Balossi Domenico, sacerdote
diocesano. Dottore in teologia. Nel 1926 era parroco a Luino e vicario
foraneo e nello stesso anno 1926 fu nominato cameriere segreto di Sua Santità
Pio XI. Vedi “La Campana”, anno 1926, p 73. |
Banfi Domenico, musicista.
Nel Coldani-Saresani leggiamo a pagina 156: “Domenico Banfi fu professore
peritissimo di strumenti musicali da corda e da fiato. Chiamato egli quindi
per la sua virtù in Madrid da Filippo IV (1605-1665) re delle
Spagne dal 1621, vi continuò i suoi servigi di quella real corte
fino alla sua morte sotto Carlo II (+1700). |
Banfi Giulio, militare.
Mastro di campo della milizia urbana di Milano. Allo stato attuale non
si hanno altre notizie. così in Coldani-Saresani, pag. 161. |
Barbieri Francesco, sacerdote
diocesano. Vicerettore nel seminario teologico arcivescovile di Monza nel
1910. Nel 1917 fu nominato parroco a Carugo. Il 16 aprile 1931 fu nominato
monsignore mitrato di Abbiategrasso. La mamma si chiamava Luigia Sancassani.Vedi
“La Campana”, 1910, pag. 208; 1913 agosto pag. 25; maggio 1931 pag. 20-21
con fotografia |
Bascapè Carlo, sacerdote
barnabita, poi vescovo di Novara (1550-1615). E’ la personalità
melegnanese di più alto spicco nella seconda metà del 1500
melegnanese. Nacque in Melegnano il 25 ottobre 1550 e morì vescovo
di Novara il 6 ottobre 1615. Al fonte battesimale venne chiamato Giovanni
Francesco. Si fece barnabita nel 1578 e assunse il nome di “Carlo”
in onore a Carlo Borromeo di cui era stato per diverso tempo suo stretto
collaboratore per la diocesi milanese. Percorse tutti i gradi della responsabilità
della sua Congregazione barnabitica, fino ad essere superiore generale.
Il papa Clemente VIII lo nominò vescovo di Novara nel 1593, e come
vescovo si diede alla fervida applicazione dei decreti del Concilio di
Trento ed alle riforme più urgenti secondo lo spirito di Carlo Borromeo.
Fu promotore della canonizzazione di Carlo Borromeo ed ebbe la gioia di
vederlo canonizzato nel 1610. Il Bascapè scrisse molte opere ascetiche,
giuridiche e storiche. Nell’archivio della cattedrale di Novara stanno
alcune delle sue opere e una assai numerosa raccolta delle sue lettere.
Nella Chiesa cattolica è stato proclamato venerabile. Su Carlo
Bascapè è stata scritta una vita da Innocenzo Chiesa, dal
titolo Vita di Carlo Bascapè, barnabita e vescovo di Novara. Di
quest’opera il titolo originale è Vita del Rev.mo Mons. D. Carlo
Bascapè,
vescovo di Novara de Chierici Regolari di S. Paolo, descritta dal P. D.
Innocenzo Chiesa, milanese, della medesima Congregazione, stampata a Milano
da Filippo Ghisolfi nel 1636. Vi si fece una seconda edizione nel
1858 che è l’edizione del suaccennato padre Innocenzo Chiesa.
Ma ecco una nuova bella ristampa nel 1993 presso la Casa Editrice
Leo S. Olschki di Firenze. Nella INTRODUZIONE il Chiesa
(pagine 35-36-37) stende un succinto profilo della vita di Carlo Bascapè.
Vedi anche Archivio Amelli, cartella B-1, fasc. 6. Alcune opere su
Carlo Bascapè sono conservate nell’Archivio della parrocchia di
San Giovanni Battista di Melegnano; e nell’archivio, armadio 1, cartella
2, fascicolo 17, vi sono notizie sulle onoranze fatte al Bascapè
a Melegnano nel 1933. Sulle sue opere vi sono anche sue fotografie. Vedi
anche “Il Melegnanese”, anno 9, n. 17 (15 settembre 1976) pag. 2 con fotografia.
Per ulteriori notizie vedi anche Vedi “Il Melegnanese”, anno XXVII, n.
4 (15-28 febbraio 1994), pag. 3, con illustrazione e stemma. |
Bassi de Mita Ester (1895-1944),
maestra di scuola elementare. Pittrice.Vedi “Il Melegnanese”, anno 8, n.
