..
Computers melegnano.net Melegnano.net
Associazioni 
.
Le amministrazioni melegnanesi, le Opere Sociali
.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

L’amministrazione comunale
Caduto il governo austriaco in Lombardia con l’esito felice della seconda guerra per l’indipendenza, furono abolite leggi del Lombardo-Veneto. Il nuovo regio governo italiano della provincia di Milano emanò la legge del 23 ottobre 1859 riguardante l’ordinamento comunale e provinciale: liste elettorali politiche e amministrative, conti comunali, bilancio, inventario dei beni, titoli, atti e carte, pubblicazione delle deliberazioni dei Consigli comunali, verbali delle giunte e dei Consigli comunali, estratti di verbale, e diversi nuovi tipi di moduli per mandati. Cioè iniziava il nuovo corso amministrativo più accentrato sulle responsabilità locali. Le amministrazioni melegnanesi ebbero, da questo momento, sindaci del luogo: Melchiorre Moro (1859-1863); Baldassarre Dezza (1863-1872); Stefano Busné (1872-1884); ancora Melchiorre Moro (1884-1885); Giuseppe Galli Sangregorio (1886-1896); Giuseppe Rossi (1896-1902) e siamo arrivati alle soglie del Novecento.  Le prime amministrazioni comunali si trovarono di fronte a gravi problemi soprattutto economici e sociali: la modernizzazione degli impianti e dei servizi pubblici; l’esigenza di una esatta conoscenza della situazione agricola; l’espansione dei mercati; la crescente industrializzazione, l’inventario amministrativo delle opere di beneficenza vecchie e nuove; le scadenze, gli anniversari dei fatti del Risorgimento melegnanese. Fu evidente, quindi, che Melegnano non era più un piccolo paese, privo di problemi o di semplice amministrazione.  Lo straniero, dopo secoli, lasciava ai melegnanesi un paese che richiedeva serio impegno amministrativo, formato da 1044 famiglie e con 4015 abitanti con un nucleo centrale che formava il paese e con frazioni agricole con un numero diverso di residenti: Montorfano 78, Costigè 5, La Valle 9, cascina S. Francesco 9, Cattanea 21, Bertarella 7, Martina 22, Silva 17, Brasca 5, Medica 9, Ca Matta 5, Cassinetta 7, Giardino 44, Pallazia 37, Pallavicina 27, Cappuccina 7, Castello 4.  In agricoltura la raccolta era di 2500 ettolitri di granoturco, 700 di frumento, 600 di riso, 462 di avena, e larghe distese di marcite.  Il lavoro dei caseifici riforniva il mercato con 220 quintali di formaggio grana, 60 di stracchino, 100 di burro e 100 di ricotta.  Il foraggio verde che si otteneva ogni anno era di circa 5000-6000 quintali.  Talvolta queste cifre erano sconvolte in bene o in male sia per le belle stagioni straordinarie come quella ricordata per tanto tempo del 1880, oppure al contrario per tempeste e distruzioni come le terribili grandinate del 1895.  Queste cifre comunque non vanno disgiunte dalla situazzone sociale dei contadini occupati nei lavori dei campi melegnanesi. La povertà e la miseria della gente di campagna trova conferma nel giudizio critico descritto in una relazione di inventario della situazione agricola del territorio melegnanese: « La condizione dei contadini lascia a desiderare, essendo troppo limitati i loro guadagni », ed è questa una frase breve, ma netta e significativa di tutta una situazione.
