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I Personaggi
Dizionario biografico dei Melegnanesi (don Cesare Amelli)
 
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De Bernardi Stefano Giovanni Francesco, musicologo (1907-1982). Coniugato nel 1935 con Angela Fontana dalla quale ebbe due figli: Carla e Marco. Operò sempre con passione nella sua Melegnano, diventando uno dei più popolari personaggi. Per tutta la sua attività fu insignito della onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica.  Di modesta famiglia, conobbe la fatica del lavoro di officina. La musica fu la sua grande passione, essendo stato allievo del maestro di musica don Crispino Sala, che fu uno dei fondatori nel 1921 del Corpo Musicale  “S: Giuseppe” dell’Oratorio maschile.  Per diversi anni fu tenace istruttore del Corpo Musicale. Insegnò musica teorica e pratica strumentale a moltissimi allievi. Operò nella Confederazione dei Sindacati Liberi e nelle ACLI (Associazione Cristiana Lavoratori Italiani). La sua passione musicale lo rendeva disponibile per favorire le orchestrine, gli incontri musicali, e soprattutto come istruttore appassionato.. Dotato di buona voce fece parte della Schola Cantorum parrocchiale. 
Vedi “Il Melegnanese”, anno 15, n. 17 (15 settembre 1982)  pag. 5 con fotografia.
Defendino da Melegnano, amministratore. Sec. XV. Dal 1459 al 1460 appare come consigliere della fabbrica del duomo di Milano. Il suo nome sta negli Annali della Fabbrica del duomo di Milano”, Milano 1885. 3 volumi. Con Defendino sono ricordati anche altri Melegnanesi addetti alla costruzione del duomo di Milano. Essi sono: Giovanni Antonio da Melegnano nel 1406 che era un operaio; Federico da Melegnano dal 1401 al 1404; Giovanni da Melegnano nel 1450. 
De Giorgi Antonio Giovanni Battista detto Serafino, musicologo, maestro di banda (1894-1968). nato da Serafino e Merli Maria Animatore a Melegnano di gruppi musicali, di piccole o di robuste orchestre. Maestro di banda per tantissimi anni sia a Melegnano sia a Lodivecchio.  La musica come costante componente della sua vita. Fecondo e pregevole suonatore di clarino. Vedi “Il Melegnanese”, anno 7, n. 22 (1 dicembre 1974) pag. 5. Vedi “Il Melegnanese”, anno XI, n. 15 (1 agosto 1978) pagg. 1-3, con un succoso riassunto della sua vita e con fotografia. Quando morì scomparve uno di quei classici personaggi che hanno dato quanto di meglio avessero: passione, arte e impegno.
De Guerci Bartolomeo, sacerdote, storico. Sec. XIII. Compositore dei libri liturgici. Attorno al 1220 il rettore della chiesa di S. Vittore a Porta Romana, il sacerdote Bartolomeo De Guerci, scrive un libro dal titolo In nomine Domini - Incipit liber celebrationis Missae ambrosianae a Johane Bartholomeo de Guerciis de Melegnano Rectore ecclesiae sancti Victoris porte Romane, scriptus circa anno MCCXX.  Nel 1257 questo manoscritto apparteneva alla Certosa di Garegnano, come si legge in una postilla scritta in diverso carattere che dice:”Monasterii cartusie Garegnani prope Mediolanum”.   Nel secolo XVII Giovanni Battista Corno, maestro del coro nel duomo di Milano, avendo raccolto molti opuscoli che trattavano della liturgia ambrosiana, lasciò tutto il frutto delle sue ricerche all’Archivio arcivescovile, compreso questo frammento di codice, sul quale molto hanno discusso, in diversi tempi, storici come il Muratori, e liturgisti.  Il manoscritto è un importante documento sulla vita liturgica nella Milano del secolo XIII e ci offre ragguagli preziosi su alcune questioni, come la frequente celebrazione della messa in quell’epoca, il digiuno delle quattro tempora, le ottave nella liturgia ambrosiana. A detta del De Guerci ogni chiesa aveva il diritto di cantare l’antevangelo (solo per Natale, Epifania e Pasqua) nella festa patronale.  Marco Navoni, dell’Archivio storico della diocesi di Milano,  dice che è un prezioso documento storico dal quale emerge però un atteggiamento alquanto soggettivo nello stabilire le norme liturgiche che regolavano allora la Messa, indizio forse di una più generale libertà cerimoniale tipica dell’epoca. Cioè, sono esposte minutamente e con ordine le cerimonie che si seguivano per la celebrazione della messa nel periodo del Medio Evo.  Questo codice è stato pubblicato dal Muratori in una delle sue dissertazioni delle Antiquitates Italicae Medii Aevii, documento 7480 dell’anno 1257.   Per le notizie vedi La Campana, 1923 pagg. 21-22. Anche Dizionario della Chiesa Ambrosiana, vol. II, pagg.. 1015 e 1078.; vol. III, pag. 1744: vol. IV, pag. 2186: vol. V, pag. 2933. Una parte del manoscritto è stata pubblicata da Giovanni Maria Dozio, in Esposizione delle cerimonie della messa giusta il rito ambrosiano, Milano 1853, pagg. 91-133. Vedi anche Archivio Amelli, cartella G-1, fascicolo 6.