8 (15 aprile 1975), pag. 4 con fotografia. |
Bedoni Maria, attivista
(1922-1999). Fu vera apostola cristiana nel servizio al prossimo. Catechista
dei fanciulli con pazienza e serio impegno. Nominata ministra straordinaria
dell’Eucaristia, accostando gli ammalati anche con il conforto della parola.
Con riconosciuta capacità, con impegno e con dedizione appassionata
diresse la Casa Alpina di Macugnaga parrocchiale, assicurando una
cordiale ospitalità a centinaia di ragazzi e di ragazze di Melegnano
e non solo di Melegnano. Visse con silenzio evangelico la scelta vocazionale
di laica consacrata. Vedi “La Campana”, aprile 1999, pag. 4. |
Benini Vincenzo, medico
e benefattore (1890-1973). Nacque a Melegnano da Luigia Boiocchi e da Giuseppe
il 10 gennaio 1890. Fu presto orfano di padre, che non vide mai. Ebbe quattro
sorelle e quattro fratelli, due dei quali diventati sacerdoti. Lavorò
per alcuni anni nella bottega artigiana del padre che faceva il canestraio
e poi riprese la scuola con molti sacrifici, alle lezioni serali a Milano
Vinse un posto al Collegio Borromeo di Pavia e nell’estate
del 1919 si laureò in medicina presso l’università di Pavia
con massima votazione di 110/110, Vinse un concorso a Padova come ostetrico
e ginecologo, poi venne a Melegnano all’Ospedale Predabissi e vi rimase
dal 1922 al 1926 sotto la direzione del prof. Carpi e del prof. Reina.
Con Benini iniziava a Melegnano l’era della nuova e moderna assistenza
con un personale sanitario più preparato e con materiale tecnico
e profilattico per una migliore assistenza alle donne partorienti, Premio
nazionale “De Gasperis per la missione del medico”. Vedi anche Enciclopedia
Melegnanese, fascicolo 76. Vedi anche Archivio Amelli, cartella B-3, fasc.
2, con opuscolo con fotografia. Vedi “Il Melegnanese”, anno 1, n. 16 (1
settembre 1868) pag. 1 con fotografia. Vedi ancora “Il Melegnanese”, anno
1, n. 17 (15 settembre 1968), pag. 3. Vedi ancora “Il Melegnanese” anno
1, n. 20 (1 novembre 1968), pag. 4). Vedi pure “Il Melegnanese”,
anno 6, n. 21 (1 novembre 1973) pagg. 1-2 con fotografia. Vedi la
sua biografia nell’archivio della parrocchia di S: Giovanni di Melegnano,
armadio 1, cartella 2, fascicolo 33, con fotografia. Fu benefattore, amico
e assistente della Casa di Riposo, e presente con interesse e buone parole
là dove vi era sofferenza anche tragica e irreversibile, giorno
e notte, in Melegnano e fuori Melegnano, nel freddo e nel caldo, con la
sua bicicletta, fino a tarda età. Le onoroficenze sono state
ben meritate. Vedi “Il Melegnanese”, anno XI, n. 6 (15 marzo 1978), pag.
3 con fotografia. Era stato istituito anche il “Premio Benini” dall’Encte
Comunale di Assistenza di Melegnano. in sua memoria, un premio che era
un riconoscimento pubblico per coloro che singolarmente o in gruppo si
prodigavano nel settore dell’assistenza volontaristica e solidarietà
verso il prossimo. |
Bersani Stefano, artista,
pittore (1872-1914). La domenica 26 ottobre 1925 furono trasportate a Melegnano
le sue ossa. In tale circostanza avvenne la commemorazione solenne. Vedi
anche il libro di Guido Marangoni, Stefano Bersani 1872-1914, Ed. Bestetti
e Cumminelli, Milano 1915 con la sua fotografia e illustrazioni per ricordare
la mostra postuma delle opere di Stefano Bersani nel Palazzo della Società
delle Belle Arti di Esposizione Permanente in Milano. Vedi anche il fascicolo
dell’Enciclopedia Melegnanese n. 33, a cura di don Cesare Amelli.Vedi anche
“La Campana” novembre 1914, p. 394; 1928, p. 21; 1930, p. 370. Vedi anche
“Il Melegnanese”, anno 5, n. 18 (1 ottobre 1972), pagg. 1-6 con grossa
fotografia. Stefano Bersani ebbe temperamento squisito di artista
e di poeta. Ogni aspetto del vero, anche il più umile, anche il
più comune, egli giudicò degno delle proprie fatiche pittoriche.