Elezioni politiche
Del resto il potere politico non era orientato alla soluzione dei problemi sociali in senso moderno. Basti pensare che nel 1861 avvennero le elezioni politiche, ed i melegnanesi che potevano andare alle urne erano in numero di 97 e dovevano scegliere tra il professor Francesco Pavesi, il conte Guido Borromeo ed il colonnello brigadiere ingegner Giuseppe Dezza. E la lotta politica era condotta da un comitato elettorale formato dai melegnanesi Stefano Busnè, Mel-chiorre Moro, Giacomo Frassi. Il primo ballottaggio dava questi risultati: Giuseppe Dezza voti 52, Guido Borromeo voti 45, Francesco Pavesi voti nessuno. Polemiche e critiche preparavano il secondo e definitivo ballottaggio, ed il 28 febbraio 1861 è rappresentante eletto al parlamento italiano per il nostro collegio (Melegnano, Locate Triulzi, Melzo e Paullo) il conte Guido Borromeo. Nessun cambiamento sociologico di rilievo avvenne anche nelle elezioni politiche dell’autunno del 1865. Melegnano era capoluogo del 242° Collegio Politico diviso ancora in quattro sezioni: Melegnano, Locate Triulzi, Melzo e Paullo. Il nostro rappresentante al parlamento fu il dottor Giuseppe Guttierrez, che impostò la sua campagna elettorale sul programma di « giustizia ed equità », ma troppo ristretto era il numero degli elettori e quindi poco rappresentato era il corpo sociale, specialmente erano le masse contadine a non partecipare della vita politica e quindi a non inserirsi nei programmi sociali della nazione.
L’economia
Oltre ai generi alimentari che si trattavano sul mercato, specialmente al giovedì, anche il fiume Lambro era sfruttato per la pesca.  Tutto il tratto del fiume Lambro tra i confini del Comune di Melegnano, di chilometri tre, era di diritto feudale del marchese Medici di Marignano che nel 1870 era Gian Giacomo Carlo Medici, e da lui veniva dato in affitto il diritto di pesca ad altre persone. Il mercato di Melegnano assorbiva circa venti chilogrammi di pesce alla settimana, ed il prezzo più alto lo si pagava per le trote, poi per il luccio e per le anguille. Il numero dei pescatori autorizzati era di tre, a cui si univano altri dieci dilettanti, mentre sulle onde del fiume dondolavano due piccole barche per la pesca; ed il tutto era regolato da un contratto di affitto al marchese Medici.  Il mercato del Perdono andava assumendo grosse proporzioni, e negli anni di fine secolo diventava sempre più fiorente, a differenza del periodo austriaco, quando erano in vigore ristrettezze doganali e minuziose imposizioni commerciali. Basti pensare che la Giunta comunale il 15 marzo 1880 deliberò il pagamento di un treno speciale per il giorno della Fiera del Perdono con la direzione delle ferrovie al prezzo di lire 61,20, « onde facilitare il concorso degli accorrenti a vantaggio di questi commercianti ».  Un ulteriore problema della piazza di Melegnano era il mercato dei maiali, perché diventava sempre più frequentato e le piazzole secondarie evidentemente non erano più adatte, sia per la ristrettezza dello spazio, sia perché disturbavano il traffico ed il passaggio del tram e dei passeggeri. Venne scelto il terreno in zona della chiesa di S. Rocco fuori del Portone, che era di proprietà del marchese Medici.  Si iniziarono le trattative nel 1871, e l’autorizzazione dello stato arrivò nel 1879. E fu costruito il mercato dei maiali e di altre bestie, su una piazza che ebbe una superficie di tremila metri quadrati con il progetto e la direzione tecnica di Antonio Sommaruga. In tale occasione l’aspetto della piazza fu cambiato, perché fu chiuso il fossato lungo il lato ovest e parte del lato sud, mentre si allargo’ il fossato ad est e fu costruito il cavo a nord. Ancora oggi noi chiamiamo quella zona « la piazza di nimài ».
