m. 320 s.m.; superficie 18.13 kmq; 16118 abitanti
Centro ormai prettamente industriale, ma con un recente passato agricolo,
la citta' di Erba, in provincia di Como, e' ridente localita' della Brianza.
E' posta nel piano a cui da' il nome essendone il maggior centro e si trova
allo sbocco della Valassina, in prossimita' dei laghi di Pusiano e Alserio,
a quindici chilometri da Como, diciotto da Lecco e quarantacinque da Milano.
Il comune di Erba e' il risultato della fusione di sette ex comuni e delle
loro relative frazioni: Erba vera e propria con le frazioni Mevate e Boccogna;
Incino con Villincino e Rovere; Arcellasco con Carpesino, San Bernardino e
Torricella; Cassina Mariaga con Incasate, Bindella, Morchiuso e Campolungo;
Crevenna; Buccinigo; Parravicino con Pomerio, Casiglio e Castelnuovo. Al
paese nato da tale fusione avvenuta nel 1926, e' stato dato il nome di Erba,
che dei sette centri riuniti era la localita' piu' rinomata. Cio' spiega la
ragione per la quale il suo agglomerato urbano e' esteso e sparso, sia in
collina che nel piano. Erba si inserisce in un insieme paesaggistico che ha
mantenuto discrete zone verdi anche se le moderne costruzioni hanno alterato
il paesaggio originario e gli edifici industriali hanno invaso prati e campi,
sostituendosi a quelli agricoli che ieri primeggiavano. Cio' non di meno, Erba
si trova in una zona che i laghi hanno reso particolarmente suggestiva e che e'
dotata di un clima temperato sia d'estate, quando le colline emergono dalla
calura, sia d'inverno, quando le stesse alture spesso fuggono alle nebbie della
campagna milanese.
Gia' centro di non disprezzabili memorie in epoca preistorica, romana e
longobarda, come testimoniano i reperti nei locali musei, Erba entra
ufficialmente nella storiografia lombarda in epoca carolingia, quando i nomi
dei suoi castelli dei quali si e' munita soprattutto per far fronte, come il
resto del nord-Italia, alle continue invasioni degli Ungari, compaiono
ripetutamente nelle vicende lombarde.
In epoca comunale il territorio erbese si schiero' con Milano nella lotta per
la liberta' contro gli imperatori di Germania, culminata nella battaglia di
Legnano (1176), ma che nel piano d'Erba ebbe il suo capitolo piu' importante
in uno scontro svoltosi su questi colli tra gli imperiali e i milanesi (1160)
e conclusosi con la vittoria dell'esercito di Milano sul colle di Tassera
presso Erba.
Dal tredicesimo al sedicesimo secolo Erba fu sotto la signoria dei Visconti
e degli Sforza, che la dettero in feudo alla potente famiglia dei
condottieri Dal Verme e poi ai Fregoso. Durante la dominazione
spagnola fu feudo dei conti Archinto e con il sopravvento di quella austriaca
vide la propria economia aprirsi con successo all'artigianato e poi all'
industria della seta, di cui ancora oggi sono testimonianza le filande
superstiti. Toccata nell'Ottocento dal fermento degli ideali risorgimentali
per la presenza in loco di numerosi patrioti lombardi, Erba fu nell'eta'
post-unitaria uno dei piu' importanti centri di villeggiatura della Brianza.
L'epoca d'oro del centro mondano di vacanze ebbe termine con lo scoppio della
Prima Guerra Mondiale, nella quale numerosi erbesi persero la vita sui vari
fronti.
Dopo l'esperienza fascista, la vita economica, sociale e politica di Erba
verra' sconvolta dal secondo conflitto mondiale - durante il quale subira'
numerosi bombardamenti - e vedra' nuovamente molti erbesi cadere dapprima
nelle fila dell'esercito regolare e poi in quelle della resistenza partigiana.
Il decennio 1950-1960 e' stato caratterizzato da un'attiva opera di
ricostruzione.