Il tema di ciascuna delle sue opere era il buon pretesto per trasfondere
la piena del suo sentimento interiore, profondo, inesauribile. Seguì
gli studi all’Accademia di Brera, dove portava anche la tristezza della
sua malferma salute e delle sventure domestiche. Il premio “Mylius” vinto
sui banchi di scuola lo incoraggiò, mentre la prima opera veramente
notevole fu la “Fattucchiera Intanto si affermava con opere che interessavano
fortemente la critica pittorica del suo tempo. Partecipò a molti
concorsi, riuscendo vincitore a Firenze con il quadro dal titolo “Annunciazione”.
E non meno affascinante fu il quadro “Il silenzio” con il quale vinse il
“Premio Canonica”. Intanto le diverse gallerie lombarde e non soltanto
lombarde, e le case di ricchi nobili si arricchirono di quadri pregevoli
che portarono il Bersani alla considerazione universale di ottimo pittore.
Significativi i titoli dei suoi quadri: “Animali da cortile”, “Trillo delle
allodole”, Il tempo non fa giudizio”,” Per oggi basta” dove, alle visioni
degli ampi orizzonti campestri, venne associando le figure doloranti dei
forti figli della terra, piegati all’aspra fatica, curvi sotto il peso
dei mucchi di grano o di fieno, rassegnati alla percossa del destino esistenziale
dei poveri. E quattro opere si posero all’ammirazione dei critici:
“In Giardino”, “Molino della linosa”, Oggi vacanza”, “Autunno”, dove si
avverte una insolita ardenza di colorito e di esuberanza di vigore.
Nelle due opere “L’ansia” e “L’attesa” affrontò il difficile tema
di due fanciulle commosse da un brivido di timore e d’impazienza, nell’atmosfera
di un bosco di fioriture iridescenti. Il Bersani fu pittore
anche di interni di edifici e di palazzi signorili; lavorò pure
nell’ornamentazione di cappelle funerarie a Lodi, a Legnano, a Melegnano. |
Bersani Stefano, sacerdote
diocesano (1825-1891). Nell’archivio della parrocchia di S. Giovanni
Battista in Melegnano, armadio n. 1, cartella n. 2, fascicolo n. 8, sta
un articolo del giornale La Provincia del 28 agosto 1891, dove tra le altre
notizie riportiamo quanto segue: “Melegnano, 28 agosto 1891. una dolorosa
notizia ha rattristato in questi giorni il buon popolo di Melegnano. Il
suo coadiutore don Stefano Bersani non è più: la morte ce
lo rapì nel pomeriggio del dì 25. I Melegnanesi veneravano
in lui un padre amoroso e caritatevole, una guida sicura, un sacerdote
secondo il cuore di Dio. Nacque in questa borgata l’anno 1825. Fu ordinato
nel 1849 e stette circa tre anni a Verderio Superiore, poi tornò
in patria e sotto la guida del prevosto di allora, D. Giovanni Gadola,
erigeva l’Oratorio maschile e femminile, e più tardi la Compagnia
di san Luigi, opere che furono le sue predilette e per le quali sacrificò
anche parte della propria casa, specialmente per l’istruzione dei giovanetti
da immettersi alla Prima Comunione.
Nel 1859, combattendosi a Melegnano, egli coraggioso
uscì di casa durante la mischia e si portò ad assistere i
moribondi, amministrando loro i SS. sacramenti. Fu dei primi a protestare
contro il famoso Te Deum per lo Statuto, non prendendovi mai parte, quantunque
da taluni schernito. Si lasciò tirare nella famosa Società
Ecclesiastica, ma tosto si accorse che cosa fosse e ne uscì immediatamente.
Fu associato all’Osservatore Cattolico come abbonato. Un terribile
morbo durato quattro anni lo portò alla tomba. Ai suoi funerali
si potevano calcolare duemila persone”. |
Bertarelli Giuseppe Antonio, artigiano.
Sec. XVIII. Sul Coldani-Saresani, alla pagina 157, leggiamo: Giuseppe Antonio
Bertarelli dell’antichissima famiglia di Melegnano, viveva ancora sul finire
del passato secolo decimo ottavo, ed erasi dato all’arte di fabbricare
armi. Sua speciale virtù era quella formar acciarini da fucile all’uso
romano, e a tanto crebbe nel perfezionarli, che le sue opere nell’anno
1779 erano ricercate in tutta la Lombardia, non solo ma eziandio dalle
corti estere di tutta Europa. |
Bertuzzi Andrea, militare.