Trasporti
I collegamenti e la rete dei trasporti si concretavano nell’aggiornamento delle poste, delle ferrovie, del tram e del telefono e del telegrafo.  La soppressione delle vetture erariali sotto il Lombardo-Veneto fu sostituita affidando il trasporto dei dispacci e delle lettere alle imprese private nel 1860, con due corse al giorno, che nel 1861 erano già sufficienti mentre nel 1874 si procurò l’attivazione di un locale per l’impianto e il funzionamento del telegrafo. La ferrovia Milano Piacenza, che era soltanto ad un solo binario, nel febbraio 1889 fu ampliata con un secondo binario a Melegnano, dove avvenne già dal 1862 l’allargamento dei cancelli di passaggio e di difesa dei passanti. E il settembre 1880 vide l’attraversamento del tram nell’abitato di Melegnano, con alcune carrozze e la macchina a vapore, sulla linea S. Angelo-Melegnano-Milano, e questo fatto decise l’occupazione di parte della Piazza Garibaldi dal 1880 al 1886 per lo spazio riservato all’Azienda Tramviaria. Quindi eravamo strettamente e giornalmente collegati con Milano, Lodi e S. Angelo Lodigiano.  Per quanto riguarda la linea telefonica non si può davvero parlare di diffusione, perché ancora nel 1885 esisteva un solo apparecchio telefonico ed era quello della ditta Trombini.  La prima conseguenza di questi ampliamenti dei mezzi di collegamento quotidiani fu di natura sociale. I melegnanesi si scuotevano dal loro clima chiuso della Spagna e dell’Austria per venire a contatto con altre mentalità e soprattutto altre idee politiche, economiche e culturali: erano di questi tempi le prime manifestazioni di socialismo ed antisocialismo, di adesioni a nuove tecniche agricole e di maggiori esigenze culturali. Ne era avvantaggiato lo scambio di lettere, di scritti privati, ma anche di giornali e di gazzette che riportavano i fatti italiani, europei e mondiali; cioè, la società umana entrava in casa dei melegnanesi. Era facilitato l’aggiornamento dei prezzi sul mercato, delle novità tecniche e produttive in agricoltura e nell’industria; ed il naturale scambio umano favoriva l’incontro affettivo e matrimoniale. Anche le persone più povere potevano dunque viaggiare ed uscire dal gretto ambito del proprio cortile melegnanese.  Un’ulteriore conseguenza, meno appariscente, ma che agiva con più efficacia sulla prospettiva futura, consisteva nella possibilità che il popolo minuto ed analfabeta, cui l’unico impegno e svago era il lavoro e la famiglia, poteva acquistare una sua capacità critica fatta di inevitabili confronti e paragoni con coloro che erano diversi per ricchezza, posizione sociale o cultura: sorgeva cioè la presa di coscienza della diversità di classi sociali che differenziavano la società.  L’ordinamento comunale, lo sviluppo economico, l’ingrandimento dei mercati, i nuovi collegamenti e la rete dei trasporti furono realizzazioni sociali necessarie, anche se non clamorose o storicamente notevoli. Tuttavia, sebbene il loro realizzarsi fosse circondato da polemiche e da critiche talora aspre, indubbiamente tali opere pubbliche risolvevano obiettive necessità locali; e quindi esse iniziarono seppure in modo limitato la fase dello sviluppo industriale melegnanese ed ingrandirono l’importanza di Melegnano come centro di convergenza dei Comuni e delle frazioni rurali limitrofe.  Passate le critiche e morti gli uomini che si combatterono su tale terreno, le loro opere rimasero non solo attive, ma come ulteriore stimolo a maggiori sviluppi per le generazioni venture.
Scuola
Una prova delle difficoltà e forse del sospetto per l’accettazione dei nuovi tempi fu dato nel settore della scuola. Nel periodo austriaco le scuole pubbliche melegnanesi comprendevano soltanto due classi elementari, la prima e la seconda. I1 14 febbraio 1862 il Consiglio comunale affrontava la discussione sulla necessità di estendere l’istruzione creando la terza elementare. Ma dalla constatazione che i ragazzi già degli anni undici erano impiegati al lavoro, si decise alla unanimità di non istituire un altro grado superiore alle prime due elementari. E così, su una popolazione di 4015 abitanti nel 1862, gli alunni che frequentavano la scuola erano 145 (84 maschi e 61 femmine), ma rimanevano fermi alla istruzione delle prime due elementari.  Soltanto più tardi, con l’amministrazione Codeleoncini (retta dall’avvocato Domenico, nato a Melegnano il 6 febbraio 1876 e sindaco dal 2-8-1906 al 17-8-1914) il problema della scuola melegnanese riceverà una soluzione ardita e radicale, sia dal punto di vista edilizio sia dal punto di vista istituzionale ed organico, con il funzionamento normale e definitivo delle cinque classi elementari.