L'arte lombarda trova suo modo di manifestarsi nel territorio erbese nei piu'
importanti monumenti: il Romanico dei celebri maestri comacini nella chiesa di
sant'Eufemia; il Quattrocento e il Cinquecento, nei suoi castelli e negli
affreschi sparsi nelle chiese minori e negli ex-conventi; il Barocco minore
in alcuni edifici religiosi e in certe palazzine civili; il Neoclassicismo e
l'Eclettico nelle numerose ville; il Novecento nel suo Monumento ai caduti.
Fotografia Aerea di Erba
VILLA MAJNONI:
La Villa Mojnoni d'Intignano e' oggi sede del Municipio di Erba. Appartenuta
nel XVIII sec. al canonico Carl'Antonio Prina e poi alla famiglia Lainati di
Milano, passo' verso il 1850 al nobile milanese don Gerolamo Majnoni d'Intignano,
che ne fece la dimora di campagna della sua famiglia. Al marchese Achille
Majnoni d'Intignano, architetto della corte di Umberto I, si deve la
trasformazione del vecchio complesso, voluta in uno stile neo-barocchetto di
molto buon gusto. La villa e' preceduta da un viale di cipressi un tempo ornato
di statue, che ha il pregio di creare l'illusione delle profondita' e l'
alterazione delle reali proporzioni e dimensioni dell'edificio; esso porta,
infatti, al grazioso cortile d'onore chiuso da bel cancello in ferro battuto,
cortile di dimensioni modestissime rispetto alle premesse e promesse del viale
e che visto dalla via 25 Aprile ricorda un teatro di burattini. La costruzione
si presenta oggi molto alterata rispetto ad un tempo anche a causa di cattivi
restauri che l'hanno mutilata di parecchi elementi architettonici (la torretta
sulla piazza, la veranda che dava sul parco...). Sulla facciata della villa
che guarda verso la piazza e' un affresco della Vergine dipinto verso il 1870
dal pittore milanese Carlo Fumagalli, in sostituzione di altro piu' antico
completamente scrostato. L'interno della villa, adibito ad uffici, non
presenta particolari degni di rilievo. L'elemento di maggiore importanza della
villa e' oggi il suo bel parco, ricco di cedri del Libano, di faggi maestosi e
di altre preziose essenze, tipiche dei giardini brianzoli. Il disegno del
giardino e' dell'architetto Majnoni: in esso e' pure un bel tempietto barocco
che nel secolo scorso si trovava nel parco della villa reale di Monza eche,
smontato in tanti pezzi, fu qui trasportato e ricostruito come dono del re
Umberto I ai Majnoni d'Intignano.
VILLINCINO: Villincino fu castello nel senso di paese fortificato e sorse sul
finire del secolo X, al tempo delle invasioni degli Ungari, quando tutti i
villaggi si munirono di mura per far fronte alle continue invasioni. Il borgo
fu culla e proprieta' della ricca famiglia Carpani, che tanta parte di storia
ebbe nelle vicende del piano d'Erba. Fu un centro notevole tra i secoli XI e
XII; con Erba, Incino, Merone, Castelletto, Nibionno, Canzo, Albese, Albavilla
faceva parte di un vasto feudo dei conti Dal Verme, mentre nel sec.XVII fu
feudo dei Conti Archinto. Nel sec.XIII si trovo' contesa nelle lotte tra Visconti
e Torriani per la signoria milanese ed e' in questo periodo che il suo abitato
venne distrutto nel 1278, ad opera dei partigiani dei Visconti, vittoriosi dopo
la battaglia di Desio e nel 1285 per mano dei Torriani momentaneamente risollevatisi.
Caduto in abbandono il borgo non ritrovo' piu' l'antico fervore di vita e
divenne tranquilla dimora di nobili famiglie. Alla piccola e suggestiva
contrada di Villincino si accede da Piazza Torre (sulla quale si affacciano
case dai suggestivi cortili) passando attraverso la Torre stessa, avanzo del
distrutto castello: e' un rudere ben conservato, in grossi massi di pietra
squadrata, con portale sovrastato da un'elegante bifora in marmo di Candoglia.