Sec. XVII-XVIII. Capitano del reggimento Valmerota al servizio di Carlo
VI Imperatore (1685-1740)., così in Coldani-Saresani, pag. 161. |
Bertuzzi Rosa, benefattrice.
Sec. XVIII. Di antica ricca famiglia di Melegnano. Nel suo testamento in
data 25 novembre 1799, rogato dal notaio Gaspare Valesio, dispose lire
cento annue da erogarsi in medicinali ai poveri di Melegnano. Nel Coldani-Saresani,
alla pag. 175 sta scritto. “Rosa Bertuzzi era germoglio d’una delle più
cospicue famiglie che mai vantasse il nostro borgo. Essa fu donna veramente
distinta per ogni virtù casalinga, fu erede delle paterne virtù
come delle sostanze... fu madre dei bisognosi, e la consolatrice degli
infermi. |
Besozzi Giuseppe, sacerdote
diocesano (1818-1907). Ordinato sacerdote nel 1842, destinato come assistente
alla chiesa dei Servi in Melegnano. Nel 1852 divenne coadiutore titolare.
Fu benefattore nei restauri delle chiese melegnanesi e della cappella dell’Ospedale
Predabissi; finanziò il pronao del Cimitero e aiutò l’Oratorio
maschile. Nel 1895 si ritirò a vita privata e morì il 23
maggio 1907. Vedi “La Campana”, maggio 1908, p. 40. Vedi anche “Cronistoria
parrocchiale 1901-1935”, in archivio della parrocchia di S. Giovanni Battista
in Melegnano, cartella 93, fascicolo 1. |
Bettoni Vincenzo, artista
musicale, cantore baritono (1881-1954). Ha cantato su moltissimi palchi
nazionali e internazionali Ebbe una carriera artistica lunga, con
magistrali interpretazioni che gli valsero il plauso di critici musicali
e di regnanti. Amava Melegnano dove contava molti amici e riscuoteva grandissima
ammirazione. Non è possibile racchiudere in poche righe tutta la
sua vita artistica Vedi “La Campana”, novembre 1914; pag. 394; 1928, pag.
21; 1929; 1930, pag. 370. Vedi anche Enciclopedia Melegnanese, fascicolo
156. Vedi anche in Archivio della parrocchia di san Giovanni Battista in
Melegnano, armadio n. 1, cartella n. 2, fascicolo n. 6, nel centenario
della nascita. Vedi “Il Melegnanese” , anno XV, n. 2 (18 gennaio 1982)
pagg. 1-6, con diverse fotografie. Comunque Bettoni è ritenuto uno
dei più grandi Melegnanesi di tutti i tempi. |
Bianchi Angelino, sacerdote
missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano (1904-1968).
Vicario generale della diocesi di Vijayavada in India. Vedi “Il Melegnanese”,
anno 1, n.13, pagg.1-2. Vedi anche in archivio della parrocchia di S. Giovanni
di Melegnano, armadio 1, cartella 2, fascicolo 19 notizie sul Bianchi e
la sua fotografia. Sulla vita e sulle opere di padre Angelino Bianchi vi
è un libro di pagine 258, autore ne è Costantino Caminada,
ed è stato stampato nel 1969, si trova nell’archivio della parrocchia
di S. Giovanni in Melegnano, armadio 1, libro n. 17, con fotografie.
Padre Angelino Bianchi andò in missione nel 1927 in India, nel distretto
di Hyderabad, in un vasto campo di lavoro, fervido catechista, educatore
di ragazzi indiani di ogni specie, costruttore di seminari, di ospedali,
di lebbrosari, di scuole materne soprattutto di chiese: chiesa di Vatlur,
chiesa di S. Eugenio, chiesa della Madonna Serena, chiesa di S. Giovanni
Battista per ricordare Melegnano, chiesa di Bhinadolu, chiesa di Kalidindi.,
chiesa della Vergine, chiesa di S. Giuseppe, chiesa di S. Antonio, chiesa
di S. Carlo. Fece lunghi viaggi con la sua fedele motocicletta di
grosso calibro, entrando anche nel Bengala. Preparava raduni di indiani,
organizzava feste e teatrini per i ragazzi: fondò anche una Compagnia
Filodrammatica. Provvedeva a tanti ammalati, sciancati, lebbrosi dalle
piaghe purulenti che invadevano strade e villaggi. Dirigeva un giornale
in lingua telegu. Una delle sue preoccupazioni pastorali pressanti
fu quella di preparare ottimi catechisti, istruendoli, armandoli di crocifisso.