Del Corno Giuseppesacerdote benefattore diocesano (1899-1967). Nato il 19 aprile 1899 da Carlo e da Codicasa Ernesta. Ordinato sacerdote il 14 giugno 1924. Per 17 anni fu cappellano dell’Ospedale Maggiore di Milano. Si dimostrò anche appassionato di arte e di musica sacra. Tra l’altro, a Melegnano volle e seguì con tutte le sue forze il restauro della chiesa del Carmine, là dove i frati Carmelitani vissero dal 1393 al 1771. Nel !939 venne mandato come parroco a Milano nella parrocchia di S. Giuseppe dei Morenti, dove creò importanti e numerose opere sociali, e dove tutto il Quartiere Palmanova fu, per merito suo, ristrutturato e arricchito di opere culturali e pubbliche.  Venne insignito di medaglia d’oro dal Comune di Milano e fu nominato Cavaliere della Repubblica.  Morì il 12 dicembre 1967 e fu sepolto il giorno 13 nella tomba di famiglia a Melegnano. Nella sala del Consiglio comunale di Melegnano fu commemorato pubblicamente il giorno 13 dicembre 1967. Vedi “Il Melegnanese” anno 1 (1968), n. 1, pag. 1 con fotografia. Vedi “La Campana”, 1924, pagg. 283-284.  Vedi “Il Melegnanese”, anno XV, n. 21, pag. 5 con ampia descrizione della sua vita e delle sue opere, con fotografia. Vedi ancora “Il Melegnanese”, anno XVI, n. 23 (15 dicembre 1983), pag. 7.   Vedi “La Campana”, aprile 1936, pagg. 283-284; e aprile 1936, pag. 10.
Del Montesacerdote e poeta. Leggiamo nel Coldani-Saresani, alla pagina 83: “Carlo del Monte canonico di questa chiesa, e poeta esimio.
De Martino Nicola, ingegnere aeronautico (1893-1968). Nato a Melegnano e morto a Roma. Dopo il servizio militare a Roma, per le sue particolari attitudini, venne trattenuto in servizio come funzionario civile e si specializzò nella progettazione e fabbricazione di dirigibili.  Collaborò con il generale Umberto Nobile alla costruzione dei dirigibili “Norge” e “Italia”. Poi passò alla specializzazione nella costruzione di aerei, diventando valido collaboratore dell’ingegnere Gianni Caproni, e debitamente autorizzato dal Ministero.  Con l’ingegnere Innocenti disegnò e collaborò per la fabbricazione della Lambretta, il famoso motoscooter che arrivò sui mercati di tutto il mondo.  Negli anni 1926 e 1928 partecipò alla spedizione verso il polo nord con Nobile, Amundsen, Ell, Wort. e alla spedizione “Italia” nella Baia del Re per la costruzione sul posto dell’hangar al dirigibile. Fu nominato Cavaliere della Corona d’Italia ed anche insignito di un’alta onorificenza da parte della Svezia. Il ultimo suo grosso impegno fu quello di essere stato incaricato dalla Casa Cinematografica Laurentis Italo-Russa per un film sulla famosa avventura tragica del dirigibile Norge al Polo Nord: il De Martino  disegnò e ricostruì esattamente la navicella e la cabina di comando come era al momento del disastro. Vedi “Il Melegnanese”, anno 1, n. 23 (15 dicembre 1968), pag. 1, con fotografia.
De Negri Giulio Cesare, vedi Negri
Dezza Edoardo, amministratore. Presidente e amministratore Enti pubblici.  Nel 1926 fu nominato Cavaliere della Corona d’Italia. Fu presidente dell’Asilo Sociale,  presidente dell’Ospedale Predabissi.