Le vetuste case della piccola contrada sorgono sull'area del castello del quale
resta pure la Pusterla, torre in pietra a visata, con portale di granito,
finestrine a sesto acuto e superiore rustica loggia; nella Pusterla e' stata
ritrovata una rara "forchetta" alto medievale, attualmente conservata nel
Civico Museo. Nella vicina piazza Prina, al numero 5, si trova un'altra dimora
gia' appartente ai nobili Carpani. La casa si presenta oggi come testimonianza
di trasformazione di "casa di nobile" in "casa da massaro", adattata ai
bisogni della vita agricola. Ha finestre trecentesche in cotto sia verso la
strada e la piazza, che sulla corte. All'interno, sotto al porticato che
guarda verso l'aja, sul soffitto a cassettoni, sono incuneate delle tavolette
dipinte, poste a copertura della trabeazione, molto degradante e non sempre
bene identificabili, che raffigurano i ritratti di gentiluomini e dame della
casata Carpani. Sono dovute, presumibilmente, all'opera di un maestro la cui
cultura risale alla corte di Ludovico il Moro, ad un pittore contemporaneo del
Maestro della Pala Sforzesca (1490 circa). Oltre al loro valore artistico
hanno importanza storica in quanto unici ritratti di erbesi d'epoca tanto
lontana.
I PORTICI DI PIAZZA MERCATO: Sono situati al centro della piazza Vittorio
Veneto. Furono costruiti nel 1827-28 con progetto dell'ing. Paolo Corti di
Pomerio, che riprese il disegno di antichi portici brianzoli usati per le
piu' disparate mercanture; sono stati per piu' di un secolo il simbolo dell'
economia locale.
CHIESA DI SANT'EUFEMIA: La chiesa di Sant'Eufemia e' la piu' antica chiesa
del piano d'Erba; fu la sede originaria della prepositurale d'Incino e la
chiesa madre posta a capo dell'omonima pieve religiosa, una delle piu' vaste
di Lombardia. Una pergamena dell'anno 891, conservata a Monza, ricorda come
Sant'Eufemia fosse gia' in quell'anno centro di vita monastica d'alta
levatura. Ma la chiesa, secondo recenti studi, sembrerebbe essere stata
costruita in epoca compresa tra il 450 e 500, quindi nei primi secoli di
vita del cristianesimo. La chiesa e' in stile romanico. La facciata, rifatta
probabilmente nel XVII secolo, ha nel portale l'elemento di maggior rilievo:
e' posto a filo del muro laterale sinistro ed e' di fattura classica. Sull'
architrave si innalza il timpano, spezzato al vertice per raccogliere la
nicchia che racchiude un prezioso frammento scultoreo romano, forse
risalente al XIII secolo. Il frammento riproduce le sembianze di un
personaggio virile, forse il Salvatore stesso o di un santo evangelista
(secondo alcuni si tratta di San Giovanni), reggente davanti a se' con
entrambe le mani un libro aperto. Alla sua destra e alla sua sinistra e' una
palma, sulla cui chioma si posa un volatile; uno e' oggi mancante della
testa mentre l'altro sembra reggere col becco una specie di patera o
piattino tondeggiante. A destra del portale una piccola cappella e' sistemata
in ricordo dei morti di Erba in seguito al bombardamento aereo dell'autunno
del 1944. Sulla facciata incombe il bel campanile, eretto nel XII secolo e
che originariamente si ergeva staccato dalla costruzione. E' in stato di
buona conservazione. E' a base quadrata, costruito con pietre squadrate e
levigate, spesso materiale di recupero romano (reca infatti inserite are
con iscrizioni latine ben individuabili). E' a tre ordini sovrapposti di
monofore, bifore e trifore, con colonnine variamente ornate. Secondo una
leggenda il campanile era piu' alto di 17 braccia milanesi e terminava con
una piramide quadrangolare. Oggi e' diventato il simbolo della citta'.