Nel 1935 dal distretto di Hyderabad fu staccata la missione di Bezwada
e padre Angelino Bianchi divenne vicario generale, rettore di un grande
collegio, fondatore di una scuola industriale. Nel 1938 fu nominato Amministratore
apostolico al posto del suo vescovo tornato in Italia. Nel 1959 ecco
un primo sintomo del tumore sotto la lingua. Il male continuò e
venne ricoverato all’ospedale di Bangalore, dove non ci fu più nulla
da fare. Morì il 20 giugno 1968. I suoi funerali furono un trionfo.
Fu sepolto a Gunadala in una fossa di cemento. Al cimitero di Melegnano
è stata posta una lapide in sua memoria e gli fu dedicata una via
a Melegnano.
Vedi “Il Melegnanese” anno 1, n. 13 (1 luglio 1968),
pag. 1. Vedi anche “Il Melegnanese”, anno 2, n. 21 (15 novembre 1969),
pag. 3 e 4. Vedi anche “Il Melegnanese”, anno XXI, n. 23 (15-31 dicembre
1988), pag. 4-5, con fotografia. Vedi pure “Il Melegnanese”,
anno 16, n. 12 bis (16 giugno 1983), pag 11. Vedi “Il Melegnanese”, anno
XIX, n. 4 (15 febbraio 1986), pag. 2 con fotografia. |
Bianchi Francesco,
sacerdote missionario, morto il 23 luglio 1902. Morì
in Cina assistendo i colerosi e colpito egli stesso dal colera a Wong-Pu
nella diocesi di Hong-Kong. Battezzò circa 150 adulti. Ricevette
un migliaio di catecumeni. Riparò capelle. Fabbricò una bella
scuola a Soa-Bui e altre due scuole minori. La sua casetta di missione
fu trasformata in cappella. Vedi La Campana, luglio 1908, pag. 64; 1920,
pag. 164; 1924, pag. 281-282; dicembre 1930, pag. 490. La sua biografia
è stata scritta da P. Caminada, dal titolo Il padre Francesco Maria
Bianchi. stampata nel 1924, esistente nell’archvio della parrocchia di
S. Giovanni Battista, armadio 1, cartella 2, fascicolo 16, dove vi è
anche la fotografia del Bianchi. |
Bianchi Francesco, atleta
(1940-1977) nato il 15 gennaio 1940 e deceduto il martedì 20settembre
1977 a soli 37 anni. Si impegnò nell'atletica e vinse prestigiose
gare. Partecipò alle Olimpiadi di Roma nel 1960, diventando dal
1962 al 1965 il numero uno d'Italia nella specialità dei 1.800 metri,
con il titolo di campione d'Italia. Si perfezionò negli Stati
uniti con il famoso atleta Luigi Beccali. Partecipò nel 1964 alle
Olimpiadi di Tokio e agli Europei di Belgrado. Conobbe anch'egli
la dura lunga silenziosa fatica nella seria preparazione del noviziato
sul campo del centro giovanile di Melegnano, e non sempre da tutti compreso.
Da ultimo fu istruttore dei ragazzi di Carugo Brianza ed istruttore di
roccia del C.A.I. di Melzo. Nel 1967 lasciò l'atletica, avendo
conquistato dieci titoli italiani e avendo al suo attivo diverse presenze
nelle massime competizioni. Fu eletto consigliere comunale nel 1970
e rieletto nel 1975 e vi rimase fino al 1976. Contemporaneamente
fu assessore allo Sport e Tempo libero dal 1970 al 1975, a cui si aggiunse
l'assessorato al Commercio e Artigianato. Per più ampie notizie
vedi "Il Melegnanese", anno 10, n. 18 (gennaio 1977), pag. 1, con fotografia. |
Bianchi Giuseppe, economista,
attivista cattolico (1907-1971). Studiò ragioneria, divenne funzionario
della Banca Provinciale Lombarda e arrivò alle alte cariche amministrative,
fino ad essere vice direttore generale a Bergamo. Protagonista dinamico
di tante iniziative cattoliche pubbliche. Fece sentire la sua esistenza
e il proprio puntiglioso efficientismo, alimentato da profonde e radicate
convinzioni, nei movimenti giovanili e nei movimenti cattolici melegnanesi
che, dagli inizi del secolo fino alla seconda guerra mondiale, furono la
parte più viva della evoluzione cittadina. Egli soleva dire
“Non ho avuto la vocazione alle grandezze. Il mio mondo non è andato
al di là della famiglia e del campo di lavoro. Il mio è stato
un canto fermo, un modulato salmodiare sulle piccole cose di ogni giorno,
in costante e monotona fedeltà. Ho cercato di fare bene il poco”.
