..
Computers melegnano.net Melegnano.net
Associazioni 
.
Il Castello Mediceo (3)
pag. 4
.
FRANCESCO SFORZA OCCUPA IL CASTELLO
Intanto le truppe che erano nel castello di Melegnano sotto il comando del Piccinino, desiderose di mettersi in salvo ritenendo che la partita era perduta per il loro capitano, scapparono in fretta. Il castello rimase sguarnito e fu facilmente occupato dai soldati dell’Aurea Repubblica Ambrosiana: bisognava impedire a Francesco Sforza ogni movimento e rendergli la vita difficile.  Francesco Sforza era deciso e si sentiva forte. Aveva sposato la figlia di Filippo Maria Visconti, Bianca Maria, che aveva portato in dote la città di Cremona. Teneva al suo comando un robusto esercito. Tutto cioè, secondo lui, convergeva ad un dominio da occuparsi con una certa facilità e nell’insegna di una certa legittimità proprio per il fatto che sua moglie era la figlia - una figlia non legittima, ma naturale - ma sempre una figlia di Filippo Maria Visconti, quel duca che aveva riassettato il patrimonio politico e territoriale dei Visconti e che, per sua sfortuna, non aveva avuto un figlio maschio che ne fosse il legittimo erede.  A Milano aumentava il malcontento. Mancavano viveri, il pane era stato ridotto, il frumento era scomparso, serpeggiava una grande carestia.  La confusione politica creava disubbidienza e violenza. La moltitudine dei malcontenti aumentava ogni giorno.  Francesco Sforza passò all’attacco e venne a Melegnano per conquistare il castello. Il primo marzo 1449 giunse a Melegnano, subito conquistò il paese; si astenne da ogni azione di rappresaglia e trattenne i suoi soldati che volevano prendere come prigionieri uomini e giovani e punirli duramente. Le donne con i loro figli stavano in castello dove si trovavano molti soldati della repubblica milanese per la difesa. Uno storico contemporaneo ci ha lasciato la descrizione degli avvenimenti con il testo in latino che noi qui traduciamo:   Le donne con i figli si erano rifugiate nel castello, e poiché il castello era difeso da un forte gruppo di soldati milanesi, Francesco Sforza colpì il castello con le macchine da guerra che aveva fatto venire sollecitamente da Pavia; e continuò a colpire fino a quando due torri furono abbattute al suolo, e le mura che correvano tra le torri furono rovinate e abbattute, e sebbene la profondità della fossa riempita con l’acqua del Lambro rendesse molto sicuro il castello contro lo sforzo dei nostri, tuttavia, dopo il sesto giorno da quando il castello incominciò ad essere colpito, si arrivò ad alcune condizioni con coloro che erano a capo della custodia del castello” (Johannis Simonetae, Rerum gestarum Francisci Sfortiae Mediolanensium ducis commentarii, “Franciscus interim his rebus cognitis, non amplius sibi cunctandum ratus quo Melenianum quamprimum recuperet, exercitum omnem contraxerat; est enim id oppidum et ad bellum, si opus fuerit, producendum et ad Mediolanensibus nocendum aptissimum ac maxime opportunum. Eo ubi perventum est, primo impetu oppidum capitur eaque usus misericordia, quae semper consuevit, oppidanos a militum saevitia ac potestate servavit, nam mulieres una cum liberis in arcem confugerant, quam ipsam, quoniam valido mediolanensi praesidio tenebatur, iis tormentis aggressus, quae e Papiae nuper devehi jusserat, non prius ab opere destitit quam turres duae solo aequatae ac muri, qui turres intercederent, diruti prostratique sunt, et quamquam altititudo fossae, Lambri oppletae aqua, arcem a vi nostrorum tutam admodum reddebat, tamen post diem sextum, ex quo ea primo oppugnari coepta est, in hanc deditionis conditionem cum arcis praefectis deventum est”).