L'interno della chiesa e' a una navata, rimodernato in maniera non molto
felice; ha una pianta rettangolare con abside semicircolare a soffitto
ligneo a capriate rifatto nel 1929. Nella parete destra si apre una cappella
dedicata alla Madonna. A destra di chi entra e' una preziosa acquasantiera
di foggia romanica benche' incorniciata con gusto barocco, in forma di
vaschetta ricordante approssimativamente un parallelepipedo, ricavata da un
piccolo blocco di marmo. Su ciascuno dei due spigoli verticali reca scolpita
una testina virile, forse di monaco, e al centro di ciascun lato una
decorazione circolare a rilievo. Lungo due lati del bordo superiore reca
un'incisione datata MCCII (1212). Alla sinistra di chi entra un'altra
acquasantiera in granito e' appoggiata su una colonnina: probabilmente
coeva alla chiesa originaria, e' venuta alla luce nel 1970, durante i lavori
di rimozione del vecchio altare, sotto il quale era rimasta celata in
posizione verticale. Sulla parete sinistra della navata e' un crocifisso
ligneo dipinto nel XVI secolo, di stile grottesco; e' stato restaurato di
recente. Di fronte alla cappella della Madonna, vi e' un affresco
popolaresco tardo medioevale, riproducente la vergine col Bambino fra santi
e committenti; ai lati dell'affresco due pale raffiguranti "L'Annunciazione"
(a destra) e la "Vergine con Bambino e San Giovannino" (a sinistra),
d'autori sconosciuti (sec.XVI.).
MONUMENTO AI CADUTI E
TEATRO LICINIUM: Il monumento ai Caduti e' posto al
termine del corso 25 Aprile e si presenta con la sua lunga scalinata,
fiancheggiata da cipressi, al culmine della quale il monumento vero e proprio
e' disposto a semicerchio. E' opera dell'architetto Giuseppe Terragni e fu
costruito nel 1930. Dal monumento ai caduti si passa al Teatro Licinium
(1926) di forma classicheggiante, all'aperto tra il verde, ora in fase di
restauro su progetto dell'architetto erbese Carlo Spinelli.
VILLA AMALIA: Il grande complesso architettonico di Villa Amalia (monumento
che, con la chiesa di Sant'Eufemia e il Buco del Piombo, costituisce l'insieme
di maggior interesse artistico e ambientale di Erba) si affaccia sulla piazza
De La Salle, semi-accultato dal maestoso gruppo di tre vecchissimi platani.
Sulla piazza appare la facciata della chiesa della villa: dedicata a Santa
Maria degli Angeli, ma oggi piu' famosa con la dedicazione a Sant'Antonio
abate, la chiesa, gia' cappella della villa, e' quanto resta del
quattrocentesco convento dei padri riformati soppresso in seguito alle leggi
di Francia per far luogo ad una neoclassica dimora, sede estiva della
famiglia di un alto funzionario della Repubblica Cisalpina. L'attuale stato
architettonico del complesso di Villa Amalia, risale ai lavori di adattamento
in stile neoclassico fatti dall'architetto Leopoldo Pollack, negli anni 1798-1801,
per conto della famiglia Marliani. Dalla piazza una scalea porta all'ingresso
della chiesa, sormontato da un bel rosone; la facciata e' stata ridipinta in
stile neogotico verso il 1850. L'interno e' ad una navata coperta da tetto
ligneo a vista, sorretto a sua volta da archi trasversali acuti; la parete
nella quale si apre l'arco trionfale dell'altare maggiore e' occupata da un
grande affresco mutilato in seguito alle opere di trasformazione operate da