Asilo Trombini
Comunque in Melegnano cinque opere sociali emersero a caratterizzare la società del periodo post-risorgimentale: l’Asilo Trombini, il Ricovero dei vecchi l’Ospedale Predabissi, la Società Operaia, e il giornale Il Corriere del Lambro. L’asilo Trombini fu fondato da Giovanni Battista Trombini, aperto nel novembre del 1887. Trombini lo eresse come monumento alla memoria dei suoi due figli, Cesare e Maura, morti giovanissimi a breve intervallo. Quando sorse apparì di dimensioni colossali, perché grandioso, pieno d’aria, di luce, di comodità, con bagni, caloriferi, portici, cortili, talmente che venne definito una reggia.  Lo scopo fu quello di accogliere i figli degli operai dello stabilimento di filatura della ditta Trombini, sotto la pedagogia di tre maestre, due assistenti ed una cuciniera, che dovevano assistere ad una media annua di circa 120 bambini, dai tre ai sei anni.
Ricovero dei vecchi
Il Ricovero dei Vecchi, oggi Casa di Riposo, fu istituito nel 1894, col nome di Casa della Provvidenza da don Enrico Orsenigo, parroco, e da Clateo Castellini, gerente comproprietario della locale Filatura Trombini e di Clateo Castellini e C.; e visse fino al 1937 del loro aiuto, della beneficenza cittadina e del reddito patrimoniale. In seguito, dovendosi provvedere ad un maggior numero di letti per soddisfare alle richieste sempre più numerose, fu stabilito di calcolare ogni anno una diaria uguale per tutti al costo reale di ricovero e di ammettere solo il Comune di Melegnano a beneficiare del reddito patrimoniale. L’istituzione ebbe per scopo di provvedere al mantenimento e all’assistenza dei vecchi di età superiore ai 60 anni, inabili al lavoro proficuo, e dei cronici senza limiti di età.  Potevano pure essere ricoverati a pagamento anche i vecchi e i cronici a carico di parenti o solventi in proprio.
Ospedale Predabissi
L’Ospedale Predabissi deve la sua origine alla volontà di Sofia Predabissi vedova Alfieri, morta il 20 giugno 1871 a Milano.  Essa lasciò scritto nel suo testamento che la possessione terriera di Calvenzano, nel Comune di Vizzolo, servisse per la istituzione e per il mantenimento di un Ospedale, che doveva essere eretto in Calvenzano, e che fosse per gli ammalati dei Comuni di Vizzolo e di Melegnano; ma con un decreto reale del 2 gennaio 1873 arrivò l’autorizzazione governativa per costruire l’ospedale non in Calvenzano, ma in Melegnano, perché si era riconosciuto che vi erano maggiori comodità ed anche maggiori interessi in favore degli ammalati. Lo scopo principale dell’Ospedale era il ricovero e la cura degli ammalati poveri di Melegnano e di Vizzolo, e con pagamento anche degli altri ammalati di altri comuni o di passaggio, purché non fossero affetti da malattie contagiose o da sifilide o da cronicità, con la direzione e l’opera delle Suore di Carità. L’amministrazione, formata da un presidente e quattro consiglieri triennali, ebbe nelle mani la possessione di Calvenzano, che era di pertiche milanesi 2396 e che era valutata in lire 354.310, con fondo di lasciti, di donazioni e di legati. Lo Statuto organico fu approvato il 13 ottobre 1873 ed il Consiglio d’amministrazione era formato da Giovanni Secondi, presidente; Stefano Busné, Melchiorre Moro, Elia Besozzi, Emilio Daccò, consiglieri; con il segretario Domenico Origoni.