Il suo programma era quello di fare straordinariamente bene le cose ordinarie.
Fu presidente dell’Azione Cattolica Giovanile, prefetto dell’Oratorio,
direttore responsabile de “La Campana”, stimato professionista al Credito
Italiano, poi alla Banca S. Alberto e quindi alla Banca Provinciale Lombarda,
dove lasciò un ricordo incancellabile per il suo senso del dovere
e infaticabile valorosa attività. Ebbe prove dolorose nella sua
vita di famiglia, che seppe sopportare con profonda fede. Fu padrino della
prima Messa di don Cesare Amelli, storico di Melegnano.
Vedi “Il Melegnanese”, anno 4 (15 gennaio 1971), pag.
3 con fotografia. |
Biggiogero Giuseppina, professore
di università scrittrice, docente universitaria di matematica (1894-1977).
Autrice di numerose pubblicazioni. Vedi La Campana 1921 pag. 285, e luglio
1915, pag. 318. Vedi anche nell’archivio della parrocchia di S. Giovanni
in Melegnano, armadio 1, cartella 2, fascicolo 22 dove vi è la monografia
sulla sua vita con fotografia di lei. Vedi “Il Melegnanese”, anno 10, n.
22 (1 dicembre 1977), pagg. 4-5. Vedi “Il Melegnanese”, anno XII, n. 2
(15 gennaio 1979), pag. 4 con fotografia. Vedi “Il Melegnanese”, anno XII,
n. 15 (1 agosto 1979), pag. 4. A Giuseppina Biggiogero è stata
conferita la medaglia d’oro alla memoria dal Comune di Melegnano nel 1987.
Su “Il Melegnanese”, anno XX, n. 7 (1 aprile 1987), pag, 12, vi è
un’ampia descrizione della sua vita con bella fotografia. E a lei fu dedicata
una via in Melegnano.
Fu titolare di cattedra di Geometria
Analitica e Proiettiva presso Il Politecnico di Milano |
Bondimai (...), militare.
Sec. XVIII. Sul Coldani-Saresani, leggiamo alla pagina 162: “Bondimai,
che arruolatosi qual volontario nelle armate di Napoleone Bonaparte, militò,
ed ebbe parte a quasi tutta la guerra di Spagna. Egli dié
prova di non ordinario coraggio, e di valor personale in molti scontri,
tra cui si narra ch’egli abbia condotto in salvo il proprio generale in
capo Sousset, sorpreso e fatto prigioniero da un drappello di spagnoli.
La storia del Lissone fa menzione di lui specialmente all’assedio di Tarragona,
come di taluno che nella qualità di semplice granatiere sopravvanzò
nell’ardire molti altri che gli soprastavano nel grado. Egli fu fregiato
di più d’una decorazione, e non devesi ascrivere che al suo umore
troppo risentito, s’egli da ufficiale qual fu ripetutamente, non ebbe eziandio
toccati i più alti gradi della militar gerarchia”. |
Boneschi Natale, sportivo
(1899-1935). Nacque a Caselle Lurani il 25 dicembre 1899 da Angelo e da
Maria Parazzini, ma ben presto la famiglia si portò a Melegnano
e gestì l’osteria dei Pellegrini, nella attuale via Mazzini. Appassionato
di motociclismo fu assunto dalla ditta Fabbrica Motocicli MAS dal 1921
al 1935. Si sposò con Luisa Barbieri nel 1934 e dal marimonio nacque
la figlia Natalia.