  Le condizioni furono stese durante le trattative che durarono tre giorni, e poiché da Milano non arrivavano aiuti repubblicani, tutto il presidio militare del castello di Melegnano si arrese a Francesco Sforza.  Qualche anno dopo lo Sforza mandò al castellano di Melegnano, Giovanni Cristiani, la somma di 50 ducati d’oro per alcuni lavori di difesa del castello, inoltre ordinava una riscossione forzosa anticipata della tassa sul sale, e anche un’ordinanza di reclutamento per avere i bifolchi che dovevano condurre i carri con i buoi non ai campi ma con il materiale da costruzione in castello dove manovali e carpentieri erano al lavoro.  Il castello di Melegnano che aveva subito grossi danni negli ultimi decenni aveva necessità di riparazioni. Nel 1473, a spese della Camera ducale di Milano, e per interessamento del duca Galeazzo Maria, figlio di Francesco Sforza, l’architetto Pietro da Lonate fece grandi riparazioni.
BIANCA MARIA VISCONTI FINISCE I SUOI GIORNI
Bianca Maria, figlia naturale di Filippo Maria Visconti duca di Milano, era nata a Settimo Pavese nel 1425 da Agnese del Maino; nel 1441 all’età di sedici anni fu presentata al condottiero Francesco Sforza, ma il matrimonio legittimo era già avvenuto nel 1432. Bianca Maria portava in dote Cremona e Pontremoli.  Il duca suo marito Francesco Sforza morì improvvisamente l’8 marzo 1466. Fu allora che Bianca Maria dovette reggere il ducato in nome del giovane figlio Galeazzo Maria, dimostrando di essere una donna di buone capacità amministrative.  Gli altri suoi figli furono Ascanio, Ippolita, Filippo Maria, Ludovico il Moro, Ottaviano.  Bianca Maria resse il ducato fino a quando lo consegnò al figlio ventenne Galeazzo Maria. Ma presto avvennero forti contrasti tra Bianca Maria e la moglie del duca, Bona di Savoia, fino ad una aperta guerra familiare, anche perchè la madre Bianca Maria era invadente negli affari del governo, e la moglie da parte sua aveva dichiarato che non intendeva fare la serva e la schiavetta. L’unica cosa da fare era quella di allontanare fisicamente la madre e mandarla a Cremona. E così avvenne.  Bianca Maria la mattina del 22 ottobre 1468 montò sul dorso di una mula; in compagnia di una decina di lancieri e di un piccolo seguito di servitori e di donne di compagnia imboccò la Via Emilia per recarsi a Cremona passando per Piacenza. Bianca Maria partì prestissimo all’alba: nel cortile non c’era nessuno per salutarla perchè tutti avevano paura delle ire della nuora Bona.  Il viaggio si svolse tranquillamente sulla pacifica Via Emilia tra il verde e il lavoro dei contadini. L’arrivo a Melegnano avvenne nel primo pomeriggio. Era la prima tappa, ma fu l’ultima.  Durante la notte in castello successe uno scompiglio: la duchessa stava male, era stata colpita da atroci dolori e si era subito compreso che le sue condizioni apparivano disperate.  Gli uomini del suo seguito partirono in fretta verso Milano al galoppo per cercarvi un medico e un sacerdote. Ma era la fine.   Accorsero a Melegnano molti frati che erano stati beneficati dalla duchessa. La duchessa morì il 23 ottobre 1468 all’età di 43 anni. Qualcuno insinuò che la duchessa fosse stata avvelenata.
UN ELENCO DI CASTELLANI
La seconda metà del 1400 trascorse in una relativa calma politica, mentre al castello di Melegnano variavano di tempo in tempo i castellani ducali:
-Dal 1450, 24 giugno: Giovanni Cristiani
-Dal 1463, 8 novembre: Giovanni Giacomo Cristiani, per intercessione di Zaccaria Zanetti, cittadino di Cremona e cancelliere ducale che sposò la figlia unica ed erede universale di Giovanni Cristiani.
-Dal 1464, 20 febbraio: il milanese Signorino da Garbagnate.- Dal 1470, 20 maggio: Galeazzo Beccaria, cittadino di Pavia.