Società Operaia
Una istituzione pubblica di vasta portata con esiti positivi e di schietta caratteristica popolare fu la « Società Operaia », costituita il 1 luglio 1872, denominata meglio « Società di Mutuo Soccorso per Il gruppo delle “nonnine” del Ricovero dei Vecchi (la foto è di venti anni fa).  gli Operai Braccianti e Contadini» che ottenne il pieno riconoscimento giuridico il 16 aprile 1890 dal Regio Tribunale Civile e Penale di Milano. Lo scopo era l’aiuto alla classe operaia; sussidi di malattia, di vecchiaia, di cronicità, di aiuto nelle famiglie del socio defunto, disoccupazione, disgrazie, povertà, miseria, e ogni caso urgente. Fu una istituzione molto sentita dai lavoratori della terra e dai braccianti, perché avevano la certezza di sentirsi difesi almeno nelle dure e improvvise cattive circostanze della vita. Ed era una prima scuola di minuta democrazia, perché le cariche erano elettive, e gli incontri in sede favorivano la discussione sugli argomenti più sentiti dalla classe operaia di allora, che erano le ore di lavoro e il salario. Rappresentava anche una prima, seppur elementare, associazione sindacale, perché anche il solo guardare i soldi nella busta paga è fare il primo gradino del sindacalismo. La Società Operaia possedeva anche una buona biblioteca, che risulterebbe la prima biblioteca pubblica nella storia di Melegnano. La Società svolse la sua attività per oltre 50 anni e fu sciolta non per anemia amministrativa o mancanza di idee e di mezzi, ma per deciso intervento del Comune che era, nel 1928, nelle mani del fascio; ed anche perché le massime cariche della Società erano passate nelle mani di persone di stretta fede fascista; ed infine perché il partito fascista stava organizzando su scala nazionale per ogni Comune le sue Istituzioni sportive, dopolavoristiche e sociali. Al termine della sua attività la Società aveva un totale attivo di lire 114.000 tra cui il fabbricato di via 8 Giugno N. 7, tale stabile passò in affitto al Comune per alcune aule delle Scuole elementari. per la palestra e ginnastica e per procurare una sede stabile all’ambulatorio comunale ed al suo custode, finché nel febbraio del 1935 il Comune acquistò tutto il fabbricato ed il complesso dei beni della ex Società Operaia.
Il giornalismo
Grande merito editoriale e giornalistico, all’avanguardia per l’informazione e la cultura, per destare capacità critica e stimolo ad una maggior partecipazione, venne dal giornale melegnanese « Il Corriere del Lambro », periodico popolare settimanale, che aveva come motto « L’interesse di ognuno per l’interesse di tutti », di orientamento laico liberaleggiante, uscito con il primo numero nel giugno del 1874 e che non si sa bene quanto tempo tirasse avanti nelle pubblicazioni.  I primi amministratori furono il maestro delle elementari Alfonso Pirani e Carlo Codeleoncini, gerente della Tipografia Sociale.  Il giornale « Il Corriere del Lambro » aveva quattro facciate, del costo di centesimi dieci.  Pur nella sua modestia si presentava completo; con cronaca di politica interna ed estera; temi sociologici sulla proprietà; il gazzettino dei pettegolezzi e della vita spicciola melegnanese; la posta dei lettori; i prezzi del riso, frumento, granoturco, segala, avena, fieno, paglia, uova, farine, pane, paste, carni, lardo, burro, vino, che rappresentavano le merci ed i generi più contrattati sui mercati melegnanesi; la pubblicità; ed infine anche un romanzo di appendice a puntate.  Verso la fine del secolo, nel 1895, appariva il « Taccuino Melegnanese », di stampo nettamente clericale, in occasione di fine d’anno, dove erano l’orario delle funzioni religiose; cenni della vita di un santo; i nomi della gerarchia ecclesiastica; l’elenco degli Uffici pubblici melegnanesi; le opere di beneficenza; le istituzioni pubbliche; gli orari per le visite all’ospedale; le tariffe postali e telegrafiche; le notizie astronomiche.  Furono queste le opere sociali, benefiche e culturali più emergenti della Melegnano dopo il Risorgimento, nel clima della ricuperata libertà nazionale. Furono queste le opere sociali di una cittadina della Bassa Milanese che nel 1871 aveva 5518 abitanti, saliti a 6022 nell’anno 1881, ed a 6782 nel dicembre del 1901.  Forse non si potè fare di più nel settore sociale e culturale, ma è opportuno notare che con queste opere erano assicurate, anche nel limite minimo, le più essenziali cure di intervento, soccorso, ricovero ed assistenza e sussidi, oltre ai primi tentativi dell’informazione pubblica.


