazione nel pittore lombardo e che indulge a tendenze di copiatura e di accademia; San Pietro da Verona, un affresco su una parete di scala interna ad un cortile in Via Cavour, dove le intemperie e le mani di ignoti hanno fatto un triste lavoro, ma dove ancora si nota la linea ampia e robusta e l’uso del colore i quali, originariamente, dovevano presentare una notevolezza artistica; la Madonna Assunta, al ponte del Lambro, di ignoto, pregevole per l’equilibrio delle forme pur ampollose, per i colori saggiamente disposti e frenati e per una certa aura di spiritualità, oltre a un probabile valore storico ancora da scoprirsi. Nel 1600 melegnanese ci si presentano anche una trentina di quadri, alcuni dei quali degni di studio, mentre la maggior parte (una ventina) è stata classificata di scarso interesse artistico. Si vedano, comunque, il Cristo Crocifisso e il Cristo che sale il Calvario, due opere attribuite ai Fratelli della Rovere detti i Fiamminghini; una Santa Margherita da Cortona, attribuita a Daniele Crespi, nella chiesa di San Pietro, ed una Sacra Famiglia della scuola di Guido Reni, sempre in San Pietro. Due opere si impongono in San Giovanni: la Natività di Maria di Giovanni Battista della Rovere, e la Presentazione al tempio di Giovanni Mauro della Rovere, fratelli Fiamminghini. Qui l’arte presenta personaggi che agiscono con movimenti ed atteggiamenti alquanto teatralmente enfatici; gli elementi architettonici sono parte essenziale della scenografia barocca; lo stesso panneggio ampolloso accentua la presenta dei cori: il barocco celebra, qui, la sua piena vitalità. Elementi procaccineschi evidenti sono nell’immacolata, che è la pala d’altare nella cappella a destra dell’altare maggiore in fondo alla navata destra, e Gioacchino visitato dall’angelo, una lunetta sopra la porta d’ingresso al passaggio dalla sacrestia all’altare. Nonostante la loro indubbia ispirazione a Camillo Procaccini, la gracilità strutturale e l’espressione manierata nell’immacolata, e l’interpretazione provinciale di facile vena narrativa con esecuzione piuttosto trascurata del Gioacchino, non possono convalidare la attribuzione al grande maestro bolognese, la cui famiglia era particolarmente attiva a Milano. Modesto pregio artistico, e maggiormente storiografico, hanno la Processione del Santo Chiodo e San Carlo fa l’elemosina, nella cappella in San Giovanni. La cappella barocca fu compiuta dopo il 1610, anno della canonizzazione del santo. Le due tele hanno una certa vena narrativa di gusto popolare. Più notevole è la tela di San Carlo in estasi, che è la pala d’altare della cappella di San Carlo in San Giovanni. Si vuole vedere un quadro di Giambattista Crespi detto il Cerano, per l’espressivo volto del santo. Tuttavia la tela è stata attribuita, anzichè al Cerano, per una certa fiacchezza di pennello e di composizione al suo discepolo e genero Melchiorre Gherardini, del quale appaiono le caratteristiche stilistiche. Di interesse storico per la comunità melegnanese è il quadro che sta sopra il confessionale del prevosto, a sinistra e nella navata piccola, rappresentante San Carlo Borromeo che riceve dallo zio Pio IV°il cappello cardinalizio, mentre sulla destra si vede, in veste talare nera, il parroco di Melegnano, Giovanni Pavesi, che ha in mano la bolla del Perdono, concessa da Pio IV°a Melegnano in data 20 gennaio 1563. Il quadro è attribuito a Giovanni Battista della Rovere. Ugualmente importante per la nostra storia locale è il quadro di Pio IV, datato al 1694 e variamente attribuito. Nel libro delle spese in archivio della chiesa di San Giovanni per l’anno 1694 si legge che il pittore Montorfano è stato pagato per un ritratto di Pio IV. Il pontefice è raffigurato seduto, in rocchetto rosso e berretto, in posizione molto simile al quadro dipinto da Ottavio Bizzozzero, nella Raccolta dell’ospedale maggiore di Milano. Comunque le due note che emergono da questo quadro di Pio IV°melegnanese sono una nobile compostezza ed un signorile decoro. Abbiamo lasciato per ultimo la serie dei quadri fatti dipingere dopo il voto del 18 giugno 1630 in onore a San Giovanni Battista e che si appendevano sotto gli archi, tra pilastro e pilastro: San Giovanni Battista indica il Messia; attribuito ad Andrea Porta; Giovanni davanti ad Erode (a sinistra in basso vi è lo stemma della comunità melegnanese) attribuito al pittore Franco Verezzolli; il Banchetto di Erode, attribuito ancora a Franco Verezzolli. Il commento più ampio a questi quadri è stato esposto sul libro dal titolo La chiesa di San Giovanni Battista, edito nel 1979. Abbiamo così esposto alcune opere artistiche del Seicento melegnanese, prima di affrontare la storia più complessa del secolo 1700. |
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