Pollack, con scene della crocifissione e della passione di Cristo: fu
dipinto da frate Girolamo Cutica e da Roscio da Villalbese copiando con la
massima fedelta' l'affresco dipinto da Bernardino Luini nel convento dei
Cappuccini di Lugano. L'altare maggiore e' in legno dorato del secolo XVIII
e si staglia contro l'abside ridipinto in stile neogotico con un magnifico
trompe l'oeil del 1850 circa. Nella chiesa vi e' pure un affresco del 1496
rappresentante la Madonna col Bambino in trono fra angeli e musicanti,
attribuito a Giovanpietro da Cemmo. Alla villa si accede dal cortile d'onore
ricavato da Pollack utilizzando l'impianto del chiostro dell'ex-convento,
sul quale si affaccia l'ingresso ufficiale con una breve scalea. La sala
d'ingresso, riccamente dipinta, e' in stile neogotico; alla sinistra dell'
ingresso una porta da' accesso alla biblioteca dove fino a pochi anni orsono
era conservata una ricca raccolta di autoritratti di pittori, incisi nei
primi decenni dell'Ottocento. Dall'ingresso si passa nella sala Impero, detta
anche "salone della Aurora": e' l'unico ambiente pressoche' intatto dell'
arredamento originale; da' nome alla sala la famosa "Aurora", tela dipinta
da Giuseppe Bossi e incastonata sul soffitto in luogo del tradizionale
affresco. Dal salone dell'Aurora si diramano a destra i salotti giallo,
rosso e il salottino d'angolo di gusto orientaleggiante, a sinistra la sala
di lettura e la sala da pranzo. Sempre dal salone dell'Aurora si accede al
parco, ricco di pregiate essenze arbore, dal quale e' possibile ammirare la
facciata con pronao, che e' l'elemento piu' suggestivo dell'intera villa.
VILLA COMUNALE DI CREVENNA: La villa sorse verso il 1820 sull'area di una
casa medioevale di cui non resta traccia e fu costruita per i nobili Ceriani
su disegno dell'architetto Gianluca Cavazzi della Sormaglia, con ricchezza
di vaste ed ariose sale, ampio scalone d'onore e giardino romantico, ricco
di belle piante. La villa ospita oggi le associazioni culturali erbesi, la
Biblioteca Civica e il Museo Archeologico. Il museo, catalogato tra i musei
minori della regione Lombardia, conserva reperti della Preistoria d'Italia,
dall'eta' paleolitica agli Etruschi, i reperti egizi, ritrovamenti locali
romani e longobardi. E' pure dotato di un piccolo reparto storico e ha il
vanto di essere l'unico museo d'Italia a possedere massi-avelli, misteriose
tombe di incerta datazione.
CONVENTO DI SAN SALVATORE: Sorge in cima al colle omonimo sopra l'abitato di
Crevenna e lo si raggiunge con una comoda strada sterrata che con ampie curve
sale tra scorci panoramici sulla Brianza e sui laghi, partendo dal cimitero
di Crevenna. San Salvatore, fu convento dei frati cappuccini e venne fondato
nel 1536; ospito' ripetutamente san Carlo Borromeo, san Gerolamo Emiliani,
gli arciduchi Ferdinando e Ranieri d'Asburgo, il vicere' Eugenio Beauharnais.
Fu soppresso con decreto napoleonico nel 1810, completamente restaurato nella
seconda meta' del secolo XIX. Il convento conserva del suo passato monastico
il chiostrino, alcuni dipinti secenteschi e, nella cappella, un affresco di
Michelino da Besozzo, raffigurante la crocefissione e santi del 1390, dipinto
nell'antichissimo eremo che esisteva precedentemente alla fondazione del
monastero.