Il valore più positivo ed il significato storico di tali opere assistenziali sono ancor maggiori: tali opere, come erano organizzate, necessariamente creavano larghi incontri quotidiani tra ogni categoria di melegnanesi e di persone anche non melegnanesi; esse diffusero il senso comunitario dell’aiuto e dell’intervento.  Ma queste opere sociali melegnanesi servirono anche a svelare per la prima volta davanti a tutti, qualora fosse stato necessario, i problemi reali e concreti della povera gente, e quali fossero i bisogni esistenziali di chi viveva soltanto della fatica delle proprie braccia.  In questo senso la storia non approva in nessun modo la visione irreale di una Melegnano ottocentesca descritta qua e là o pubblicizzata in varie occasioni, quando viene presentato il nostro paese come un angolo bello, felice, idilliaco, pacifica oasi del lavoro nelle filande e nei campi ubertosi: è una follia simile descrizione.  La realtà era un’altra e più cruda: alla fine del 1800 la mortalità infantile sotto i cinque anni raggiungeva il 52% dei morti, ed il fatto era strettamente in rapporto alla povertà, alla vita disagiata delle madri operaie, allo scarso allattamento materno nonostante l’intervento comunale per pagare le balie, con forti somme di bilancio.  In parecchie case era d’obbligo un disagiato superaffollamento domiciliare, con alta insalubrità ed umidità delle abitazioni, specialmente quelle popolari dei rioni, dove c’era un’unica tromba per l’acqua o un solo pozzo, e scarsi sporchi servizi igienici in comune per tutti nel cortile.  Le giornate di lavoro non erano regolate con precisi contratti sindacali, ma si fondavano sul rapporto personale tra datore di lavoro e operaio, rapporto che talora era teso, anche se a Melegnano non mancarono datori di lavoro esemplari e comprensivi.  Nelle filande melegnanesi, specialmente nel reparto detto « spinalino », si formavano i candidati alla tubercolosi ed alle malattie delle vie respiratorie che conducevano alla inabilità precoce.  E la prova più brutale sullo stato fisico e sanitario della nostra popolazione melegnanese emergeva netta e chiara in occasione delle visite di Leva Militare che si facevano ogni anno anche a Melegnano: nel 1880 vi furono 29 abili su 54; nell’anno 1881 vi furono 24 abili su 47; nel 1882 vi furono 34 abili su 68: nel 1883 vi furono 42 abili su 72; nel 1884 vi furono 47 abili su 89. Siamo all’incirca sempre attorno al 50% di riformati e di rivedibili.  Neppure il settore ecclesiastico poteva dirsi in buone acque, perché nel 1866 la Legge italiana convertiva le proprietà della Chiesa in Rendite del Debito Pubblico, incamerando case e beni. A Melegnano il patrimonio di S. Giovanni perdeva i beni immobili della ex chiesa di S. Filippo e Giacomo e parecchie case con giardini ed orti.


L’industria e la Camera del Lavoro
Nel 1878 lo stabilimento Trombini e Castellini aveva 250 uomini, 200 donne e 238 fanciulli. Lo stabilimento aveva un motore a forza idraulica ed un motore a vapore. Inoltre funzionava la filanda Dezza, per la lavorazione della seta, situata prima al Costigè poi, dal 1873, all’ex convento delle monache, in cui erano attivi il uo mini e 200 tra donne e fanciulli. Vi era, dunque, una realtà di aggregazione operaia, cioè Melegnano rappresentava una concentrazione operaia notevole, quindi Melegnano era uno dei poli industriali del Milanese.  Si spiega la presenza della « Società Operaia » (1872) in Melegnano, una delle Società Operaie già attive dal 1860 nel Nord come fatto rilevante che serviva anche come un legame tra il proletariato urbano e masse contadine.  E si spiega la presenza della Camera del Lavoro. Essa dapprima era autonoma, ma troppi sacrifici doveva fare per sostentare le richieste e per sostenersi in un piccolo centro agricolo come Melegnano. La Camera del Lavoro deliberò, quindi, di trasformarsi in Succursale della Camera del Lavoro di Milano, e fu in Melegnano la prima succursale ad essere inaugurata.  La fondazione della Succursale della Camera del Lavoro in Melegnano fu imitata da Gorgonzola, Busto Arsizio, Legnano, Codogno, Abbiategrasso. Nell’interno della Camera del Lavoro vi era anche la Lega Contadina e la Lega Braccianti. Nel 1902 i tesserati in Melegnano erano 290, ed ogni tessera costava lire 2.