-Dal 1481, 1 agosto: Gabriele de Terzago.
-Dal 1489, 26 settembre: Giovanni Pietro Crivelli.
-Dal 1495, 9 gennaio: Leone di Castelleone.
-Dal 1495, 19 gennaio: Antonio Landriani, tesoriere ducale.
-Dal 1496, 28 febbraio: Bernardo Crivelli, cittadino milanese.
Il castellano riceveva una buona paga, ma dopo il 1455 la sua paga fu ridotta perchè un’ordinanza del duca Filippo Maria Visconti del 1455 lasciò al castellano soltanto lo stipendio come capitano e non più come castellano (Le cariche del castellano e il loro elenco si trovano in Caterina Santoro, Gli uffici del dominio sforzesco, Milano,: "Capitaneatus et castellantia Melegnani cum mensuali salario quod solitus erat tempore ducis preteriti respectu capitaneatus; respectu vero castellanie cum pagis 10; ab anno 1455 illustrissimus dux cassavit stipendium pagorum castellanie, at voluit quod habeat tantum provisionem capitaneatus").
FRANCESCO BRIVIO, FEUDATARIO DI MELEGNANO
La fine del 1400 e il primo decennio del 1500 videro la Lombardia percorsa dagli eserciti francesi. La loro presenza creò una forte reazione che si concretò nella Lega Santa formata dalle truppe pontificie, da quelle della Svizzera, della Spagna, dell’Inghilterra e di Venezia.  In Milano entrarono perciò gli Svizzeri che cacciarono i Francesi e che elessero come inviato speciale della lega Ottaviano Sforza, vescovo di Lodi.  Il nuovo duca Ottaviano Sforza si preoccupò di restaurare il ducato, ma occorrevano forti somme di denaro che potevano essere raccolte dai prestiti delle famiglie nobili. Francesco Brivio, membro di una nobile e ricca famiglia milanese, offrì al duca, il 19 luglio 1512, la somma di mille ducati versandone subito cinquecento mentre gli altri cinquecento sarebbero stati versati quando avesse avuto come ipoteca il castello di Melegnano con la carica di capitano di giustizia e di vicario ducale La tesoreria ducale avrebbe sempre avuto la possibilità di riscattare il castello quando da parte del duca fosse restituita la somma prestata.  Il 22 luglio 1512 fu spedito al Brivio l’atto notarile steso dal notaio Giulio Cattaneo; il castello di Melegnano fu consegnato al Brivio. L’8 settembre 1514 gli abitanti di Melegnano dovettero prestare giuramento di fedeltà al feudatario Francesco Brivio.  Intanto, essendo morto Ottaviano Sforza, divenne duca di Milano Massimiliano Sforza, figlio di Ludovico il Moro al quale Francesco Brivio prestò giuramento l’8 gennaio 1515.  I Brivio tennero il castello fino al 1532, quando ne furono spogliati. Essi fecero causa per riaverlo, ma perdettoro la causa (V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, sub voce "Brivio": “Giovanni Francesco Brivio, fratello primogenito, aulico ducale, fu fedele partigiano di Massimiliano Sforza e nel 1513 ebbe dal medesimo in feudo Melegnano che in seguito i Brivio perdettero).  In questo periodo, denso di avvenimenti storici, le vicende riguardanti Melegnano e il suo castello sono intrecciate con due personalità: il duca successore Francesco Sforza II° e Gian Giacomo Medici mentre la Lombardia era nuovamente teatro della titanica lotta tra le due superpotenze per il predominio politico ed economico e mentre in tutta Europa risuonava l’eco della clamorosa vittoria che Francesco I°, re dei Francesi, aveva riportato sugli Svizzeri tra Melegnano e San Giuliano Milanese, una battaglia che fu detta “dei giganti”. Melegnano - o Marignano, come anche si diceva - divenne un insegnamento per tutti.
inizio pagina
AdCComputers
tel. 02 9837517
Melegnano Via Castellini, 27
[email protected]