CASTELLO DI POMERIO: Recentemente restaurato e restituito all'antico splendore,
il castello e' oggi hotel. Pomerio, ricordato nei documenti medioevali come
"el loco de Pome'" e il cui nome ricorda il latino "Pomario", luogo fuori
delle mura della citta', consacrato alla religione, appartenne ai nobili
Parravicini di Parravicino. Il castello risale probabilmente ai tempi delle
invasioni degli Ungari (sec.X). Rifatto o ampliato nella prima meta' del XIV
secolo dal cardinale Beltramino Parravicini, il castello, che possedeva un
appartamento nobile riccamente affrescato, pare fosse anche sede di una
guarnigione. Dai Parravicini passo' ai Carpani, ai Crivelli Visconti e, da
ultimo, ai Corti. L'originario ingresso sulla provinciale Lecco-Como e' senza
dubbio la parte piu' antica: e' un avanzo di
torre in stile lombardo databile
intorno all'XI secolo. Questo ingresso, non utilizzato, immette nella corte
d'onore del castello nella quale campeggiano due vecchissimi gelsi, ricordo
di quando nel Settecento e nell'Ottocento, l'edificio divenne filanda. Nella
facciata che guarda verso Albavilla (ovest), si aprono varie bifore, forse
ricostruite nei primi del secolo XX in stile gotico lombardo. In tutto
l'edificio e' fatto abbondante uso del cotto. Nella parte piu' antica del
castello sono tornati alla luce alcuni affreschi: in cima alla scala di legno
che dal porticato, nella corte d'onore, porta ai piani superiori, e' un
San Cristoforo; nel salone dei banchetti al secondo piano e' una Madonna col
Bambino e San Benedetto, mentre sulle pareti della sala, come nella sala
attigua, restano alcuni frammenti di decorazioni recanti gli stemmi dei
Parravicini e dei Carpani.
CASTELLO DI CASIGLIO: Restaurato come Pomerio di
recente e poi trasformato in hotel, il castello di Casiglio fu costruito per
volere del cardinale Beltramino Parravicini (si veda la sua tomba nella vicina
chiesa dell'Assunta, opera dei maestri campionesi) prima del 1348. Il
cardinale volle questo suo "hospitium", come lo chiama nelle sue carte, come
sede di rappresentanza della famiglia attestante lo splendore raggiunto. I
lavori di ultimazione dell'edificio furono continuati dal fratello del
cardinale, Guglielmo, e dall'erede di questi, Giovanni, che li porto' a
termine nei primi mesi del 1400. Dai Parravicini passo' poi a diversi
proprietari. Il castello, cosi' come oggi si presenta, e' il risultato delle
opere di trasformazione apportate nel secolo scorso dalle famiglie Cavalleri e
Longoni. Il nucleo piu' antico, anche se non piu' integro, e' quello la cui
facciata guarda verso il cimitero di Casiglio: in origine era formato da
quattro vani allineati, posti in due piani fuori terra e un piano seminterrato,
da una torre, un "reiectum", un muro di delimitazione tra il castello e la
chiesa. La torre e' angolare e come il portico al piano terreno e' stata
rifatta nell'Ottocento.
BUCO DEL PIOMBO: La maggiore attrattiva naturale della
zona erbese e' costituita da questa vasta grotta situata sopra il centro
abitato, a 695 m sul mare, dal secolo scorso argomento di dispute, studi e
congetture, e ancor'oggi oggetto di fortunate ricerche di archeologi,
speleologi e naturalisti. La grotta e' costituita da un enorme e suggestivo
androne che da' accesso ad una lunga galleria suborizzontale, dalla quale
sgorga un corso d'acqua dovuto alla confluenza di due rami principalmente
perenni e molti altri secondari. Il Buco del Piombo, noto da secoli e
probabilmente nel Medioevo sede di un "Forte-rifugio", ha dato adito alle
piu' svariate leggende che lo hanno voluto ora riparo degli abitanti del
piano d'Erba; ora di famosi personaggi storici; ora di truci signori, streghe
e fantasmi, diavoli e spiriti del male. Ma al di la' delle tradizioni popolari
e delle leggende, la grotta e' famosa per i suoi reperti preistorici
costituiti da ossa di "Ursus Spelaeus" e da felci musteriane. La
cavita' e' nota anche per i reperti faunistici ed e' citata da Wolf nel suo
"Animalium cavernarum catalogus". Alla grotta si puo' arrivare a piedi,
in un'ora e trenta minuti circa, con un comodo percorso che tocca in parte
strade asfaltate e poi carrarecce che risalgono la collina. Partendo dalla
piazza comunale di Erba attraverso le vie 25 Aprile, Bartesaghi, Crotto Rosa,
Cavour si raggiunge la piazza De La Salle. Si prende quindi la via Bassi, ma
dopo pochi metri, si imbocca a destra la via Buco del Piombo e, superato un
incrocio, si prosegue fino alla localita' Mirabello. Lasciata a sinistra la
carrareccia che si congiunge alla via ai Crotti di Albavilla, ci si alza a
destra per una larga mulattiera selciata che passa alle spalle dell'osteria
Alpina e sale all'antica trattoria Zoccolo. Si continua per la carrareccia,
sempre salendo, poi dopo un bivio si entra nella valle del Bova fino ad
arrivare alla scalinata d'accesso alla grotta. Dall'ingresso alla grotta si
ha un bellissimo panorama sul piano d'Erba.