La demografia
Dal 1860, anno in cui Melegnano faceva 4528 abitanti, si arriva al 1901 con 6782 unità. Cioè in 41 anni Melegnano aumentò di 3339 anime con una media di 82 individui ogni anno.
La mortalità per classi di età è questa, per il periodo 1860-1901:
morti entro un anno              1778 
»   da  1 a  4 anni                      897
»   »    4 a  7 anni                      415
»   »    7 a 10 anni                     290
»   »  11 a 20 anni                     370
»   »  21 a 30 anni                     401
»   »  31 a 40 anni                     378 
»   »  41 a 50 anni                     421
»   »  51 a 60 anni                     546
»   »  61 a 70 anni                     476
»   »  71 a 80 anni                     336
oltre         80 anni                      73 
 pari    al 27,9%
  » »        14,2%
  » »          6,5%
  » »          4,5%
  » »          5,8%
  » »          6,3%
  » »          5,9%
  » »          6,6%
  » »          8,5%
  » »          7,4%
  » »          5,2%
  » »          1,1%
Nel settore del matrimonio la classe di età degli sposi era la seguente:
entro 20  anni         0,7%
tra i 20 ed i 30      58%
tra i 31 ed i 40      31%
tra i 41 ed i 50      8,1%
tra i 51 ed i 60      1,2%
oltre i 60                0,2%
Tra i maschi il più giovane è risultato di 19 anni che sposa una di 16 anni. L’età tra gli sposi differisce solo di pochi anni, come regola generale. Un caso limite è riscontrato nel 1885 in cui un suonatore di 29 anni sposa una contessa di anni 52.  Venendo ora a studiare brevemente le morti in rapporto alle loro cause (le malattie), si possono fornire questi dati relativi all’anno 1896, secondo una statistica precisa e minutamente documentata: bronchite 25, polmonite 19, vizio cardiaco 13, nefrite 6, apoplessia 13, sderema dei neonati 6, meningite 17, febbre perniciosa 2, enterite 12, ileo tifo 4, peritonite 2, tubercolosi 11, carcinoma 12, rachitismo 1, cachessia palustre 2, senilità 3, emorragia interna 1, volvolo intestinale 1. Colpiti per le malattie infettive, relativamente all’anno 1896 sono: varicella 19, scarlattina 16, difterite 3, malaria 918, tubercolosi 24.
Vita pubblica melegnanese
All’inizio del 1900 Melegnano era così costituita:
Ricevitoria del registro, Sede di pretura, Ufficio di conciliazione, Condotta medica per tutte le cascine, e per Vizzolo, Cerro, Riozzo, Pedriano, Mezzano, Veterinario, Notaio, Ingegneri (4), Agenzia agricola, Assicurazione Mutua Grandine (Venezia, Adriatica), Banca Mutua Popolare di Lodi, Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, Industria Trombini e Castellini, Società Mutua Operaia, anche per braccianti e contadini, Associazione agricola lombarda, Ospedale Predabissi, Congregazione di Carità, Causa Pia Ciceri, Causa Pia Maiocchi, Causa Pia Buttafava, Asilo Trombini, Asilo Comunale, Istituto Suore Domenicane, Teatro Dezza, Biblioteca circolante, Società « 8 Giugno » fra reduci e militari in congedo, Corpo Musicale « Giuseppe Verdi », Circolo filodrammatico daniante, Circolo « Stemm alégher », Reali Carabinieri, Parrocchia con li sacerdoti per Melegnano, Colturano, Vizzolo, Riozzo, Rocca Brivio. 