Partecipò alla gare regionali, nazionali e internazionali,
con intensissima attività. Nell’archivio della chiesa di S. Giovanni
vi è un opuscolo (armadio 1, n. 237) che segnala tutte le sue partecipazioni
e vittorie, e commenti giornalistici alla sue affermazioni. Ad esempio,
sul giornale “Il Popolo di Trieste” del lunedì 21 settembre 1931,
si legge: “Boneschi, il corridore della MAS, ha fatto ieri una delle sue
più belle corse. Il giovane, che è stato attentamente seguito
durante la gara dal pubblico, ha terminato la corsa salutato da una formidabile
ovazione. In certi momenti la sua temerarietà ha impressionato il
pubblico, specie quando curvava. Due o tre volte il giovane corridore è
stato sul punto di finire a terra, ma la sua abilità e soprattutto
i suoi nervi perfettamente a posto hanno superato ogni difficoltà
e vinto ogni rischio”. Sull’opuscolo ricordato vi sono parecchie sue fotografie,
oltre naturalmente alle sue numerose affermazioni e vittorie prestigiose. |
Bonizone dei capitani
di Melegnano, nobile. Sec. XIII. Bonizone, il fratello Alberto e
loro parenti, risultano essere tra i principali possessori delle decime
che si ricavano nel territorio di S. Martino in Strada. In Codex Diplomaticus
Laudense, a cura di C. Vignati, Milano 1879, anno 1228 (30 agosto),
pag. 296, doc. 286. |
Bonomo di Melegnano.
commerciante. (sec. XIV) Discendente di una famiglia di Ebrei stabilitasi
in Melegnano nel 1387. Era molto gradito al duca di Milano, Ludovico il
Moro (1452-1508) che gli aveva rilasciato un passaporto ducale perché
potesse andare dove voleva; nel passaporto il Bonomo è definito
“dilecto familiari nostro” e riconosciuto “in nos ac in Statum nostrum
singulari fide et devotione. |
Bottani Luciano, sportivo
(1897-1980). Una vita per la ginnastica. Sportivo e maestro di ginnastica
con grande passione e generosità. A 11 anni entrò a far parte
della società di ginnastica dell’Oratorio maschile “Virtus et Labor”
e a 26 anni diventò istruttore, portando la “Virtus et Labor” a
prestigiose affermazioni nazionali ed internazionali. Fu per alcun
tempo istruttore anche di altre società e fu pure eletto giudice
federale nei concorsi e nelle manifestazioni. Premiato dalla Federazione
Ginnastica Italiana e con medaglia d’oro del CONI. Fu cattolico integrale,
attivo nell’ Azione Cattolica di cui fu anche presidente, attivo
nell’Avanguardia Cattolica e nel Partito della Democrazia Cristiana. Cooperò
attivamente nella Associazione Combattenti e Reduci di cui fu segretario,
e nella Confederazione Italiana Sindacati Liberi di cui fu rappresentante
per il settore legale giuridico dei Pensionati. Si prestò
come attivo suggeritore nella Filodrammatica “San Giovanni Bosco” dell’oratorio
maschile di Melegnano. Per molti anni fu impiegato bancario nella Banca
Popolare di Lodi lodato e stimato dai suoi colleghi. Vedi “Il Melegnanese”,
anno XIII, n. 16 (1 settembre 1980) pag. 3 con fotografia. |
Braccioli Giovanni Maria, artista
(sec. XVIII). Cesellatore, maestro d’arte. Sulla storia di Coldani-Saresani,
alla pagina 157 sta scritto: “Fra i capi d’arte ch’egli ridusse a compimento
parlasi in special modo di sei candelabri d’acciaio da lui lavorati con
tanta finezza di gusto e precision di cesello, che nel 1770 ebbero l’ammirazione
di molti cardinali e principi romani”. Vedi cenni della vita in archivio
della parrocchia di S. Giovanni, armadio 1, cartella 2, fascicolo 8. |
Brusati Dionisio, sacerdote
diocesano, nobile (+1622). Vedi La Campana 1931, ottobre p. 20. Nella cappella
di S. Carlo in chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista sta una lapide
scritta in latino dove si dice che il Brusati portò in Melegnano
le reliquie di alcuni martiri e che un suo discendente restaurò
l’altare della detta cappella. La lapide suddetta ha le seguenti parole:“D.O.M.
- DIONYS. BRUSATUS - CAN.US S. GEORGI MLNI. - I. CAN.