Nella segreteria dell’ Asilo Sociale  (oggi Scuola Sociale) vi è il quadro della sua fotografia.
Dezza  Francesco, amministratore, operatore economico (1836-1903).  Nato da Baldassarre e da Magnani Carolina. Fu presidente della Commissione Mandamentale per le tasse, amministratore dell’Asilo Sociale, amministratore dell’Ospedale Predabissi, consigliere della Società Operaia, presidente della Commissione di sorveglianza della banca locale; sindaco di Melegnano dal 1902 alla morte.  Vedi ampie notizie e interventi nel giorno del suo funerale sull’opuscolo in archivio della parrocchia di S. Giovanni di Melegnano, armadio 1, cartella 2, fascicolo 10.   Sull’opuscolo vi è la sua fotografia. Vedi anche Archivio Amelli, cartella F-1, fascicolo 5.
Dezza Giuseppe, ingegnere, architetto, militare, scrittore.  (1830-1898). Garibaldino dei Mille, generale dell’esercito nazionale. Vedi: Guida storica commerciale-industriale di Melegnano, edita con gli auspici del Comune e del Fascio di Combattimento di Melegnano, 1942, XX Era fascista, pag. 23. 
Vedi anche archivio della chiesa di S. Giovanni, armadio 1, n. 220: un pregevole lungo articolo sulla vita del Dezza stesa da Giuseppe Castelli. (dove vi sono anche rare fotografie del tempo del Fascismo melegnanese).  Giuseppe Dezza nacque a Melegnano il 23 febbraio 1830 da Baldassarre e da Magnani Carolina. Laureato ingegnere civile ed architetto nella Università di Pavia il 4 agosto 1851, andò volontario nel 1° battaglione del Corpo degli studenti italiani al servizio del governo provvisorio di Lombardia il 5 maggio 1848 e fu congedato il 20 agosto 1848.  Nella guerra del 1859 andò volontario nel 3° reggimento dei Cacciatori delle Alpi il 4 maggio 1859. Divenne caporale il 13 maggio e furiere il 26 maggio. Gli fu assegnata la medaglia d’argento al valor militare per essersi distinto nel fatto d’armi di Como il 27 maggio 1859.  Si conquistò a San Fermo, per la sua brillante condotta e per il suo eroismo, la nomina di sottotenente e la medaglia al valor militare l’11 giugno 1859 e fu assegnato al 2° reggimento dei Cacciatori delle Alpi il 10 ottobre 1859 e in questa occasione gli fu assegnata la medaglia francese. Diede le dimissioni provvisorie il 27 ottobre 1859. Fu nominato sottotenente nel 2° reggimento di fanteria dell’Esercito Toscano con Decreto del governatore della Toscana il 20 dicembre 1859. Il suo reggimento 2° divenne poi il 60° e in esso vi fu come sottotenente il Dezza. Dal 60° reggimento fu dimesso a sua domanda il 28 gennaio 1860. Al termine della campagna militare ritornò al suo posto di ingegnere, ma nel maggio 1860 alla chiamata di Garibaldi accorse a Quarto dove con Nino Bixio concorse alla cattura del piroscafo “Lombardo”.     Dezza andò volontario nella 1/a compagnia (Nino Bixio) della spedizione dei Mille verso la Sicilia  il 6 maggio 1860 e sbarcò a Marsala il giorno 11 maggio. A Calatafimi, comandante la compagnia di riserva, quando già la giornata era perduta, con impetuoso attacco sul fianco nemico, lo volgeva in fuga assicurando la vittoria. “Oggi qui si è fatta l’Italia” - disse Garibaldi - “ lasciate che io stringa la mano ad uno dei più valorosi che abbia conosciuto” soggiungeva porgendo la mano destra a Giuseppe Dezza, e lo nominò capitano.  Fu nominato luogotenente comandante della detta 1/a compagnia il 14 maggio 1860. Fu nominato maggiore comandante il 1° battaglione Cacciatori delle Alpi, 1/a brigata (Bixio) dell’armata nazionale per ordine dell’Ispettore generale dell’armata stessa, colonnello Stefano.   Nominato colonnello comandante la 1/a brigata della 15/a divisione (Turr) il 24 agosto 1860, che divenne la 1/a brigata della 18/a divisione (Turr) il 13 giugno 1860.  Fu nominato luogotenente  in seguito alla formazione di una ulteriore brigata per ordine del generale Garibaldi il 31 agosto 1860. Rimase colonnello, continuando nel comando di detta brigata, per la rara energia, coraggio ed intelligenza  nel fatto d’armi di Villa Gualtieri il 1° ottobre 1860, in seguito a Decreto dittatoriale dell’8 ottobre 1860, e come tale fu incaricato del comando della 18/a.divisione (Bixio) per ordine dittatoriale il 26 ottobre 1860. 