Melegnanesi illustri 
Nel 1800 fioriscono i nomi di parecchi melegnanesi che si segnalarono in diversi settori. Noi, qui, ci limitiamo a ricordare i più emergenti: Buttafava Giovanni Desiderio, di antica famiglia originaria, dal secolo XII, del Piacentino, e che nella prima metà del 1500 stabilì la residenza fissa in Melegnano. Giovanni Battista Desiderio (1765-1810) ricoprì la carica di sindaco ai tempi della Rivoluzione francese e nel primo periodo napoleonico. Più volte intervenne a rinsanguare le casse comunali. Sposò Teresa Mola, sorella del vescovo di Bergamo.  Morì all’età di 45 anni lasciando ben 14 figli. A Melegnano venne eretto il Mausoleo Buttafava o tomba di famiglia. La costruzione in stile neogotico, fu terminata nel marzo 1884.  Cordoni Francesco (1834-1910). Attivo consigliere comunale. Ricoprì importanti cariche sociali ed amministrative. Attivo dirigente della « Società Operaia ». Era membro di una delle più celebri famiglie di Melegnano: il fratello Gerolamo fu patriota liberale, ed il fratello Carlo fu consigliere comunale per oltre 20 anni, presidente dell’Ospedale Predabissi, benefico verso il Ricovero dei Vecchi e della « Società Operaia ».  Frassi Giacomo (1831-1893). Consigliere comunale, amministratore dei beni ecclesiastici, economo della Congregazione di Carità.  consigliere dell’Ospedale Predabissi. Era ingegnere di cultura assai vasta. L’anno stesso della sua morte si discusse l’opportunità di dedicargli una via. Morendo lasciò la sua proprietà (attuale tratto di Via Roma, angolo Via Marconi) perché servisse alla creazione di una Casa di riposo per anziani.  Sangregorio Giuseppe, sindaco di Melegnano dal 1886 al 1896.  Al censimento del 1881 Melegnano contava 6234 abitanti. Fu diverse volte anche assessore comunale. Riorganizzò il sistema dei tributi, curo la miglioria delle strade, costituì le scuole di grado superiore alle elementari, diede sviluppo al mercato dei maiali, volle il potenziamento dei mezzi di comunicazione.  Saresani Ferdinando (1811-1875). Storico, sacerdote, di umile famiglia. Prima coadiutore a Melegnano poi, dal 1862, parroco della parrocchia dei santi Vito e Modesto a Burago Molgora. Lasciò una descrizione storica di Melegnano, stampata nel 1886.  Senna Felice (1776-1854). Medico chirurgo, proveniente da Sant’Angelo Lodigiano, grande benefattore. Gli fu dedicata una via in Melegnano nel 1876 in occasione del centenario della nascita.
La viabilità
All’inizio del 1900 le strade di Melegnano erano queste:
provinciale per Lodi .  . 
via Carmine »
via Cavour »
via San Pietro
via Solferino   .  .
via Felice Senna .  .
via dei Servi .  . .
via Lunga
via Industria (oggi Trento e Trieste)
via del Popolo (oggi Carlo Bascapè) .
via Marsala    .
via Asilo (oggi Gian Giacomo Medici)
via San Pietro .
via del Campanile (oggi Bersani)
vicolo Centrale (oggi Oberdan)
via dei Pellegrini (oggi Mazzini)
sentiero del Monastero .  .
piazza Vittorio Emanuele (oggi Risorgimento)                  metri quadri 
piazza Castello . .                                                                      metri quadri
piazza Garibaldi.                                                                       metri quadri
piazza dei maiali (oggi IV Novembre)  .                                metri quadri 
tronco di strada di Carpiano 
tronco di strada di Landriano
tronco di strada di San Francesco 
tronco di strada di Colturano (Cerca) 
tronco di strada Pandina 
tronco di strada Molino Rotto (oggi Montegrappa)
di metri
1382
  162,60
  236
  144
    64
  413,30
  230
  365,50
    88
    69
    46
    52,30
    84
  113
    56
    47
    24
  963,90
2520
1222
3000
1952,65
  773,20
  510
  876
 407
 366,40
.
inizio pagina
AdCComputers
tel. 02 9837517
Melegnano Via Castellini, 27
[email protected]