GASTRONOMIA
La cucina brianzola e' cucina povera e puo' a ragione ritenersi la versione
rustica di quella milanese. Ruota attorno a alcuni punti cardine, che possono
riassumersi nella polenta, nel maiale e negli insaccati a base di carne suina,
nella cacciagione, nei pesci di lago e fiume. La polenta, piatto base dell'
alimentazione brianzola d'un tempo, regna ancora sovrana in questa cucina,
accompagnata, d'autunno e d'inverno , dalla tipica "cassoeula", piatto a base
di costine di maiale, verze, cotenne e salamini. Tra gli insaccati hanno fama
i salami della Brianza, sia crudi che da cuocere, la "luganiga" (salsiccia) e
la mortadella di fegato. Nella zona dei laghi ha giusta notorieta' il risotto
con il pesce persico, che, con la cassoeula, e' forse il piatto tipico brianzolo
per eccellenza. Tra i formaggi primeggiano quelli della vicina Valassina e i
"caprini", sia freschi che stagionati, un tempo noti in tutta la Lombardia. Dei
vini, in passato prodotti in maggiore quantita' rispetto ad oggi, resta
solamente il "Montevecchia" sia bianco che rosso. La cucina brianzola e' piu'
facilmente gustabile nelle case private, ma da qualche anno alcuni tra i suoi
piatti piu' famosi, facilmente ritrovabili nelle trattorie tipiche, sono
entrati a far parte dei menu' di quei ristoranti che solitamente rivolgono la
loro attenzione alla cucina internazionale.
MANIFESTAZIONI
Con periodicita' biennale il locale gruppo folcloristico
"I Bej" (che veste
i tipici costumi brianzoli, gli stessi della Lucia e del Renzo manzoniani)
organizza l'Eurofolk "Citta' di Erba", festival internazionale del
folklore, giunto alla nona edizione. Un fitto numero di manifestazioni annuali
e' promosso invece dall'ELMEPE (Ente Lariano Manifestazioni Provinciali
Erba), presso il palazzo delle Esposizioni di Erba, con un calendario che
tocca le piu' disparate mostre:
Mostra del coniglio riproduttore (Mercato di soggetti selezionati per la
riproduzione);
Vacanze Sport Turismo; M.E.C.I. Mostra Edilizia Civile Industriale;
Lariohotel Bar Negozi Arredo (Esposizione di attrezzature e arredamenti
per bar, ristoranti, alberghi, negozi, locali pubblici); Exponautica
(Imbarcazioni prodotte nei cantieri lariani; accessori e abbigliamento nautici.
Salone dell'usato); Invito al verde (Esposizione di piante e fiori in
giardini allestiti); Rassegna del veicolo per l'industria (Esposizione
del veicolo da trasporto e per la movimentazione interna); Esposizione
Internazionale Felina; Larioalleva (Zootecnia provinciale. Mostra
del purosangue arabo. Macchine agricole); Amgrest meeting (Incontro
operatori/buyers office); Mostra Mercato dell'Artigianato della Provincia
di Como; Esposizione Internazionale canina; Autopiu' (Salone
dell'autovettura di serie e speciale. Accessori e ricambi); Altecnologie
(Mostra-convegno delle nuove tecnologie per i processi produttivi); Lario
hobby Donna-Lariomaglia (Convention dei lavori femminili).