DTOR. PROTON. APLCUS - MELEGNANI NOBILIS MUNICEPS
- IN COMITATU PONTF.E LEGAT. - COLONIAM AGRIPPINAM
S.S. RELIQUIAS - HUIC ECCLE. DONAVIT MDCXXII - ARAM
HANC NOBILIS D.D. PAULUS BRUSATUS -
MARCHIO SEPTALE ECC. - INSTAURAT HONESTAT ET
DITAT - MDCCLIII. E questa iscrizione noi traduciamo in lingua
italiana, così: “A Dio Ottimo Massimo. Dionigi Brusati, canonico
di S. Giorgio di Milano. Già canonico dottore protonotario apostolico,
generoso nobile di Melegnano, essendo nel gruppo della legazione pontificia
a Colonia in Germania, donò le reliquie a questa chiesa nel 1622.
Il nobile signor Paolo Brusati, marchese di Settala, questo altare restaura,
lo decora e lo arricchisce nel 1753. Per l’opera di Brusati, vedi
anche in archivio della parrocchia della Natività di S. Giovanni,
cartella 124, fasc. 7, e fasc. 10, nel cui interno vi sono altri documenti.
vedi pure cartella 140 per atti degli anni 1596-1632, con il testamento. |
Brusoni Edmondo, musicista
e maestro di musica (... 1908...+1919) Su “La Campana” del 1908 a pagina
138, noi leggiamo: “Il concittadino Brusoni prof. Edmondo avvisa chi può
avere interesse, d’esser disposto a dare lezioni di pianoforte a domicilio
- anche due volte per settimana -. Chi vuole approfittarne favorisca farne
richesta con cartolina postale indirizzata a Lecco - prov. di Como -; in
seguito egli stesso verrà a domicilio del richiedente per gli accordi”.
E su “La Campana” del dicembre 1919, pag. 279, sta scritto: “Il 6 novembre
uno scorso a Lecco, ove da qualche tempo dimorava, improvvisamente cessava
di vivere il nostro concittadini Sig. Edmondo Brusoni, maestro di musica
assai stimato e valente escursionista dei monti e laghi lombardi di cui
lasciò diversi volumi di descrizioni. Diresse prima col padre Sig.
Pietro, e poi per diversi anni il nostro Corpo Musicale “Giuseppe Verdi”,
applicandosi con premura e sollecitudine, lieto di giovare al caro paese
natio”. |
Busnè Stefano, amministratore,
sindaco, farmacista. (1816-1886) Nato da Gaspare e da Maria Anna Brambilla,
fu chiamato nel battesimo con i nomi di Carlo Giuseppe Fortunato. Fu sindaco
di Melegnano dal 1873 al 1885. Esercitò la professione di farmacista.
Nel giorno dei suoi funerali (morì il 16 maggio
1886) la epigrafe posta sulla porta della chiesa di S. Giovanni aveva queste
parole: “Preci e sacrifici / al Dio delle misericordie / onde presto accolga
nel suo gaudio l’anima / di / Stefano Busnè / probo intemerato nei
negozi / solerte pel bene di questo Comune cui giovò e diresse /
affettuoso, caritatevole con tutti / della patria libertà zelante
amoroso / meritamente per ciò d’Ordine equestre insignito / Colpito
da penosissimo malore / trovò nella religione sempre da lui praticata
venerata / l’unico conforto per cui esemplarmente / rassegnato morì
/ La moglie, i fratelli, i parenti, gli amici in tanto lutto / consolati
nella fede / ricordano, ammirano, pregano”. Per altre notizie vedi
il Coldani-Saresani alle pagine 184-185. Vedi archivio della parrocchia
di S. Giovanni, cartella 15, fascicolo 6 per l’anno 1836 |
Buttafava Antonio, sacerdote
benefattore. Sec. XIX. Nel suo testamento datato 18 giugno 1833 dispose
che con i suoi interessi bancari di ogni anno si preparasse la dote matrimoniale
ad alcune signorine di Melegnano in procinto di sposarsi. Sulla sua tomba
nel vecchio cimitero (dove oggi vi è il monumento Ossario oltre
la via Vittorio Veneto) stava una lapide con le seguenti parole: “All’anima
/ semplice ingenua e pura / del sacerdote Antonio Buttafava / che molto
si distinse / in vita / per zelo, religione e carità verso i poveri
/ e in morte / dotando in perpetuo povere fanciulle / Affrettate o fedeli
l’eterno riposo”. Per più ampie notizie vedi il Coldani-Saresani
alle pagine 176-177. |