   Al passaggio del Volturno, in seguito alla caduta da cavallo del generale Bixio, assunse il comando della divisione e il giorno dopo, 26 ottobre, avendo conosciuto l'arrivo del re Vittorio Emanuele II, lo accompagnò da Garibaldi sulla strada di Teano.  Venne insignito ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia, per essersi distinto nella campagna dell’Italia meridionale.     Fu confermato colonnello nell’arma di fanteria del Corpo volontari italiani il 6 agosto 1861, e come tale fu nell’arma di fanteria del Regio Esercito Italiano il 27 marzo 1862.     Fu a disposizione del Ministero della Guerra con Regio Decreto del 13 aprile 1862 e nominato comandante della 29/a compagnia di fanteria il 13 luglio 1862. Fu onorato della nomina di cavaliere dell’Ordine dei Santi    Maurizio e Lazzaro il 27 settembre 1862 e cavaliere ufficiale dello stesso Ordine il 31 dicembre 1862.     Partecipò alla campagna militare del 1866. Fu nominato commendatore dell’Ordine Militare di Savoia per aver valorosamente diretto il proprio reggimento e la propria brigata nel fatto d’armi di Custoza e nominato colonnello comandante la brigata Pisa il 10 agosto 1866, e poi nominato maggiore generale comandante la brigata Pisa il 22 aprile 1868.   Vanne onorato della nomina a ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia il 1° maggio 1868 e commendatore della Corona d’Italia il 1° giugno 1871. E nello stesso anno fu nominato comandante la 2/a brigata di fanteria nella divisione militare di Palermo il 15 ottobre.  Fu nominato aiutante di campo di Sua Maestà il re Vittorio Emanuele II il 17 settembre 1872. mentre ebbe la nomina di commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro il 30 dicembre 1872, ed anche grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia con motu proprio di sua maestà il re Vittorio Emanuele II il 2 maggio 1875.  Fu  nominato tenente generale comandante la divisione territoriale di Milano il 17 maggio 1877, Aiutante di campo onorario di sua maestà il re nel 24 maggio 1877, e grande ufficiale  dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro di motu proprio del re il 16 luglio 1877.   Riconfermato aiutante di campo del nuovo re Umberto 1° il 5 marzo 1882 e ancora comandante la divisione militare di Milano il 26 giugno 1884. Due anni dopo, il 5 dicembre 1886, lo troviamo comandante il XII corpo d’armata e poi comandante del VI corpo d’armata.  Decorato  del Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia il 21 dicembre 1890 e Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro il 14 gennaio 1892 e nominato comandante il III corpo d’armata nel novembre 1893 Fu  collocato in posizione ausiliaria il 10 gennaio 1895.  Venne eletto deputato al Parlamento per la XIII legislatura per il collegio elettorale di Codogno ed eletto anche per la XIV. Fu poi senatore del Regno il 27 gennaio 1889. Morì a Milano il 14 maggio 1898.  Vedi. Gen. Giuseppe Dezza, Memorie autobiografiche e carteggio, Renon Editore, Milano 1963 con fotografia Vedi anche Archivio Amelli, cartella D-1, fascicolo 3; e nella cartella D-1, fascicolo 5 vi è tutta la lunga genealogia dei Dezza di Melegnano, opera di don Cesare Amelli.  Vedi anche Il generale Giuseppe Dezza (1830-1898) a cura della Unione Nazionale Ufficiali in Congedo, sez. di Melegnano (1898), in archivio della parrocchia di S. Giovanni di Melegnano, armadio 1, n. 232, con fotografie. Vedi “Il Melegnanese”, anno 1, n. 9 (1 maggio 1968), pag. 3. Vedi “Il Melegnanese”, anno 1, n. 12 (15 giugno 1968), pag. 1 con fotografia.  Per la storia del busto eretto a Dezza nella parete del Palazzo comunale di Melegnano vedi Il Melegnanese”, anno 3, n. 10 (15 maggio 1970), pag. 1. Vedi “Il Melegnanese”, anno XII, n. 3 (1 febbraio 1979), pag. 2. con fotografia.  Vedi “Il Melegnanese”, anno 4, n. 14 (15 luglio 1971), pag. 3 con fotografia a cavallo.  Melegnano gli ha dedicato una via
Donelli Carlofrate francescano. (+ 1658). Ministro provinciale dei Francescani Minori Osservanti. Si distinse per virtù francescane, per sapienza e per saggezza nell’ amministrazione e nel governo del suo Ordine.  Nel 1638 era definitore provinciale e segretario della Provincia francescana alla quale apparteneva anche Melegnano il cui convento aveva (anno 1587) 16 frati. Da notare che la cosiddetta Provincia francescana dell’Osservanza Milanese comprendeva i conventi di  Milano-Sant’Angelo, Milano-Santa Maria della Pace, Como, Novara, Vercelli, Lodi, Vigevano, Ivrea, Monza, Lecco, Mortara, Treviglio, Pallanza, Legnano, Varese, Abbiategrasso, Soncino, Santhià, Melegnano, Caravaggio, Varallo, Sacro Monte di Varallo, Erba, Missaglia, Antegnate, Lacchiarella, Sabbioncello, Cermenate, Trecate, Romanengo, Montebarro, Bellinzona, S. Giorgio, Maleo, Lugano.  Il padre francescano melegnanese Carlo Donelli fu ancora diverse volte eletto nella cariche direzionali: definitore nel 1614; custode per il capitolo generale nel 1649; custode per la congregazione generale nel 1652,  ministro provinciale nel 1655.   Morì nel 1658 mentre tornava da Toledo in Spagna dove si era celebrato il capitolo generale. Per altre notizie e documentazione vedi Paolo Maria Sevesi, Santa Maria della Misericordia in Melegnano, Melegnano 1932, pag. 54 (in archivio della parrocchia di S. Giovanni, armadio 1, n. 11).
Donelli Masseo, frate francescano. missionario. Sec. XVII.  Predicò in Terra Santa verso l’anno 1635 e fu fatto segno alla  barbarie dei Musssulmani, che lo catturarono e lo condannarono al martirio del palo, e sarebbe morto se non fosse intervenuto la pietà di un capo mussulmano che lo ammirava per le sue virtù. Ritornato in patria vestì l’abito bianco, segno della ottenuta grazia divina.  Fu assegnato al convento di Melegnano e, continuando il suo apostolato, ebbe la fama di frate “santo” per convinzione di tutti i Melegnanesi.  L’elogio al suo zelo, alle sue virtù e grande carità lo scrisse don Francesco Galli, prevosto di Melegnano, in una lettera del 6 aprile 1673 indirizzata all’arcivescovo di Milano, cardinale Alfonso Litta, con il seguente testo: “Nella caduta quaresima del !673 nella chiesa collegiata di S. Giovanni Battista di Melegnano ha predicato il p. Masseo da Melegnano, minor osservante di S. Francesco, con grande applauso, favorito continuamente da grande udienza e più degli anni trascorsi, copiosa. Predicando con parole e con l’esempio con molto frutto, delle anime e utile della chiesa per l’elemosina in grande abbondanza. E basti dire, che nella predica dei morti si fece la raccolta di cinquantaquattro scudi. Insomma ha dato sodisfazione a questo popolo, confessandolo per huomo santo, per il che per obbedire al decreto quinto dell’ultima congregazione de’ Vicari Foranei ne dò parte”. Notizie su di lui e relativa documentazione in Paolo Maria Sevesi, Santa Maria della Misericordia in Melegnano, Melegnano !932, pagg. 54-55 (in archivio della parrocchia di S. Giovanni, armadio 1, n. 1).
Dyer Fanny, scrittrice (1875- ? ) . Nacque da Giovanni e da Teodolinda Arrigoni. Al fonte battesimale le furono imposti i nomi di Maria Francesca Luigia. Divenne insegnante nelle Scuole elementari di Melegnano e fu scrittrice di prosa e di poesia, con stile letterario elegante e sereno.  Collaborò al periodico melegnanese “La Campana”, lasciando un ricordo di intelligenza, ammirazione e di bontà: Si trasferì a Oggiono con la famiglia. Vedi “La Campana”, 1916, pag. 222.

 
 

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